La transizione verso l’utilizzo di strumenti alternativi al denaro contante, ovvero i pagamenti digitali, sembra prendere una forza sempre maggiore. A testimoniare l’evoluzione del mercato è la 20° edizione dell’Osservatorio carte di credito e digital payments curato da Assofin, Ipsos e Nomisma con il contributo di Crif. Un trend il quale sembra essere anche favorito dai timori di carattere sanitario innescati dalla diffusione del Covid e dall’operazione Italia Cashless intrapresa dal governo italiano.

La ripresa dei consumi, la fine delle restrizioni decise come risposta alla pandemia, la ripresa delle attività collegate ai servizi, hanno infatti permesso al numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante di crescere del 24%, a livello nazionale. Un dato che è di cinque punti percentuali superiori nel caso in cui si prendano in considerazione i pagamenti su PoS (Point of Sale) con le sole carte di debito. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio i dati contenuti nel rapporto.

La crescita dei pagamenti digitali sembra non conoscere ostacoli

Nel corso del 2021 il numero delle carte di credito attive nel nostro Paese ammonta a 15,2 milioni, con un valore che, per quanto riguarda le transazioni effettuate va ad attestarsi nell’ordine degli 84.6 miliardi di euro. Il dato fa segnare una netta ripresa rispetto all’anno precedente, anche se ancora non siamo riusciti a tornare ai livelli pre-Covid. Nel caso degli importi medi, è invece da registrare una diminuzione dai 77 euro del 2017 ai 62 del 2021, ovvero una flessione nell’ordine del 19,5%.

Viene invece definito “esplosivo” il dato relativo all’utilizzo delle carte di debito, con il numero delle operazioni che ha evidenziato una crescita pari al 53,5% nel corso del 2021, con volumi complessivi tali da sfiorare i 184 miliardi di euro. A favorire questa tendenza non solo la piena ripresa delle attività e dei servizi, ma anche il cashback di Stato, rivelatosi un grande successo.

Anche per le prepagate il dato del 2021 si è rivelato estremamente positivo. La tendenza affermatasi nel corso degli anni precedenti è stata confermata nel periodo preso in considerazione, con un ulteriore aumento delle transazioni che ha raggiunto il 34,7%, per un transato che ha superato i 54,1 miliardi di euro, in questo caso superiore del 26,6% al dato del 2020. A pesare in tal senso è stato lo sviluppo sempre più notevole del commercio elettronico.

Meno vigoroso, ma comunque notevole la tendenza di crescita evidenziata dalle carte di credito opzione/rateali. Il 16,8% in più, secondo gli estensori del rapporto sarebbe da attribuire a sua volta alla ripresa della capacità di spesa delle famiglie, che si è indirizzato soprattutto verso viaggi e intrattenimento. Questi strumenti rappresentano la metà delle carte di credito attive sul mercato tricolore e vengono utilizzate prevalentemente in modalità a saldo (82% dei flussi), con il restante 18% facente riferimento alle rateizzazioni. All’interno di questo dato occorre distinguere tra il 12% relativo ai flussi rimborsati ratealmente, ripartiti tra utilizzi via linea di credito e operazioni instalment (ovvero il finanziamento di una o più spese per mezzo di un piano di rimborso predefinito) e il 6% riferito invece al valore delle transazioni che hanno visto l’impiego di carte rateali “pure”.

Da sottolineare anche come nel primo semestre di quest’anno, dopo un biennio di calo, siano tornati a crescere anche i volumi rateizzati per mezzo di carta sul web, proprio grazie all’impulso derivante dalla possibilità di utilizzare il finanziamento delle spese con un piano di rimborso stabilito in partenza.

Il mercato delle carte e il rischio di credito

Per quanto riguarda il livello di rischiosità delle carte di credito, l’analisi evidenzia una lieve riduzione del tasso di sofferenza delle carte a saldo, a fronte del lieve aumento fatto registrare da quelle rateali. I tassi di sofferenza messi in rilievo in questa occasione sono comunque molto distanti da quelli che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Resta però da capire se con gli sviluppi odierni, con una situazione macroeconomica e geopolitica resa sempre più critica dalle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, la tendenza potrebbe invertirsi di nuovo.

In questo contesto le criticità a carico di imprese e famiglie potrebbero influire in maniera molto forte sugli indicatori di rischio che si erano invece mantenuti su posizioni moderate anche nel corso del periodo immediatamente successivo al lockdown, grazie alle moratorie pubbliche e private, all’utilizzo di sussidi e cassa integrazione, integrati a loro volta da misure di sostegno al reddito messe in campo a livello governativo per impedire il crollo dell’economia italiana.

In attesa di capire ciò che potrebbe accadere, c’è comunque da registrare una crescita degli utilizzatori intensivi (indicati come heavy user) dei pagamenti digitali. Nel primo semestre dell’anno in corso, infatti, cresce anche la spesa media mensile dichiarata con carta, la quale va ad attestarsi a quota 405 euro rispetto ai 397 euro del 2021. Mentre la media degli utilizzi mensili della carta di debito passa dal 4,2 del 2021 al 4,6 del 2022, con una spesa che rimane superiore a 400 euro.

Oltre che dal Cashback statale, il dato relativo all’impiego di carte di credito anche per modeste spese è stato facilitato anche dalla diffusione sempre più capillare delle funzionalità contactless. Il dato relativo a chi la utilizza oltre 4 volte il mese continua a crescere e il 77% dei titolari di carte contactless utilizza tale modalità di pagamento più di due volte il mese, con una crescita di sette punti percentuali rispetto al dato di dodici mesi prima.

Cresce la necessità di sicurezza

L’utilizzo degli strumenti di pagamento digitali è fortemente legato al discorso della sicurezza. Non a caso l’analisi condotta fa emergere il bisogno di rassicurazioni sempre più stringenti in tal senso da parte dei consumatori. Tanto da vedere raddoppiati rispetto al 2021 gli abbandoni della carta di credito in conseguenza di eventi come truffe o clonazioni. Una situazione molto critica che si è tradotta in una maggiore attenzione da parte dei consumatori verso un aspetto chiave come quello rappresentato dall’affidabilità del brand.

Nonostante i timori sul versante sicurezza, gli strumenti di pagamento in mobilità, come le app per smartphone, hanno visto un ulteriore aumento della quota di utenti nel primo semestre del 2022. Questa modalità di pagamento hanno messo a segno una crescita estremamente pronunciata di interesse tra i cosiddetti decisori (+73% nei confronti del 2021). A rappresentare un vero e proprio traino per queste formule di pagamento sono i dispositivi wearable, verso i quali la crescita d’interesse è assolutamente dirompente, praticamente in ogni classe di età.

L’espansione del “Buy now pay later”

Altra tendenza che si va sempre più evidenziando è quella relativa alle soluzioni di pagamento “Buy now pay later” (Bnpl), le quali hanno fondato la loro impetuosa crescita sulla particolare situazione creata dal diffondersi del Covid. La rilevante crescita del commercio elettronico ha notevolmente aumentato anche il feeling tra i consumatori e il digitale. Se l’Italia sconta ancora notevoli ritardi nei confronti del più maturo mercato del Nord-ovest europeo, anche lungo la penisola si sono affacciati diversi operatori specializzati in questa particolare tipologia di servizio. Ad essi, peraltro, si aggiungono operatori del credito al consumo i quali hanno provveduto a diversificare l’offerta proponendo i pagamenti dilazionati.

Una popolarità, quella del Buy now pay later, che si fa sempre più strada anche tra i cosiddetti Baby boomers, ovvero la generazione nata tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni ’60. La maggiore quota di utenti si registra per gli acquisti e-sul web che, tra i capifamiglia 18-34 anni a conoscenza di questa soluzione, è più che raddoppiata nel corso dei primi 6 mesi del 2022.

Il bacino di utenti del BNPL potrebbe peraltro crescere notevolmente nell’immediato futuro, considerato come tra coloro che lo conoscono, ma non lo utilizzano, la percentuale di interessati ad un eventuale ricorso futuro è molto elevata. Ove ciò accadesse, il beneficio potrebbe rivelarsi in termini di maggiore propensione all’acquisto e incremento dei volumi di spesa futuri da parte degli italiani, sempre che la situazione economica non precipiti per i motivi che abbiamo ricordato in precedenza.

La crescita di questa formula dipende però anche dall’evoluzione della normativa relativa ad essa. La volontà del regolatore sembra al momento propendere per l’inclusione del BNPL nel recinto del credito al consumo, nel preciso intento di riuscire a tenere insieme sostenibilità dei finanziamenti e massima tutela di consumatori finali e player. Non resta quindi che capire quale direzione sarà intrapresa in tal senso.

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