Mentre il nuovo esecutivo sta pensando a un nuovo progetto destinato a unire SPID e CIE, per creare un sistema unico di gestione dell’identità digitale, l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) è alle prese con una brutta gatta da pelare. Le convenzioni per la gestione del sistema SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) sono scadute a fine 2022 ma gli accordi sono stati prorogati fino ad aprile di quest’anno.

Nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra la direzione di AGID e le aziende che gestiscono il servizio, al fine di mettere sul tavolo le richieste di queste ultime, che si trovano di fronte a ingenti spese per tenere in piedi il sistema.

50 milioni o si rischia lo stop

Nel corso del confronto tra Assocertificatori, che rappresenta il 95% dei servizi digitali (SPID, PEC, firma elettronica), e AGID, è emersa la necessità di definire una strategia comune con il governo, sempre che ci sia una volontà politica di affrontare il problema. Assocertificatori ha incassato il sostegno del 5% delle società che non ne fanno parte e si è detta pronta ad accettare una ulteriore proroga di alcuni mesi, a fronte di un impegno serio da parte dell’esecutivo.

Al momento della creazione del sistema SPID era stato deciso dal legislatore di avere una infrastruttura gratuita sia per i cittadini che per la Pubblica Amministrazione mentre i provider avrebbero dovuto essere finanziati attraverso le transazioni dei privati. Carmine Auletta, presidente di Assocertificatori, ricorda come nel tempo sia stato chiesto di imporre un canone a chi utilizza SPID a scopo professionale e alle persone giuridiche, così come un credito di imposta che potesse incentivare i provider privati, ma in otto anni non è stato fatto nessun passo avanti in questo senso.

I gestori chiedono la creazione di un fondo che possa coprire sia i costi del servizio che gli investimenti necessari alla continua innovazione e vogliono un maggiore coinvolgimento da parte del governo. La proposta di creare un nuovo sistema unico sta creando non poche preoccupazioni e perplessità all’interno di Assocertificatori che vuole giustamente vederci chiaro.

Il Governo è intenzionato a risparmiare ma sono in molti a esprimere dubbi sulla CIE (Carta d’Identità Elettronica) che richiede l’utilizzo di una carta fisica per accedere al mondo digitale, una soluzione anacronistica quando la maggior parte dei servizi utilizzati quotidianamente dagli italiani sono gestiti direttamente da uno smartphone.

Lo scorso anno AGID aveva offerto ad Assocertificatori un’erogazione di un milione di euro, da dividere tra i vari enti, una cifra ritenuta largamente insufficiente visto che avrebbe a malapena permesso di sostenere i costi per gli aggiornamenti professionali degli operatori. La richiesta da parte di Assocertificatori è invece di 50 milioni di euro, una cifra decisamente inferiore a quanto potrebbero risparmiare lo stato e le Pubbliche Amministrazioni con l’utilizzo della SPID.

Nel solo 2022 il sistema SPID ha superato un miliardo di autenticazioni e ha permesso a soggetti come INPS di risparmiare diverse decine di milioni di euro. Resta da capire se il Governo è interessato a mantenere in vita un sistema che con la pandemia ha preso rapidamente piede o se preferirà concentrare i propri sforzi sul sistema IDN, per il quale potrebbe arrivare a breve un bando.