Nel 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 12 aprile sarebbe stata la giornata internazionale dei viaggi dell’uomo nello spazio, l’International Day of Human Space Flight.

La data scelta per la ricorrenza non è casuale, 50 anni prima dell’assemblea infatti il 12 aprile 1961 ebbe luogo il primo volo spaziale umano grazie all’astronauta sovietico Yuri Gagarin, il primo uomo ad aver mai guardato la Terra dallo spazio.

L’umanità ha esplorato lo spazio per oltre 60 anni e non ha intenzione di smettere

Chissà cosa deve aver pensato Gagarin in quel momento, chissà quali emozioni avrà provato consapevole di essere il primo a raggiungere un simile traguardo; al cosmonauta (come sono chiamati in Russia) viene attribuita una frase che fa riflettere, sebbene non vi siano prove alcuni sostengono che abbia detto “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”.

Il fatto che in un periodo storico come quello vissuto all’epoca, un’uomo, un militare russo in sostanza, possa aver fatto una considerazione del genere fa riflettere, solo la magnificenza dello spettacolo di cui solo lui poteva godere in quel momento potrebbe averlo spinto a tale considerazione.

Dopo l’impresa di Gagarin l’umanità ha tentato di prendere sempre maggior confidenza con lo spazio, dando il via a diverse altre missioni in quella che per un certo periodo fu la corsa allo spazio, che vide contrapporsi Stati Uniti e Russia e che ebbe il suo culmine il 20 luglio 1969 con lo sbarco del primo uomo sulla Luna, Neil Armstrong. In seguito i rapporti tra le due nazioni migliorarono piano piano, portando all’ancoraggio tra due navicelle orbitanti intorno alla Terra, l’americana Apollo e la russa Soyuz, il 20 luglio 1975.

Molto tempo dopo, negli anni 90, le due superpotenze capirono che era controproducente continuare a farsi la guerra nello spazio e decisero così di collaborare, dando vita a quella che ad oggi è la Stazione Spaziale Internazionale, sulla quale finora hanno operato oltre 250 astronauti provenienti da una ventina di Paesi diversi.

Lo spazio ci riserva ancora innumerevoli meraviglie da scoprire, chi di voi non spera un giorno di poter assistere, come magari fecero i nostri genitori o i nostri nonni nel ‘69, allo sbarco del primo uomo sulla Marte? E chissà a cosa potranno forse un giorno assistere i nostri figli o i nostri nipoti.

Anche l’Italia ha fatto la sua parte nell’esplorazione spaziale, contribuendo con uomini e donne al continuo sviluppo della scienza e della tecnologia, nel tentativo di apprendere sempre più su ciò che ci circonda, come sottolinea il colonnello dell’Aeronautica Militare Luca Parmitano in occasione della ricorrenza: “l’umanità ha fatto passi da gigante nella tecnologia spaziale e l’Italia è in prima fila con gli uomini e le donne della Difesa, con il cuore nella storia ma lo sguardo rivolto al futuro”.

L’intento dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nello stabilire una ricorrenza internazionale era quello di “celebrare ogni anno a livello internazionale l’inizio dell’era spaziale per l’umanità, riaffermando l’importante contributo della scienza e della tecnologia spaziale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’aumento del benessere degli Stati e dei popoli, oltre a garantire la realizzazione della loro aspirazione a mantenere lo spazio esterno per scopi pacifici.”

Si spera che il futuro dell’esplorazione spaziale possa prendere in parte esempio dal passato, almeno dal punto di vista della collaborazione, se infatti il prossimo traguardo è rappresentato dall’intenzione di stabilire una presenza fissa umana sulla Luna, per guardare più da vicino a Marte, gli enormi interessi politico economici in gioco rischiano di farci tornare ad un’epoca di contrapposizione di diverse potenze. Speriamo che non sia così.

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