Una novità importante e per certi versi inaspettata si è affacciata sul fronte del contrasto alla pirateria digitale in Italia, AGCOM e Google hanno avviato una sperimentazione congiunta per il blocco dei DNS pubblici in occasione delle ultime partite di Serie A, segnando un potenziale punto di svolta nella lotta alla diffusione illecita di contenuti sportivi in streaming.

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Google e AGCOM insieme, la Serie A come banco di prova per blocchi DNS più efficaci

Il test è avvenuto lo scorso 23 maggio 2025, durante l’anticipo di due partite dell’ultima giornata di campionato; in questa circostanza il Garante per le Comunicazioni (AGCOM) ha dichiarato di aver collaborato direttamente con Google, con l’obbiettivo di individuare e applicare tecniche automatizzate più idonee per la rimozione dei contenuti pirata accessibili tramite i DNS pubblici dell’azienda di Mountain View (8.8.8.8 e 8.8.4.4).

Come spesso accade in casi simili, i dettagli tecnici dell’implementazione non sono stati resi pubblici, ma l’Autorità ha fatto sapere che la sperimentazione ha consentito di agire in tempi rapidi; le risorse segnalate dai titolari dei diritti sportivi tramite la piattaforma Piracy Shield sono state prontamente comunicate a Google, che ha quindi impedito l’accesso ai siti illegali attraverso i propri DNS.

La dichiarazione ufficiale rilasciata dal commissario AGCOM Massimiliano Capitanio chiarisce la potata dell’iniziativa:

Attraverso un processo messo a punto con la società di Mountain View, i siti segnalati sulla piattaforma Piracy Shield in occasione delle ultime partite di campionato sono stati tempestivamente comunicati a Google che, conseguentemente, ne ha impedito l’accesso attraverso i suoi DNS pubblici. Un primo ma importante segnale di collaborazione in questa battaglia per la legalità.

L’obiettivo è che questa attività sperimentale vada a regime il prima possibile e che anche altri soggetti coinvolti nell’accessibilità dei siti pirata, come ad esempio le VPN, adottino misure automatizzate per bloccare i siti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione di AGCOM, nel pieno rispetto della legge nazionale. Parallelamente, si devono intraprendere altre azioni per contrastare il fenomeno, come per esempio vietare l’accesso alle app pirata e continuare a sanzionare gli utenti che fruiscono illegalmente questi servizi.

Si tratta di un passaggio significativo, soprattutto se si considera che solo pochi mesi fa Google aveva espresso riluttanza ad agire a livello locale sui propri DNS, ribadendo un’impostazione più neutrale in merito alla censura dei contenuti su base territoriale. Tuttavia, la recente ordinanza del Tribunale di Milano, che ha imposto a Google il blocco dei siti elencati da Piracy Shield tramite i suoi DNS pubblici, ha probabilmente rappresentato la svolta giuridica necessaria a favorire un primo punto di contatto tra le parti.

L’ambizione dichiarata da AGCOM è quella di portare rapidamente a regime questo modello di intervento, coinvolgendo non solo i gestori di DNS pubblici, ma anche altri soggetti che agevolano l’accessibilità ai siti pirata, come ad esempio i provider di VPN; in tale contesto, l’Autorità auspica l’introduzione di sistemi automatizzati capaci di intervenire entro 30 minuti dalla segnalazione, nel rispetto del quadro normativo italiano.

In parallelo, viene sottolineata la necessità di azioni complementari, dal blocco delle app pirata presenti su store alternativi fino alla sanzione diretta degli utenti che accedono ai contenuti illegalmente, un aspetto già emerso nelle recenti indagini condotte contro note piattaforme di streaming online.

Per il pubblico italiano, spesso ignaro delle implicazioni tecniche legate alla fruizione di contenuti tramite DNS alternativi o app non ufficiali, questo esperimento potrebbe tradursi in un incremento delle interruzioni improvvise durante le dirette pirata, con la possibilità concreta che anche gli strumenti comunemente usati per aggirare i blocchi inizino a non essere più sufficienti.

Tuttavia, al momento si tratta ancora di un test circoscritto e non di un’iniziativa strutturata, bisognerà attendere per scoprire come proseguirà la collaborazione tra Google e AGCOM, e quali altri attori del settore parteciperanno all’iniziativa.