La corsa all’intelligenza artificiale sta entrando in una nuova fase, decisamente più competitiva rispetto a quanto visto nei mesi immediatamente successivi al debutto di ChatGPT; come spesso accade in questi scenari l’inerzia iniziale non basta più, proprio per questo Sam Altman avrebbe dichiarato internamente un vero e proprio codice rosso, invitando il team di OpenAI a concentrare ogni sforzo sul miglioramento del suo prodotto di punta.
Una decisione che rappresenta un cambio di passo evidente, un segnale che non arriva per caso, e che conferma come il vantaggio un tempo praticamente inattaccabile della startup si stia assottigliando man mano che competitor come Google e Anthropic affinano le proprie strategie.
ChatGPT torna al centro: funzionalità rinviate per aumentare velocità, affidabilità e personalizzazione
Secondo quanto riportato, Altman avrebbe comunicato che diversi progetti secondari, tra cui pubblicità, agenti per lo shopping, soluzioni in ambito salute e persino l’assistente personale Pulse, verranno messi in pausa; l’obbiettivo, neanche a dirlo, è quello di concentrare risorse, team e sviluppatori sull’unico elemento che in questo momento può davvero fare la differenza: la qualità di ChatGPT.
Il focus sarà principalmente su:
- maggiore velocità nelle risposte, spesso un punto critico nelle richieste più complesse
- migliore affidabilità, soprattutto nelle conversazioni lunghe e nei contesti specialistici
- personalizzazione avanzata, con profili più adattivi che rispecchino stile e preferenze dell’utente
- capacità di rispondere a un numero ancora maggiore di domande, migliorando la copertura tematica
Altman avrebbe inoltre indetto una call giornaliera dedicata ai team impegnati su questi miglioramenti e invitato a trasferimenti temporanei di personale per aumentare la velocità di sviluppo, una scelta che rende l’urgenza percepita dall’azienda.
La situazione diventa ancora più interessante se si considera il contesto competitivo, quando ChatGPT arrivò sul mercato a fine 2022, fu Google a dichiarare internamente codice rosso, inaugurando una fase di profonda ristrutturazione interna; oggi, a distanza di tre anni, sembra quasi essersi verificato un ribaltamento dei ruoli.
La base utenti dei servizi IA di Google continua a crescere, complice il successo di modelli come Nano Banana per la generazione di immagini e grazie anche a Gemini 3, il modello di nuova generazione che secondo numerosi benchmark avrebbe superato i principali concorrenti su molte metriche.
Una tendenza che, prevedibilmente, non lascia tranquilla OpenAI, anche perché Google può contare su un ecosistema sterminato e su capacità infrastrutturali già rodate.
Il momento è delicato, OpenAI sta investendo centinaia di miliardi per sostenere la crescita, e trovare un percorso credibile verso la redditività è un obbiettivo ormai imprescindibile; allo stesso tempo la concorrenza non è mai stata così intensa, non solo Google, ma anche Anthropic e altri attori stanno accelerando, ognuno convinto di poter colmare rapidamente il divario.
La dichiarazione del codice rosso, da questo punto di vista, segna un passaggio cruciale, è come se OpenAI avesse rimesso la barra dritta sul proprio core business: mantenere ChatGPT come punto di riferimento globale, sia per gli utenti che per gli sviluppatori.
È difficile prevedere quanto rapidamente vedremo risultati concreti, anche perché le novità annunciate (maggiore velocità, personalizzazione, scalabilità) sono tutte modifiche complesse e strutturali. Parallelamente sarà interessante osservare come Google evolverà Gemini 3 nei prossimi mesi e quali nuove integrazioni arriveranno su Android e su servizi come Google Workspace.
A quanto pare siamo davanti a uno dei momenti più strategici dell’intero settore dell’IA generativa, le mosse delle prossime settimane, tanto da parte di OpenAI quanto di Google, potrebbero definire gli equilibri dei prossimi anni.
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