In una fase particolarmente delicata per il settore videoludico, Microsoft Gaming torna al centro dell’attenzione e non certo per motivi rassicuranti; dopo le prime indiscrezioni circolate la notizia è ora ufficiale: Microsoft si prepara a tagliare posti di lavoro nel comparto gaming, con ripercussioni dirette non solo sull’organico ma, soprattutto, sulla presenza fisica di Xbox in Europa.
Secondo quanto riportato da Bloomberg la divisione guidata da Phil Spencer potrebbe chiudere intere reti di distribuzione in alcuni Paesi dell’Europa centrale, con effetti già visibili a scaffale; una mossa che, se confermata su larga scala, segnerebbe un punto di svolta storico per il marchio Xbox, ormai sempre più orientato verso un ecosistema digitale, multipiattaforma e disaccoppiato dall’hardware tradizionale.
Console e giochi Xbox potrebbero sparire da alcuni Paesi europei
I Paesi potenzialmente coinvolti dalla chiusura delle reti distributive, tra cui Germania, Austria, Svizzera, Polonia e Repubblica Ceca potrebbero essere i primi a sperimentare quella che si preannuncia come una vera e propria ritirata strategica del marchio Xbox dal mercato fisico; già da mesi diversi utenti segnalavano con preoccupazione lentezze nelle spedizioni e scorte limitate di Xbox series X e S nei negozi, circostanza che ora potrebbe prefigurarsi non più solo come un’anomalia logistica, ma come l’inizio di una nuova strategia strutturale.
La direzione intrapresa da Microsoft del resto è abbastanza chiara, meno hardware, più servizi digitali; se a questo aggiungiamo il costante ridimensionamento della distribuzione dei giochi in formato fisico (ormai ridotta al minimo per i titoli proprietari) il quadro che si delinea è quello di una transizione quasi definitiva verso il cloud e il digital delivery.
Per comprendere il contesto è utile ricordare che, negli ultimi anni, Microsoft ha progressivamente spostato il baricentro della propria offerta videoludica, l’intento è non solo vendere console, ma vendere anche accesso; accesso a una libreria illimitata (Game Pass), accesso cross device (con app Xbox anche su smartphone, TV e tablet), accesso istantaneo (via cloud gaming). Tutto ciò rende la console in sé un’opzione, non un requisito.
Un esempio emblematico di questo approccio è la partnership con ASUS per la ROG Ally in versione Xbox Edition, ma anche la recente collaborazione con AMD per il futuro hardware della casa americana; tuttavia, stando a diversi analisti, il prossimo dispositivo Xbox potrebbe assomigliare più a un PC da gaming compatto che a una console tradizionale, rafforzando ulteriormente la visione multipiattaforma e l’abbandono della forma classica della console domestica.
Come prevedibile la scelta di Microsoft non è stata accolta con entusiasmo da tutti, in Europa, dove una parte importante del pubblico resta ancora legata al supporto fisico, l’idea di dover rinunciare del tutto a console e giochi in formato retail ha lasciato perplessi molti appassionati; Microsoft dal canto suo scommette sulla capacità di adattamento dei consumatori, convinta che i vantaggi dell’ecosistema digitale (tra accessibilità, compatibilità e flessibilità) supereranno qualsiasi nostalgia per dischi e console.
A rendere il quadro ancora più complesso è il fatto che Sony, al momento, sembra voler seguire un’altra strada; le console PlayStation 5 sono ancora fortemente radicate al mercato fisico, sia per quanto riguarda la vendita hardware sia per il supporto ai giochi su disco. Finché questa dicotomia tra modelli di business persisterà, PlayStation continuerà a rappresentare l’alternativa più classica e rassicurante per i gamer tradizionalisti.
Insomma, Microsoft sta cambiando pelle e con essa cambia anche il volto dell’esperienza Xbox, il passaggio da hardware a servizio, da console a piattaforma, è ormai in atto da tempo, ma la chiusura delle reti di distribuzione in Europa centrale potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, forse irreversibile.
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