Apple ha recentemente ampliato il programma Self Service Repair includendo anche gli iPad, una mossa attesa da tempo e che, almeno sulla carta, rappresenta un passo importante verso una maggiore apertura sul fronte della riparabilità; tuttavia, secondo quanto emerso da un nuovo rapporto, i costi dei componenti originali sarebbero così elevati da rendere la riparazione un’opzione poco conveniente, al punto da alimentare i sospetti che Apple stia, in realtà, cercando di scoraggiare attivamente questa pratica.

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I prezzi dei ricambi originali Apple per iPad sono troppo alti

Apple ha annunciato lo scorso maggio il supporto ufficiale alla riparazione self-service anche per alcuni modelli di iPad, nello specifico Apple iPad 11 con chip A16 (modello 2025) e successivi, Apple iPad mini con chip A17 Pro (modello 2024) e successivi, Apple iPad Air con chip M2 (modelli 2024) e successivi e Apple iPad Pro con chip M4 (modelli 2024) e successivi.

Il programma consente agli utenti e ai riparatori indipendenti di accedere a manuali tecnici, strumenti, ricambi originali e diagnostica ufficiale, offrendo teoricamente un’alternativa ai centri di assistenza Apple per gli interventi fuori garanzia.

Tuttavia nella pratica, la convenienza economica dell’intera operazione sembra piuttosto discutibile, secondo quanto riportato, per esempio, un digitalizzatore per iPad A16 costerebbe ben 200 dollari acquistandolo tramite il programma Apple, contro i circa 50 dollari richiesti da fornitori terzi; tanto per rendere l’idea, lo stesso iPad A16 nuovo costa 349 dollari, rendendo di fatto insensata da un punto di vista economico la scelta di una riparazione self service.

Il caso più eclatante riguarda probabilmente il gruppo schermo per iPad Pro da 13 pollici, disponibile da Apple al prezzo di 749 dollari, una cifra che supera in alcuni casi la metà del valore del dispositivo nuovo.

Negli ultimi anni, Apple è stata più volte al centro del dibattito sul diritto alla riparazione, ovvero il diritto degli utenti (e dei centri indipendenti) di poter effettuare riparazioni sui propri dispositivi senza dover passare obbligatoriamente da canali ufficiali; sebbene l’azienda abbia effettivamente compiuto alcuni passi avanti, basti pensare alla possibilità di accedere ad Apple Diagnostics o alla distribuzione di kit strumenti, restano forti perplessità sul reale impatto di queste aperture.

In molti infatti vedono nella strategia dei prezzi attuali un modo per ostacolare l’autonomia dei riparatori, pur restando formalmente in regola con le normative introdotte in vari stati americani; a conti fatti, se la riparazione ufficiale costa quasi quanto l’acquisto del nuovo dispositivo, è logico aspettarsi che la maggior parte degli utenti opti per quest’ultima soluzione, lasciando la riparabilità come un’opzione meramente simbolica.

Sembra inoltre che neppure gli Apple Store sarebbero pienamente attrezzati per gestire volumi elevati di riparazioni complesse su iPad, lasciando un vuoto che in teoria potrebbe essere colmato dai centri indipendenti, a patto di poter offrire tempi più rapidi e prezzi più accessibili.

Tuttavia anche questo scenario è tutto fuorché scontato, le limitazioni imposte da Apple nell’uso dei ricambi non ufficiali, unite ai rischi di incompatibilità software e ai sistemi di accoppiamento tra componenti e device, rendono il lavoro dei riparatori di terze parti tutt’altro che agevole, scoraggiando molti dal proporre interventi su larga scala.

L’introduzione degli iPad nel programma Self Service Repair rappresenta un’evoluzione attesa ma tuttora controversa, che riaccende il dibattito su quanto Apple stia realmente facendo per rendere i suoi dispositivi riparabili e sostenibili nel lungo periodo.

In un’epoca in cui sempre più utenti chiedono trasparenza, diritto alla manutenzione e riduzione degli sprechi, continuare a proporre ricambi a prezzi sproporzionati rischia di trasformare un’iniziativa potenzialmente virtuosa in una semplice vetrina di facciata.

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