Com’è ormai noto, il primo giorno di luglio ha visto nel nostro Paese l’introduzione delle sanzioni a carico degli esercenti e delle società di servizi  che non permettono ai propri clienti di poter effettuare un pagamento utilizzando il PoS (Point of Sale) o un altro strumento di pagamento elettronico. Un processo iniziato da tempo e diventato pienamente operativo con tanto di strumenti sanzionatori a carico dei contravventori. 

Si tratta in effetti di una data importante, alla luce del fatto che grazie a questi strumenti è possibile non solo facilitare le operazioni per i consumatori, ma anche aumentare in maniera esponenziale la possibilità di tracciare le varie transazioni effettuate lungo il territorio nazionale e combattere l’autentica piaga rappresentata storicamente dall’evasione fiscale nel nostro Paese.

Si tratta di un evento importante anche per le aziende Fintech che forniscono servizi fiscali, in quanto rende ancora più necessario il ricorso ai veri esperti del ramo. Come quelli offerti dalla startup Taxfix, grazie ai quali chiunque deve gestire la propria dichiarazione dei redditi può farlo tramite una semplice app, fruendo del supporto di esperti in materia.

Come funziona l’app Taxfix

Taxfix è una app semplice e intuitiva, che si propone lo scopo di facilitare al massimo la dichiarazione dei redditi da parte dei suoi utenti. Basta in pratica rispondere alle domande poste via via, per capirne l’utilità. Il processo guida verso il risultato finale con i vari esperti pronti a indicare i documenti che occorre caricare prima dell’inoltro della documentazione. Un inoltro che è garantito, tale da evitare multe e sanzioni.

Il processo che conduce al risultato finale è composto dai seguenti passi:

  • la creazione del proprio profilo per poter iniziare da smartphone o da pc;
  • la risposta alle semplici domande poste;
  • il caricamento dei documenti, in versione PDF oppure sotto forma di immagine;
  • la verifica da parte degli esperti, al prezzo di 49,90 euro;
  • l’invio della documentazione da parte di Taxfix all’Agenzia delle Entrate.

La proposta di Taxfix è rivolta ad un vasto paniere di possibili utenti, il quale va a comprendere famiglie, single, studenti, lavoratori dipendenti o in cassa integrazione, disoccupati, dipendenti statali, residenti in Italia nati all’estero. Ognuno di questi soggetti può avvalersi del servizio proposto dall’azienda, compilare la propria dichiarazione dei redditi e inoltrarla.

Taxfix e modello 730

Proprio Alessandra Birolo, una delle menti dietro l’operazione Taxfix, ha commentato l’entrata in vigore del provvedimento, andando a mettere in rilievo l’aspetto educativo ad esso collegato, ovvero la disincentivazione di tutti i comportamenti legati all’evasione fiscale. Per farlo si è cercato di limitare l’utilizzo del denaro contante, andando in particolare a favorire la tracciabilità di tutte le transazioni che avvengono giorno dopo giorno all’interno degli esercizi commerciali e relativi alla vendita di prodotti o alla fornitura di servizi.

Sempre secondo Alessandra Birolo, occorre tenere presente che i pagamenti effettuati con carta permettono a chi li esegue due vantaggi di non poco conto:

  1. di beneficiare delle detrazioni fiscali spettanti a chi utilizza i metodi di pagamento tracciabili nel quadro dell’obbligo sancito per tutte le spese che possono essere detratte al 19%, un novero in cui entrano ad esempio le spese sanitarie con la parziale eccezione rappresentata dai farmaci, dai dispositivi medici o dalle prestazioni elargite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per le quali sussiste la possibilità del pagamento in contanti;
  2. riuscire a rintracciare con relativa facilità le operazioni che dovranno poi entrare nella compilazione del modello 730.

Se questi sono i vantaggi prospettati dai pagamenti elettronici, proprio l’adozione di un servizio come Taxfix è in grado di farli fruttare al meglio in sede di dichiarazione dei redditi, grazie alla facilità di utilizzo e alla possibilità per il contribuente di essere affiancato da figure professionali specializzate in una tematica così complessa.

L’Italia è ancora in ritardo con i pagamenti elettronici

Come abbiamo visto, il provvedimento messo in campo dal governo si propone di incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici a discapito del contante. La ratio del provvedimento è del resto molto chiara: i primi sono in grado di ridurre la quota di contante impiegato nel corso delle varie transazioni, permettendo così una lotta più efficace all’evasione e all’elusione fiscale.

In effetti si tratta di una vecchia piaga per il nostro Paese, che ogni anno vede la sottrazione di preziose risorse alla fiscalità, le quali potrebbero essere impiegate per sostenere l’efficienza dei servizi pubblici e ovviare in maniera più stringente ai livelli inadeguati di welfare a sostegno di vecchie e nuove povertà.

Se il ricorso al denaro contante è ancora molto diffuso nel nostro Paese, nel corso degli ultimi anni le abitudini in questione sono state infrante in discreta parte anche per effetto delle nuove necessità sanitarie indotte dalla diffusione del Covid lungo il territorio nazionale. Resta però molto da fare per mettere l’Italia al passo con i partner europei. Secondo  i dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, i pagamenti elettronici hanno raggiunto nel 2021 i 327 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento pari al 22%. Nonostante questa avanzata il numero di transazioni pro capite è ancora inadeguato, stando al rapporto pubblicato da Cashless Society 2022 di The European House Ambrosetti, secondo il quale l’Italia è  ancora posizionata terz’ultima all’interno dell’eurozona.

La decisione di sanzionare esercizi commerciali e società di servizi che non offrono la possibilità di pagare con il PoS risponde in pratica ad un’altra esigenza, ovvero quella di cominciare dalle cose apparentemente più semplici per favorire un mutamento di prospettiva. In pratica i pagamenti con carta rappresentano soltanto l’inizio per spingere i consumatori a saggiare con mano l’utilità di mutare i propri comportamenti, facendo loro capire i vantaggi collegati, ad esempio sotto forma della pratica riduzione delle file alla cassa, non solo nelle rivendite commerciali, ma anche nel caso del rapporto con le pubbliche amministrazioni per il pagamento di tasse e contributi. 

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