La battaglia legale tra Epic Games e Apple segna un punto di svolta storico per l’intero ecosistema mobile: con una nuova ordinanza emessa il 1° maggio, la giudice Yvonne Gonzalez Rogers ha stabilito che Apple non potrà più riscuotere alcuna commissione sugli acquisti effettuati al di fuori dell’App Store. Non solo, Cupertino dovrà smettere immediatamente di ostacolare i linki esterni e qualsiasi strumento usato dagli sviluppatori per indirizzare gli utenti verso metodi di pagamento alternativi.

Insomma, un duro colpo al modello chiuso e centralizzato che Apple ha difeso da oltre un decennio, vediamo nel dettaglio cosa è successo, cosa cambia per utenti e sviluppatori e perché Fortnite potrebbe tornare (stavolta per davvero) su iOS.

Addio commissioni esterne e controllo sui link, la sentenza contro Apple

Chi tra voi ha seguito la vicenda ricorderà che il caso è nato nel 2020, quando Epic decise di inserire in Fortnite un sistema di pagamento diretto, aggirando così le famigerate commissioni di Apple; da lì il ban, le cause legali e una prima storica sentenza nel 2021, che imponeva ad Apple di permettere agli sviluppatori di indicare opzioni di pagamento alternative.

L’azienda di Cupertino ha però aggirato l’ingiunzione con una finta apertura, ha sì sbloccato i link esterni, ma ha imposto una nuova commissione del 27% anche su quegli acquisti; secondo il giudice Rogers la strategia della società non solo ha violato lo spirito dell’ordinanza originaria, ma ha anche rappresentato un comportamento intenzionalmente insubordinato.

La Corte stavolta è stata chiarissima: Apple non potrà più riscuotere nulla su pagamenti avvenuti al di fuori delle app, né ostacolare la libertà di scelta degli sviluppatori su link, pulsanti o formattazione. Nel dettaglio, la nuova ordinanza impone che la società non possa più:

  • applicare commissioni o tariffe sugli acquisti esterni alle app
  • limitare o condizionare la grafica, il posizionamento o lo stile dei link che portano a pagamenti alternativi
  • bloccare o alterare pulsanti, inviti all’azione o altre interfacce
  • mostrare avvisi fuorvianti o coercitivi, tranne un eventuale messaggio neutro per informare l’utente

Un vero e proprio terremoto per il modello di business di Apple che trattiene fino al 30% di ogni transazione effettuata sull’App Store, non è un caso infatti che l’azienda abbia già annunciato ricorso, ma nel frattempo sarà costretta a rispettare l’ordinanza.

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Epic esulta e lancia la “proposta di pace”

Tim Sweeney, CEO di Epic Games, non ha perso tempo e con un post sul social network X (ex Twitter) ha definito la sentenza una vittoria storica per gli sviluppatori di tutto il mondo e ha lanciato una proposta chiara a Apple: se Cupertino applicherà questa apertura anche al di fuori degli Stati Uniti, Epic è pronta a riportare Fortnite sull’App Store statunitense già dalla prossima settimana, e su scala mondiale a seguire.

In sostanza, Epic si dice pronta a chiudere tutte le controversie legali pendenti, ma chiede al colosso di Cupertino di rinunciare alle “Apple tax” su acquisti esterni in ogni Paese, non solo negli USA.

Una richiesta senza dubbio ambiziosa, ma che mette Apple con le spalle al muro: accettare significherebbe perdere miliardi di dollari in commissioni ogni anno, ma rifiutare significherebbe continuare a perdere uno dei giochi più popolari del pianeta (oltre che la fiducia di una parte consistente della comunità degli sviluppatori).

Oltre a tutto ciò, tra le righe della sentenza emerge anche un interessante spaccato delle dinamiche interne a Apple, secondo la giudice Phil Schiller (storico responsabile dell’App Store) aveva chiesto all’azienda di rispettare l’ingiunzione del 2021, ma Tim Cook avrebbe ignorato il suo consiglio, facendosi invece convincere dal CFO Luca Maestri a mantenere la politica delle commissioni anche sugli acquisti esterni.

Una scelta definita sbagliata dalla Corte, che ha addirittura rimandato il caso al procuratore degli Stati Uniti per una possibile indagine per oltraggio alla Corte; una misura estrema che testimonia quanto il comportamento di Apple sia stato giudicato grave, reiterato e in palese violazione delle regole.

La nuova sentenza nel caso Epic contro Apple non è solo un episodio giudiziario, è una crepa profonda nel sistema di controllo di Apple che l’azienda ha costruito attorno al proprio ecosistema; una crepa che potrebbe allargarsi rapidamente, portando a una trasformazione strutturale del mercato delle app mobili.