L’intelligenza artificiale continua a essere al centro delle strategie industriali di giganti, fondi e startup, ma il nuovo accordo annunciato da OpenAI rappresenta un caso particolarmente interessante, sia per la sua struttura che per le implicazioni future. L’azienda guidata da Sam Altman infatti ha acquisito una quota di partecipazione in Thrive Holdings, realtà che investe, acquisisce e costruisce aziende nei settori tradizionali con l’obbiettivo di trasformarli grazie alla tecnologia; una mossa che, secondo OpenAI, potrebbe diventare il modello di riferimento per accelerare l’adozione dell’IA nelle imprese di tutto il mondo.

A rendere il tutto ancora più significativo c’è un dettaglio non proprio marginale: Thrive Capital, società madre di Thrive Holdings, è già uno dei principali investitori di OpenAI. Siamo quindi davanti a quello che molti osservatori definirebbero un accordo circolare, tipico di un settore dove la FOMO (Fear of Missing Out) e i legami incrociati tra aziende e fondi generano partneship ricorrenti, quasi inevitabili.

OpenAI avvia una nuova partneship che porterà benefici e nuove opportunità

Come spiegato dalla stessa società, OpenAI integrerà direttamente i propri team di ricerca, ingegneria e sviluppo prodotto all’interno delle aziende di Thrive Holdings, con un focus iniziale su due settori considerati ad alto rendimento potenziale: contabilità e servizi IT.

Si tratta, come sottolineato più volte, di ambiti caratterizzati da processi ripetitivi, elevati volumi di dati e flussi di lavoro intensivi, dove i modelli avanzati di OpenAI possono fornire vantaggi immediati in termini di velocità, precisione, riduzione dei costi e (elemento fondamentale) miglioramento della qualità del servizio. L’obbiettivo dichiarato è quello di creare un modello operativo replicabile e applicabile a molti altri settori.

Brad Lightcap, COO di OpenAI, ha sintetizzato così la visione dell’azienda:

L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui le aziende vengono costruite e offrono valore ai clienti. Questa partnership con Thrive Holdings mira a dimostrare cosa è possibile fare quando la ricerca e l’implementazione dell’intelligenza artificiale di frontiera vengono rapidamente implementate in intere organizzazioni per rivoluzionare il modo in cui le aziende lavorano e interagiscono con i clienti.

Parole che riflettono un approccio ormai consolidato: meno sperimentazione accademica, più implementazione concreta, con un impatto diretto sulle attività aziendali quotidiane.

Dalla collaborazione però, non guadagna solo Thrive Holdings, secondo quanto riportato dal Financial Times OpenAI potrebbe ricevere una parte dei rendimenti futuri delle aziende gestite dalla holding, pur non avendo investito denaro nell’operazione; il vantaggio più importante però, sembra essere un altro, ovvero l’accesso ai dati interni delle società di Thrive.

Una nuova fonte di dati reali, concreti e altamente specializzati è infatti preziosissima per l’addestramento dei moduli di nuova generazione, soprattutto in una fase in cui il settore dell’IA sta cercando di ampliare i dataset e migliorare la qualità delle informazioni utilizzate per l’addestramento.

Secondo una fonte anonima citata dal Financial Times, OpenAI punta a collaborare più ampiamente con il mondo del private equity, e quella con Thrive potrebbe essere solo la prima di una serie di partnership simili.

Joshua Kushner, CEO e fondatore sia di Thrive Capital sia di Thrive Holdings, ha offerto una lettura interessante del ruolo dell’intelligenza artificiale nel mondo aziendale:

Crediamo che questo cambiamento di paradigma avverrà dall’interno verso l’esterno, man mano che esperti e professionisti del settore utilizzeranno l’intelligenza artificiale come strumento nativo per rimodellare i loro campi. Le aziende che acquisiamo rappresentano i giusti sistemi di ricompensa per questa evoluzione, unendo competenze di settore e dati del mondo reale che possono contribuire a migliorare i modelli su attività e capacità specifiche.

In altre parole, l’IA diventa un elemento nativo dell’organizzazione, non un componente aggiuntivo; un approccio ambizioso, che potrebbe realmente ridefinire interi settori industriali.

Guardando al futuro, OpenAI non ha nascosto la propria intenzione di replicare questo modello con altre realtà, soprattutto in ambito private equity; Brad Lightcap ha confermato che l’accordo con Thrive potrebbe essere il primo di una nuova ondata, aprendo la strada a decine di implementazioni simili nei prossimi anni.

Per gli utenti finali tutto questo potrebbe tradursi in servizi più rapidi, automatizzati e personalizzati; per l’ecosistema aziendale invece il passo potrebbe essere ancora più radicale: spingere molte aziende, spesso lente nell’adottare innovazioni, verso una trasformazione interna guidata dall’IA.