Dopo Tesla, un altro grande marchio dell’automotive sembra intenzionato a sfruttare al massimo i sussidi messi in campo dall’amministrazione Biden al fine di attrarre aziende straniere e creare nuovi posti di lavoro lungo il territorio degli Stati Uniti. Si tratta di Toyota, che vanta del resto già una testa di ponte importante lungo il territorio statunitense.
La casa giapponese, infatti, ha annunciato che il suo stabilimento del Kentucky, il più grande a livello globale, produrrà veicoli green a partire dal 2025. Ennesima conferma della validità dell’Inflaction Reduction Act e della sua pericolosità per i Paesi che non intendono prendere in considerazione aiuti di Stato a difesa della propria industria. Un orientamento il quale, però, rischia di rivelarsi controproducente alla luce della situazione reale.

Toyota: la produzione di auto elettriche avverrà negli Stati Uniti

A dare la notizia relativa all’intenzione di approfittare degli aiuti di Stato messi in campo dagli Stati Uniti è stato Koji Sato, il nuovo numero uno dell’azienda al posto di Akio Toyoda. In tal modo il nuovo presidente ha ufficializzato la voglia di recuperare posizioni in un settore ormai chiave come quello delle auto elettriche, in cui prevedibilmente si giocherà la partita nel futuro per la supremazia nel settore dell’automotive.

Occorre sottolineare che se Toyota rappresenta ancora il leader a livello mondiale del comparto, il brand nipponico è abbastanza debole per quanto riguarda i modelli green. Nel corso dell’ultimo anno ha infatti venduto 24mila esemplari, una cifra praticamente irrisoria a fronte degli 1,3 milioni di BEV venduti da Tesla, dei 900mila del produttore cinese BYD e del mezzo milione totalizzato dal gruppo Volkswagen.

Numeri che sono con tutta evidenza da ricondurre alla strategia messa in campo da Toyota, la cui intenzione è di arrivare all’elettrico puro con una certa gradualità. Una strategia la quale, però, ora deve essere parzialmente modificata per non accumulare un eccessivo ritardo nei confronti della concorrenza più agguerrita. La decisione di approfittare dell’Inflaction Reduction Act sembra studiata proprio per questo.

Il piano della casa orientale per lo stabilimento del Kentucky prevede che sfruttando le agevolazioni fiscali il sito sia oggetto di un aggiornamento teso a portare la sua capacità di produrre SUV green entro il 2025 a quota 10mila. Già nell’anno successivo, però, il numero dei veicoli elettrici dovrebbe salire a 200mila all’anno. Proprio questi modelli, infatti, a differenza di Camry, RAV 4 e Lexus ES, potranno usufruire dello sconto fiscale pari a 7500 dollari per modello, come accadrà del resto per tutte le auto a zero emissioni prodotte negli Stati Uniti.

Le tappe previste da Toyota per l’auto green

In pratica, proprio grazie ai soldi statunitensi Toyota potrà conferire una maggiore rapidità di passo al suo piano per l’elettrificazione della produzione. Un piano il quale si presenta ambizioso, dall’alto dei 3,5 milioni di modelli green che dovrebbe essere in grado di vendere ogni anno, a partire dal 2030.

All’interno di questo piano è peraltro previsto lo sviluppo di una piattaforma esclusivamente rivolta a questo genere di vetture. A rivelarlo è stato Asahi Shimbum, un giornale giapponese considerato tra i più informati per questo particolare ambito. La nuova architettura dovrebbe essere piatta, come una sorta di skateboard, e ideata nel preciso intento di conseguire un più facile montaggio delle batterie, un miglioramento nell’efficienza delle vetture e risparmi in termini di costi.

La sua adozione dovrebbe essere in grado di dare un nuovo passo al marchio nipponico e aiutarlo a installarsi al meglio delle sue potenzialità nel segmento produttivo sul quale si giocherà a partire dal 2035 la vera battaglia per conseguire la leadership a livello mondiale.

Toyota intende produrre in autonomia le sue batterie

Altro punto fondamentale nella strategia Toyota è poi la produzione in autonomia delle batterie. Per avviarla in Giappone e negli Stati Uniti, l’azienda ha stanziato circa 730 miliardi di yen, il corrispettivo di 5,5 miliardi di euro. In tal modo potrebbe essere possibile avviare il processo tra il 2024 e il 2026, arrivando a 40Gwh all’anno. Oltre la metà dell’investimento sarà destinato al sito di Himeji, per potenziarlo, e ad altre realtà disseminate lungo il territorio nipponico. Circa 2,5 miliardi di euro saranno invece destinati al potenziamento della Toyota Battery Manufactoring, dislocata nella Carolina del Nord.

In questo caso l’obiettivo indicato è l’autonomia nella produzione, un traguardo che sembra ormai ineluttabile per le case che vorranno contendersi la supremazia globale. Non a caso Tesla sta cercando di acquistare Sigma Lithium, in Brasile, per assicurarsi la sicurezza nell’approvvigionamento del litio a prezzi ragionevoli.

Una strategia dunque ambiziosa ed evidentemente rivolta a raggiungere il vero obiettivo della casa, ovvero il conseguimento della neutralità carbonica entro il 2040. Per riuscirci, gli aiuti statali statunitensi rappresentano di conseguenza un tassello estremamente importante in un puzzle abbastanza complesso.

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