Nelle scorse ore, dalle parole del viceministro dell’economia e delle finanze Maurizio Leo, è emersa la volontà da parte del governo di usare il “data scraping” per combattere l’evasione fiscale: “Stiamo lavorando con l’Agenzia delle Entrate e Sogei (una società nel settore dell’ICT, ndr), quello che si deve fare è il cosiddetto data scraping, considerare cioè i dati sul tenore di vita che professionisti e imprenditori pubblicano sui social”.

Cos’è il data scraping e in che modo può essere utile per la lotta all’evasione

L’idea è quindi usare i dati condivisi su internet e sui social network per ottenere informazioni utili a scovare gli evasori fiscali. Il mezzo, la pratica del data scraping (to scrape significa anche estrarre dati dal web), è una tecnica informatica che, simulando la navigazione umana nel web tramite dei software, consente di estrarre dati, di salvarli e di classificarli in maniera tale che possano essere poi analizzati e usati, in questo caso, per ottenere informazioni finanziarie e personali utili per la lotta contro l’evasione fiscale.

Questo processo di raccolta di dati può essere eseguito in vari modi, più o meno efficaci, a norma con le leggi sulla privacy o meno: basti ricordare uno dei casi di data scraping più noti, lo scandalo di Cambridge Analytica, in cui quest’ultima società raccolse i dati personali di 87 milioni di account Facebook senza il consenso usandoli poi per scopi di propaganda politica.

Ma il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR) consente il data scraping, seppur con dei limiti, che potrebbero tuttavia non riguardare le informazioni in questione (vacanze, acquisti fatti e altri dati sul tenore di vita) che le persone condividono in rete, sui social network o altrove, permettendo di conseguenza allo Stato per mezzo dell’Agenzia delle Entrate di analizzarle sotto forma di dati utili per contrastare l’evasione fiscale. Almeno questa è l’idea, un progetto sulla cui realizzabilità ci sarebbero ancora diversi nodi da sciogliere, oltre alla necessità di un accordo con l’Autorità per la privacy.

“Già abbiamo iniziato a ragionare con il Garante della Privacy e da parte loro c’è assoluta disponibilità, ferma restando la tutela dei dati personali. Se l’amministrazione finanziaria acquisisce elementi a supporto dell’attività di indagine, questo fa fare un passo avanti al sistema” ha detto il viceministro Leo, che già in passato aveva ipotizzato l’uso dell’intelligenza artificiale per questo. Ma al momento, non c’è ancora nulla di concreto.

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