La Duma russa, corrispondente al nostro Parlamento, ha iniziato la discussione relativa allo sviluppo di un exchange nazionale di criptovalute. La sua creazione sarebbe prevista all’interno di una bozza di legge la quale dovrebbe in seguito essere sottoposto all’attenzione di Vladimir Putin e della banca centrale russa. Al momento non è però chiaro se la piattaforma in questione sarebbe gestita dallo Stato, oppure da privati.
Secondo Sergej Althukov, membro del Comitato di politica economica della Duma ed esponente di Russia Unita, il partito di Putin che vanta la maggioranza assoluta nell’assemblea elettiva, un provvedimento di questo genere andrebbe non soltanto nella direzione di una regolamentazione degli asset virtuali, ma permetterebbe anche di tenerli sotto controllo e sottoporli a tassazione. Una precisazione, quest’ultima, sembra un tentativo di indorare la pillola destinata ai detrattori delle criptovalute presenti nelle istituzioni.
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Exchange di criptovalute in Russia: per ora è soltanto un’idea
A riferire la notizia è stato il quotidiano russo Vedomosti.ru, in un articolo in cui si riferisce l’inizio di una discussione all’interno della Duma di Stato tesa a capire l’opportunità di creare uno scambio di criptovalute in Russia.
Al momento si tratterebbe solo di una semplice idea, che potrebbe però porre le basi per un vero e proprio disegno di legge. Resta anche da capire quale genere di accoglienza potrebbe trovare un provvedimento di questo genere. Nel corso dei mesi passati, infatti, si è discusso ripetutamente della possibilità che la Russia possa virare con estrema decisione in direzione dell’innovazione finanziaria.
Al tempo stesso occorre sottolineare come l’idea di un exchange russo non rappresenti una vera e propria novità. Già nel mese di giugno, infatti, Anatoly Aksakov, capo del Comitato per il Mercato Finanziario della Duma, aveva affermato che una struttura finanziaria di questo genere potrebbe ricadere nell’ambito gestionale del Moscow Exchange, ricordando come questa organizzazione vanti una lunga tradizione e, soprattutto, una solida reputazione.
A motivare una mossa simile è in particolare la necessità per il Paese di sottrarsi alle sanzioni elevate da Unione Europea, Stati Uniti e Paesi alleati nei confronti di Mosca dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Tra gli strumenti che potrebbero rivelarsi utili in tal senso ci sono anche le criptovalute, proprio per effetto del livello di decentralizzazione di cui godono.
L’opposizione potrebbe arrivare dalla banca centrale russa?
Se una parte della politica ha mostrato ormai da tempo un certo favore per l’idea di utilizzare gli asset virtuali per sottrarsi alle sanzioni, occorre però ricordare l’opposizione molto forte della banca centrale russa verso queste proposte. La massima istituzione monetaria del gigante eurasiatico è da sempre schierata contro una ipotesi di questo genere e nel passato non ha esitato a fare barricate per impedirne l’attuazione.
Una posizione che secondo molti potrebbe essere stata rinforzata nel corso degli ultimi mesi, con la vera e propria gelata che ha colpito il settore e i problemi creati dai continui fallimenti di grandi aziende, con l’ultimo caso rappresentato da FTX. Proprio per quanto riguarda questo orientamento, però, occorre ricordare che nel passato mese di settembre il Moscow Exchange ha redatto una proposta di legge per conto della banca centrale, che aprirebbe alla negoziazione di asset finanziari digitali. Se la massima istituzione monetaria russa è realmente contraria alle criptovalute, perché avrebbe affidato questo incarico?
Sempre nel mese di settembre, inoltre, la Duma si è vista recapitare un disegno di legge che prevede la legalizzazione del mining di criptovalute e delle relative transazioni. Anche questo disegno di legge vede al suo interno una proposta tesa alla creazione di una piattaforma di scambio russa. I miner locali, a loro volta, potrebbero rivolgersi anche a piattaforme straniere per fare trading crypto, almeno con quelle che non hanno adottato sanzioni nei loro confronti. La stessa bozza di legge prevede l’esenzione da controlli e regolamenti russi per le transazioni, le quali dovranno però essere segnalate alle autorità fiscali.
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