Dopo la Camera dei Rappresentanti USA e la Commissione europea, ora anche in Italia sembra stia avanzando l’ipotesi di un blocco nei confronti di TikTok, il social media considerato alla stregua di una emanazione del governo di Pechino. Una notizia che non solo sarà accolta non favorevolmente da ByteDance, l’azienda che gestisce l’app, ma la quale potrebbe comportare una notevole crepa nei rapporti tra Italia e Cina. Il gigante orientale, infatti, ha già fatto capire a chiare lettere di non gradire quanto sta accadendo, vietando alle aziende locali rapporti coi funzionari di quattro aziende di revisione contabile occidentali: KMPG, Deloitte, PWC ed Ernst & Young. Un destino che presto potrebbe toccare anche alle aziende italiane, sotto forma di ritorsione.

TikTok; cosa sta accadendo

Secondo le notizie riportate dal quotidiano La Repubblica, anche l’Italia starebbe valutando l’opportunità di misure restrittive nei confronti di TikTok. L’indiscrezione arriva a poche ore di distanza dalla decisione presa dall’UE, che ha proibito ai funzionari della Commissione di utilizzare l’app sui propri dispositivi.

È stato il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, a lasciare intendere che il governo guidato da Giorgia Meloni potrebbe aprire un vero e proprio dossier relativo al social media orientale. L’intento sarebbe quello di capire cosa fare e le eventuali sanzioni da applicare, tra le quali rientrerebbe proprio quella relativa al blocco di TikTok sui dispositivi dei dipendenti ministeriali.

Lo stesso Zangrillo ha anche lasciato intendere che della questione si sta discutendo da qualche giorno, anche se ancora non sono emerse novità in tal senso. Secondo il ministro, proprio il fatto che al suo ministero facciano riferimento circa 3,2 milioni di lavoratori lo coinvolge direttamente, anche se il soggetto più indicato per decidere in tal senso sarebbe il Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica).

TikTok: è già in atto un’indagine conoscitiva

Occorre peraltro sottolineare che già dall’inizio dell’anno il Copasir stesso ha disposto un’indagine conoscitiva nei confronti di TikTok. A darne notizia era stata sempre La Repubblica, pubblicando alcune indiscrezioni rilasciate da una fonte interna della stessa commissione bicamerale.

L’app cinese è ormai da tempo nel mirino di vari governi, a partire da quello indiano, che ne ha disposto il bando per tutti lungo il territorio nazionale. Mentre si è limitato al bando sui dispositivi governativi quello di Taiwan.

L’accusa mossa nei confronti del social media di ByteDance è che potrebbe consegnare i dati dei suoi utenti al governo di Pechino, permettendo quindi di controllarli in qualche modo. A muoverla è stata Elaine Fox, responsabile europea della privacy di TikTok. Secondo lei i dipendenti cinesi dell’azienda avrebbero libero accesso ai dati dei cittadini europei, quindi anche dei nostri connazionali.

All’epoca Bytedance rispose che era sua intenzione aprire dei centri per il trattamento dei dati, il primo dei quali a Dublino, in Irlanda, denominato European Transparency and Accountability Centre, è già stato ultimato. Proprio nei giorni passati la società orientale ha annunciato che ad esso se ne aggiungeranno presto altri due, di cui uno sempre in Irlanda. L’annuncio è stato pubblicato sul blog aziendale ed è subito stato chiaro che era una risposta indiretta a quanto stava montando anche a livello UE. A quanto sembra, però, tale annuncio non è servito a molto, almeno per il momento.

TikTok e l’Italia

In Italia ammonterebbe a circa 14 milioni il numero di coloro che hanno provveduto a montare TikTok sul proprio smartphone o dispositivo analogo, quindi quasi un decimo dell’utenza complessiva vantata dal social in Europa.

Un numero tale da spingere già il governo guidato da Giuseppe Conte ad aprire un’indagine conoscitiva, nel 2020, la quale venne affidata all’AISE (Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna) e al DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza).

Nello stesso 2020 anche il Garante per la Privacy si mosse per richiedere al Comitato europeo per la protezione dei dati personali di attivarsi per cercare di capire i pericoli per la privacy dei minori iscritti a TikTok.

Alla fine di quelle indagini venne chiesto a ByteDance di verificare in maniera stringente l’effettiva età dei suoi iscritti. Resta ora da vedere se il governo italiano vorrà adeguarsi alla linea di scontro che sembra ormai essere stata adottata dall’UE, o se proverà invece a varare una linea autonoma, in un momento in cui il Made in Italy continua a crescere in Cina. Un dato di cui Roma dovrà tenere conto, alla luce della durezza della risposta di Pechino nei confronti delle quattro aziende sanzionate di recente e ricordate all’inizio, con conseguente perdita di 3 miliardi di euro in termini di fatturato.

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