Google e Apple avrebbero un accordo segreto secondo cui la prima fornirebbe alla seconda una fetta dei guadagni delle ricerche di Google Chrome per iOS. Il motivo è presto detto: dissuadere la Casa di Cupertino dal realizzare un sistema di ricerca rivale di quello di Big G, ma anche di non investire troppo su Safari, al fine di non renderlo un pericolo reale per Chrome.

Possiamo riassumerla così la situazione delineatasi da un rapporto emerso secondo cui fra i due colossi ci sarebbe una sorta di patto di non concorrenza, finora tenuto nascosto, venuto a galla soltanto adesso grazie a una fonte di The Register, noto sito web britannico di tecnologia. Proviamo a delinearne i contorni, in attesa di conferme (o smentite) da parte delle due aziende.

Google pagherebbe Apple per evitare problemi di concorrenza

Secondo la fonte Google darebbe ad Apple una parte dei ricavi ottenuti dalle persone che effettuano delle ricerche utilizzando l’app Google Chrome per iOS. E il fatto che tali entrate non sarebbero ufficialmente riconosciute è la principale ragione che sta destando l’interesse sia della stampa che della CMA (Competition and Markets Authority, cioè l’ente che tutela le persone da pratiche commerciali sleali, una sorta di AGCM britannica per intenderci).

Non è un mistero che Google paghi ad Apple (ma anche altri) una quota delle entrate che guadagna dalle ricerche effettuate dal browser su iOS in cambio di essere il provider di ricerca predefinito su Safari. Ma il problema riguarda invece proprio i presunti guadagni percepiti da Apple dall’uso di Google Chrome per iOS.

Perché secondo quanto riportato da The Register e dai documenti condivisi dalla CMA, Google corrisponderebbe ad Apple una fetta dei ricavi derivati anche dal traffico generato dall’app Google Chrome per iOS, fatto sottaciuto e che preoccupa la CMA per le conseguenze che potrebbe avere.

C’è da dire che “Chrome” non è citato nei documenti in questione, ma la fonte ha dichiarato che l’elemento rimosso (la X che segue) sarebbe da ricondurre proprio a Chrome: Apple receives a significant share of revenue from Google Search traffic on Safari and [x] on iOS devices.

E considerando come la stessa CMA prosegue nel descrivere questo presunto patto di non concorrenza fra Apple e Google, c’è motivo di dare credito alla versione della fonte, da cui emerge pure l’altra ipotesi preventivata sopra:

Given this revenue share, when [x] or Safari is successful in competing for an iOS user, rather than winning a full share of the search traffic revenue it only wins a partial share (i.e. the revenue to which it was not previously entitled). These revenue sharing arrangements therefore dampen incentives for competition between browsers on iOS.

Al di là della rimozione, è qui rilevante notare come la stessa Autorità spieghi tale accordo come mezzo per mantenere la situazione attuale, cioè che non incentivi la concorrenza fra i browser su iOS, nonostante gli ultimi sviluppi.

Quindi? Un presunto accordo del genere spiegherebbe perché Apple non ha finora investito risorse da una parte per sviluppare una propria soluzione che faccia concorrenza alla ricerca di Google, dall’altra per rendere Safari un rivale vero e proprio per Google Chrome.

Ad ogni modo, per ora Google e Apple non hanno commentato la questione, e non lo ha fatto nemmeno la CMA. Ma vi aggiorneremo in caso di sviluppi, perché se queste ipotesi si rivelassero concrete sarebbe una rivelazione importante che farebbe luce sui rapporti che intercorrono fra i due colossi.

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