Il Consiglio Economia e Finanza (ECOFIN) dell’Unione europea ha confermato l’accordo con il Parlamento europeo in merito alla direttiva UE “Case green”. Dal momento in cui le nuove norme entreranno in vigore, gli Stati membri hanno avranno anni di tempo per recepirle.

Cosa prevede la direttiva “case green

Nella mattinata del 12 aprile, i ministri europei all’ECOFIN hanno confermato la direttiva Ue per trasformare il “parco immobiliare” dell’Unione europea a emissioni zero entro il 2050. La direttiva “Prestazione energetica nell’edilizia” prevede che gli Stati membri diminuiscano i consumi di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Più nello specifico, il 55% di tale riduzione di consumi si dovrà ottenere attraverso la ristrutturazione del 43% degli immobili che registrano le prestazioni peggiori. In aggiunta, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno necessariamente essere a emissioni zero dal 2030. Con il concetto di “emissioni zero”, più nello specifico, si intende che gli Stati membri hanno l’obbligo di garantire che il potenziale di riscaldamento globale (GWP) nel corso del ciclo di vita degli edifici di nuova costruzione sia conforme all’Allegato III della direttiva. I singoli Paesi, però, possono sempre utilizzare metodi di calcolo differenti purché soddisfino sempre i criteri minimi stabiliti dal quadro comune dell’Ue. In ogni caso, un “edificio a emissioni zero” è un immobile che non genera emissioni di carbonio da combustibili fossili.

Gli Stati membri hanno la facoltà di definire nei loro piani nazionali in che modo intendono procedere per raggiungere gli obiettivi prestabiliti. Inoltre, la direttiva prevede che i singoli Paesi hanno la possibilità di decidere quali edifici esentare dall’obbligo di rispetto delle norme, come, ad esempio, luoghi di culto o immobili di proprietà dell’esercito.

Per quanto riguarda l’Italia, nel giro di qualche anno sarà obbligatorio riqualificare oltre 5 milioni di edifici privati con le prestazioni peggiori e più di 500 mila edifici pubblici. Stando a una stima di Fillea-Cgil, le ristrutturazioni coinvolgeranno il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici di classe energetica inferiore entro il 2033.

A quanto ammonta il costo dei lavori di ristrutturazione

La Commissione europea ha stimato che entro il 2030 sarà necessario impiegare circa 275 miliardi di euro di investimenti annui per completare la svolta energetica. Nonostante non siano stati previsti finanziamenti ad hoc, i Paesi avranno la possibilità di utilizzare i fondi Ue per completare gli interventi. In particolare, si potranno impiegare il Fondo sociale per il clima, i Fondi di sviluppo regionale e il Recovery Fund.

Sebbene sia difficile effettuare delle stime in merito alle spese effettive che una famiglia dovrà sostenere, è stato calcolato che dovranno essere impiegati dai 20-30 mila ai 50-60 mila euro a famiglia. Non è infatti ancora chiaro in che modo verranno individuati gli edifici su cui sarà necessario intervenire in via prioritaria.

Quali cambiamenti verranno introdotti

Dal 2028, tutti gli edifici di proprietà o occupati dalle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero. In aggiunta, gli Stati membri avranno l’obbligo di ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che versano nelle condizioni peggiori entro il 2023 e il 26% entro il 2033. Verranno inoltre introdotti dei requisiti minimi di prestazione energetica.

La direttiva prevede anche l’obbligo di installare dei pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e non residenziali, il quale sarà progressivo dal 2026 al 2030. Entro il 31 dicembre 2026 su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie superiore a 250 metri quadrati; entro il 31 dicembre 2027 su tutti gli edifici pubblici con una superficie utile superiore a 2000 metri quadrati, che diventano 75o metri quadrati entro il 2028 e 250 metri quadrati entro il 2030. Inoltre, i pannelli solari dovranno essere installati su tutti i nuovi edifici residenziali e sui loro nuovi relativi parcheggi coperti adiacenti entro il 2029. L’installazione progressiva dei pannelli solari è garantita se “tecnicamente ed economicamente fattibile”.

In aggiunta, i Paesi membri UE, a partire dal 2025, non avranno più agevolazioni fiscali per gli impianti tradizionali di caldaie a gas, mentre continueranno ad essere garantite per i modelli ibridi, che associano una caldaia a gas una pompa di calore. A partire dal 2040, però, le caldaie a gas saranno vietate.

Inoltre, entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva, gli Stati hanno introdurranno un sistema di passaporti per la ristrutturazione (Allegato VIII). Il passaporto raccoglie numerose informazioni importanti inerenti l’immobile, come le diverse fasi di ristrutturazione e la sua prestazione energetica. Sarà a discrezione del singolo Stato decidere se rendere tali passaporti obbligatori. Gli Stati, inoltre, potranno rendere tali passaporti economicamente sostenibili e sostenere finanziariamente le famiglie più vulnerabili.

Gli edifici non residenziali di nuova costruzione o se oggetto di importanti ristrutturazioni nel caso in cui siano dotati di più di cinque posti auto, dovranno installare almeno un punto di ricarica ogni cinque posti auto; un pre-cablaggio per almeno la metà dei posti auto; dei parcheggi per le biciclette che siano il 15% della capacità media o il 10% della capacità totale di utilizzo.

Quali sono gli Stati contrari alla direttiva Ue “Case green”

Ungheria e Italia hanno votato contro le nuove norme, mentre Croazia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Svezia si sono astenute. Ora, l’iter legislativo è il seguente: la direttiva verrà pubblicata all’interno della Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione. Successivamente, gli Stati membri hanno un lasso di tempo di due anni per recepirla nei loro ordinamenti. Ciascuno Stato, inoltre, avrà l’obbligo di presentare un piano di riduzione dei consumi in cui dovrà chiarire in che modo raggiungerà gli obiettivi fissati nella direttiva.