Lo dice l’ultimo rapporto dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), ente che gestisce i diritti su marchi, disegni e modelli europei. Secondo l’Online Copyright Infringement in the European Union: Films, Music, Publications, Software and TV (2017-2023), titolo completo del rapporto, in Italia la pirateria digitale è meno diffusa rispetto a tutti gli altri paesi europei, di poco rispetto ai più ricchi, ma comunque meno diffusa.
In media gli utenti italiani accedono 7,3 volte al mese a siti contenenti dei contenuti piratati, contro una media europea di poco più di 10 accessi mensili. Oltre ai contenuti multimediali come film, televisione, eventi sportivi in diretta e musica, il rapporto considera anche software, giochi e pubblicazioni (libri, riviste e fumetti).
Indice:
Pirateria online in Italia e in Europa: chi, cosa e quanto
Per questa analisi l’EUIPO ha considerato le persone di età compresa fra 16 e 74 anni di tutti e 27 i paesi membri dell’Unione Europea che accedono regolarmente a Internet almeno una volta a settimana. Un’analisi lunga sei anni, da gennaio 2017 a dicembre 2023, che fotografa una situazione variegata, sia per paesi che per contenuti, attività illegale la cui diffusione è aumentata fino alla fine del 2021, e poi rimasta stabile.
È emerso innanzitutto un aumento generale del 10% nel 2023 relativo all’uso di siti pirata che forniscono servizi IPTV illegali, ovvero gli abbonamenti pirata (detti anche “pezzotto” in Italia) che, a prezzi molto concorrenziali, permettono di accedere a vari canali e servizi con contenuti in diretta e on demand accessibili facilmente tramite internet. Secondo una stima dell’EUIPO fino all’1% delle persone che navigano in rete nell’Unione Europea si sarebbe abbonato a questo tipo di servizi illegali negli ultimi due anni (2022-2023).
Quali sono i contenuti più piratati
Sono diverse le tipologie di contenuto prese in esame dal rapporto dell’EUIPO, che fa luce su quali sono state le più piratate e in che modo le persone vi hanno fatto accesso, nel 2023. I contenuti più piratati sono quelli televisivi, con una media di 5,1 accessi al mese, soprattutto tramite lo streaming illegale e da computer.
Molto meno ricercati i film, con una media di 0,9 accessi al mese e un calo del 25% nel 2023, contenuti anch’essi trasmessi tramite soprattutto in streaming (per il 74% del totale) e in parte tramite download. Il mezzo più utilizzato è anche qui il computer che supera, seppur di poco, i dispositivi mobili. Questione eventi in diretta, sia sportivi che non, è stata rilevata una crescita dal 2021 al 2023, anno che si è chiuso con una media europea di 0,53 accessi al mese, soprattutto dal computer.
Cresce un po’ anche l’uso di musica piratata rispetto all’anno precedente, che secondo il rapporto viene fruita in maniera illegale dagli europei 0,6 volte al mese. Il metodo preferito d’accesso è il ripping, ovvero l’estrazione di brani da CD e la registrazione su altri supporti come gli hard disk e i dispositivi mobili, che rappresentano anche il mezzo preferito d’ascolto, come intuibile.
Rimangono stabili i numeri relativi alla fruizione di pubblicazioni piratate (libri, riviste e fumetti), con una media di 2,7 accessi al mese e il download come metodo preferito, perlopiù su dispositivi mobili. Per quanto riguarda invece i software (sono inclusi anche i giochi), il rapporto evidenzia una crescita del 6% dell’utilizzo illegale, con una media europea di 0,9 accessi al mese, trainata soprattutto dai dispositivi mobili che sono diventati i più usati nel 2023.
Dove più e dove meno, come in Italia
Come anticipato, il nostro è il paese in cui la pirateria digitale è meno diffusa secondo il rapporto dell’EUIPO. Con 7,3 accessi mensili l’Italia registra il numero più basso di visite nel 2023 nell’Unione Europea, seguita dalla Germania con 7,7 e dalla Romania con 7,9. Sono inferiori alla media europea (10,3) anche l’Austria (8,9), la Spagna (8,5) e la Polonia (8,3). Chi fa peggio è invece la Lettonia, con 26,2 accessi mensili, preceduta dall’Estonia (23,2) e dalla Lituania (21,7). Nell’immagine che segue ci sono tutte le altre, con anche le medie dei due anni precedenti, 2022 e 2021.
Le differenze fra i 27 paesi membri dell’Unione Europea sono in alcuni casi rilevanti, ma contenute fra gli stati più ricchi, da cui emerge chiaro il problema della disparità economica e dell’accessibilità di questi contenuti.
“Il panorama digitale è in continua evoluzione, così come i metodi di violazione del copyright online. Il nostro ultimo studio fa luce sulle complessità del consumo di contenuti digitali e sui fattori sottostanti che guidano la pirateria. È fondamentale affrontare le cause profonde di questo comportamento, che spesso derivano dalla scarsità di contenuti legali a prezzi accessibili e dalla necessità di una maggiore consapevolezza pubblica sulle conseguenze della pirateria” ha detto João Negrão, il direttore esecutivo dell’EUIPO, ente che per contrastare la pirateria online collabora con alcune iniziative per la consapevolezza e l’applicazione delle norme, e mette anche a disposizione di tutti Agorateka, il portale europeo dei contenuti online che aiuta gli utenti a trovare e a identificare contenuti legali legittimi. Maggiori informazioni al riguardo, compreso il rapporto completo, sono reperibili a questo link.
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