Nel corso del Demo Day 2025 organizzato da Emerson Collective, Sam Altman e Jony Ive hanno finalmente offerto un barlume di chiarezza su quello che, da mesi, rappresenta uno dei progetti più enigmatici dell’ecosistema OpenAI, ovvero il primo dispositivo hardware dell’azienda. Una proposta che, per tempistiche, ambizioni e soprattutto per il duo che la sta guidando, ha inevitabilmente acceso aspettative altissime (spesso e volentieri anche eccessive).

L’ex Chief Design Officer di Apple ha confermato che il team è già nella fase di prototipazione attiva e, incalzato sulla possibile data di debutto, ha spiegato che il dispositivo potrebbe arrivare in meno di due anni; una dichiarazione che, seppur piuttosto vaga, offre per la prima volta un orizzonte temporale concreto e suggerisce che il prodotto abbia superato la fase puramente concettuale, entrando in un territorio più operativo e definito.

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Il primo dispositivo hardware di OpenAI potrebbe cambiare la relazione tra utenti e IA

Sebbene i dettagli restino avvolti in un alone di riservatezza, e probabilmente lo saranno ancora per qualche tempo, Altman e Ive hanno delineato alcuni principi chiave del primo dispositivo hardware di OpenAI. Il dispositivo sarà privo di schermo e avrà dimensioni simili a quelle di uno smartphone, una scelta che non sorprende considerando quanto entrambi abbiano insistito sulla necessità di creare un’esperienza immediata, non intimidatoria, che quasi si confonda con la quotidianità dell’utente.

Altman ha parlato di un’estetica semplice, bella e giocosa, raccontando anche un curioso retroscena: un prototipo precedente del dispositivo di OpenAI, pur convincendo sul piano ingegneristico, non aveva suscitato in lui quella scintilla emotiva, quella voglia di interazione istintiva che caratterizza i prodotti iconici.

Ive dal canto suo, ha ribadito la sua predilezione per le soluzioni apparentemente ingenue ma in realtà profondamente sofisticate, quelle che non intimidiscono e che si usano quasi senza pensarci; è un approccio che ricorda da vicino l’estetica che ha caratterizzato gli anni d’oro del design Apple: minimalismo funzionale, forme morbide, materiali che invitano all’interazione più che alla contemplazione.

Il dialogo tra i due di OpenAI lascia intendere che, quando il dispositivo sarà finalmente presentato, l’obbiettivo sarà quello di creare un’esperienza in cui l’intelligenza artificiale scompare nella quotidianità, diventando una presenza naturale, integrata, quasi invisibile. Spero che quando la gente lo vedrà dirà, Ecco fatto!, ha affermato Altman, lasciando intendere come l’ambizione non sia semplicemente introdurre un nuovo gadget, ma definire un nuovo paradigma d’uso.

Molti di voi ricorderanno quanto, negli ultimi mesi, vari tentativi di dispositivi AI-first (dai pendagli indossabili agli assistenti a clip) abbiano cercato di proporre interpretazioni alternative al classico smartphone; tuttavia, l’impressione è che OpenAI e Ive vogliano posizionarsi su un piano differente, puntando su un oggetto che non chiede all’utente di adattarsi, ma che si adatta allo stile di vita di chi lo utilizza, in modo quasi naturale.

Non è ancora chiaro quale sarà la forma finale del dispositivo, come verrà utilizzato o quali saranno le sue funzionalità principali; tuttavia l’accoppiata Altman-Ive suggerisce un mix di forte identità estetica, innovazione nelle interazioni e, come spesso accade quando la semplicità dichiarata nasconde una sofisticazione estrema, una visione precisa di come l’intelligenza artificiale debba manifestarsi nella vita quotidiana degli utenti.

Gli appassionati dovranno dunque pazientare ancora, ma il quadro che inizia a delinearsi lascia intuire che il debutto dell’hardware di OpenAI potrebbe rappresentare uno dei momenti più significativi del settore dei prossimi anni; non ci resta che attendere, i prossimi mesi potrebbero regalarci ulteriori tasselli per capire in quale direzione si muoverà questa nuova frontiera dell’IA personale.