Quando si parla di navigazione sul web, i primi nomi che vengono in mente sono probabilmente quelli di Google e del suo browser Chrome e adesso pare che il team Chromium del colosso di Mountain View abbia messo mano ad un nuovo progetto piuttosto ambizioso: creare un nuovo browser sperimentale per iOS basato su Blink e non su WebKit, come sarebbe invece obbligatorio in base alle linee guida dell’App Store di Apple.

Insomma, mentre cerca di trovare le giuste contromisure al fenomeno ChatGPT, Google progetta anche uno sgambetto a Cupertino.

Da Chromium un browser iOS senza WebKit? Forse no

Partiamo da un assunto fondamentale: chiunque si muova sull’App Store di Apple è tenuto a farlo nel rispetto delle Review Guidelines ufficiali e, per quanto riguarda i browser web e le app che offrono funzionalità di navigazione in Rete, ciò include l’utilizzo obbligatorio dell’appropriate WebKit framework and WebKit Javascript. Insomma, per i browser web destinati ai dispositivi iOS, Apple richiede l’utilizzo di WebKit. A quanto pare, la situazione non va troppo a genio a Google, che si sta guardando intorno alla ricerca di altri modi per offrire servizi di navigazione su iPhone e iPad senza utilizzare il motore del browser provvisto dell’approvazione di Apple.

Stando a quanto riportato da The Register, gli sviluppatori di Chromium avrebbero messo mano ad un nuovo progetto sperimentale: un browser web per iOS basato sul motore di rendering Blink anziché su WebKit. Il “content_shell iOS port” a cui si fa riferimento tra i report dei bug di Chromium pare essere un’applicazione ad uso esclusivo interno, destinato a testare aspetti grafici e latenze di input. Quanto pubblicato in data 31 gennaio sottolinea la natura sperimentale del progetto, attualmente non pensato per un prodotto destinato al pubblico.

Altre indicazioni interessanti, però, sono state fornite da un portavoce, il quale ha riferito che si tratta di “un prototipo sperimentale che stiamo sviluppando come parte di un progetto open source con lo scopo di comprendere determinati aspetti delle prestazioni su iOS. Non verrà reso disponibile per il pubblico e continueremo ad attenerci alle politiche di Apple”.

Anche se…

Al di là delle rassicurazioni di circostanza — comunque necessarie sul piano pubblico — l’esistenza stessa di questo progetto e la volontà espressa di approfondire la comprensione del funzionamento delle prestazioni di un browser web in ambiente iOS potrebbero aprire degli scenari interessanti. Sì, perché questo esperimento potrebbe gettare le basi per importanti cambiamenti circa il futuro sviluppo di browser web per il sistema operativo mobile della mela morsicata.

Del resto, nello scenario attuale, Apple non offre alcuna alternativa agli sviluppatori di browser web: l’unica via per accedere all’App Store è rappresentata da WebKit, tuttavia non è detto che tali politiche non possano essere messe in discussione da novità a livello legale.

Un esempio non esattamente secondario è rappresentato dal Digital Markets Act (DMA) dell’Unione europea: il regolamento è entrato in vigore da pochi mesi — anche se per l’effettiva applicazione si dovrà attendere maggio del 2023 — e mira a rendere i mercati digitali più equi ed aperti; nel raggio d’azione del regolamento rientrano anche gli store di app, e dunque Play Store ed App Store, ma per maggiori dettagli su questo importante provvedimento vi rimandiamo al nostro articolo dedicato. In questa sede, vi basti sapere che l’apertura a store di app terzi, ciascuno con le proprie regole circa la pubblicazione di applicazioni, renderebbe possibile l’offerta di nuovi browser web non vincolati alla regola di WebKit come unica alternativa.

Del resto, la spinta per una maggiore apertura non proviene solo dall’UE: dall’altra parte dell’Atlantico, il nuovo report NTIA (National Telecommunications and Information Administration) sottolinea come il modus operandi di Apple abbia creato delle barriere non necessarie per gli sviluppatori di app, incluse delle restrizioni funzionali che hanno favorito alcune app a discapito di altre.

Insomma, con questa maggiore apertura che si profila all’orizzonte, i test di Google potrebbero avere delle finalità ben più concrete di quelle dichiarate. Una fonte addentrata nella materia descrive content_shell iOS port come un browser minimal e come il punto di partenza di un porting. Dai commit di codice visibili si ravvisa la mancanza di componenti fondamentali (sandboxing, supporto JIT in V8, elementi grafici), ma nessuna lacuna che Google non possa colmare con le giuste risorse.

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