Nonostante le sanzioni milionarie già inflitte ad aprile, Apple e Meta sfuggiranno, almeno per il momento, a nuove multe per la mancata conformità al Digital Markets Act (DMA), la normativa dell’Unione Europea pensata per limitare gli abusi di posizione dominante nel mercato digitale; la Commissione ha infatti deciso di non procedere immediatamente con ulteriori sanzioni economiche, preferendo adottare un approccio meno repressivo nella delicata fase di attuazione della nuova regolamentazione.
Una decisione che non mancherà di far discutere, soprattutto alla luce delle tensioni crescenti tra Bruxelles e i giganti tecnologici d’oltreoceano, con la questione del rispetto delle regole europee sempre più centrale anche sul piano geopolitico.
Nessuna multa dietro l’angolo per le violazioni al DMA di Apple e Meta, ma il conto potrebbe arrivare presto
Secondo quanto riportato da un portavoce dell’UE ai colleghi di Euronews, Apple e Meta non saranno immediatamente sanzionate, anche nel caso in cui non rispettassero pienamente le norme del DMA entro la scadenza del 26 giugno 2025, termine ultimo dei 60 giorni concessi lo scorso aprile per adeguarsi.
Il motivo? Prima di procedere con ulteriori sanzioni la Commissione intende effettuare un’analisi preliminare, condividendo le proprie conclusioni con le due aziende interessate in un processo di scambio continuo e strutturato.
Tale approccio sembra riflettere un cambiamento di strategia da parte dell’esecutivo europeo che, almeno in questa fase, preferisce privilegiare la ricerca di una reale conformità rispetto alla punizione immediata di ogni violazione.
Entrando nel merito delle contestazioni, ricordiamo che:
- Apple è stata multata per 500 milioni di euro in quanto avrebbe ostacolato gli sviluppatori nel proporre agli utenti offerte o contenuti alternativi al di fuori della propria piattaforma (una pratica che l’UE ritiene lesiva della concorrenza, oltre che contraria allo spirito del DMA)
- Meta ha invece ricevuto una sanzione di 200 milioni di euro per il cosiddetto modello paga o acconsenti, che obbliga gli utenti a scegliere tra accettare la pubblicità personalizzata (e quindi raccolta con i propri dati) o sottoscrivere un abbonamento a pagamento per evitare gli annunci
Proprio in risposta a queste critiche, Meta ha introdotto una versione modificata del proprio sistema di advertising personalizzato nel novembre 2024 che, almeno sulla carta, farebbe un uso più limitato dei dati personali; la Commissione sta ancora valutando la legittimità di questa soluzione, lasciando aperto il dossier.
Il Digital Markets Act, in vigore dal 2024, rappresenta un vero e proprio punto di svolta nella regolamentazione dell’economia digitale europea, l’obbiettivo principale è quello di impedire che le cosiddette gatekeeper, le grandi piattaforme con potere di mercato dominante, abusino della propria posizione ostacolando l’accesso di concorrenti o imponendo condizioni vessatorie a utenti e sviluppatori.
Apple, Meta, Google, Amazon e altri colossi tech sono tutti tenuti a modificare le proprie pratiche, garantendo maggiore trasparenza, interoperabilità e libertà di scelta agli utenti; una rivoluzione normativa che, come prevedibile, sta incontrando forti resistenze (in particolare dagli Stati Uniti che vedono nel DMA una minaccia alle proprie esportazioni digitali).
Non è un caso infatti che le frizioni commerciali tra Bruxelles e Washington si siano intensificate proprio negli ultimi mesi, a metà marzo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha minacciato l’introduzione di una tassa sui ricavi pubblicitari digitali in risposta ai dazi statunitensi su prodotti europei; dall’altra parte dell’Altlantico un rapporto del rappresentante per il commercio degli Stati Uniti ha definito il DMA un ostacolo ingiustificato alle esportazioni.
In questo contesto, le multe imposte ad aprile ad Apple e Meta appaiono quasi simboliche, almeno se confrontate con le maxi sanzioni inflitte negli anni precedenti; una scelta che riflette la volontà dell’Europa di focalizzarsi ora sull’effettiva applicazione delle regole, più che sulla punizione delle infrazioni, almeno fino a quando le aziende non mostrino un rifiuto sistematico al rispetto della legge.
Il termine del 26 giugno resta comunque un punto di riferimento fondamentale, dopo tale data se Apple e Meta non avranno apportato cambiamenti reali, potrebbero scattare nuove sanzioni periodiche, anche più severe. Nel frattempo la commissione proseguirà con le sue verifiche tecniche e legali, mantenendo il dialogo aperto con le aziende coinvolte ma senza escludere la possibilità di ricorrere nuovamente allo strumento sanzionatorio, stavolta con cifre ben più rilevanti.
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