Il momento abbastanza complicato dell’economia sta spingendo anche le Big Tech, le grandi aziende tecnologiche, a mettere in campo processi di razionalizzazione dei cosi, tesi ad affrontare meglio una situazione che rischia di sfuggire di mano. L’ultima a muoversi in tal senso è Microsoft, che ha deciso di seguire l’esempio di Meta e chiudere la divisione che aveva sin qui porta avanti i lavori dedicati al metaverso. Andiamo quindi a vedere meglio cosa sta accadendo in queste ore.

Microsoft e metaverso: cosa sta accadendo

Microsoft ha deciso di chiudere Industrial Metaverse Core, la divisione interna dedicata alla realtà virtuale e aumentata la quale era stata creata appena quattro mesi fa. Una decisione che comporta la perdita del posto di lavoro per circa 100 dipendenti i quali avevano portato avanti i progetti ad essa collegati, sino a questo momento.

Industrial Metaverse Core, in particolare, si era incaricato di costruire interfacce per i sistemi di controllo operativi nelle centrali elettriche e nelle reti di robotica e trasporto. La decisione presa al riguardo ricalca quella presa di recente da Meta e conferma come se si parli molto di metaverso, in realtà al momento c’è poco di concreto e, soprattutto, in grado di apportare entrate di rilievo al bilancio aziendale.

La decisione di Microsoft di chiudere il team del metaverso è abbastanza contraddittoria, considerato come l’azienda abbia mostrato un certo entusiasmo iniziale per questo particolare ambito, dopo aver portato avanti per anni i lavori dedicati alla realtà mista, con il suo dispositivo HoloLens. Un interesse confermato da Satya Nadella, il CEO di Microsoft, il quale ha indicato per tempo i vantaggi del metaverso. Tutto ciò, però, non è bastato di fronte all’incombere di una situazione economica la quale sembra complicata da affrontare senza un taglio di rami secchi o, comunque, per ora non remunerativi. Come appunto Industrial Metaverse Core.

Microsoft sembra intenzionata a concentrare i suoi sforzi sull’intelligenza artificiale

La decisione in questione arriva in un momento abbastanza particolare per la casa di Redmond. Nel corso delle ultime settimane ha infatti fatto parlare i media soprattutto per lo stringersi dei rapporti con OpenAI, ovvero l’azienda che si è ricavata grande notorietà per il lancio di ChatGPT, il chatbot imperniato sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

In particolare, Microsoft ha deciso di integrare il programma all’interno dei suoi prodotti commerciali, a partire da Bing. Una decisione che ha scatenato una sorta di guerra, tanto da spingere Google a rispondere con Bard, il suo bot che è stato presentato da poche ore. Una presentazione la quale è stata però giudicata deludente dal mercato, tanto che le azioni di Big G sono scese del 7%, segno evidente che gli investitori hanno ritenuto insufficiente la risposta a ChatGPT.

Anche altre aziende hanno a loro volta deciso di rispondere a Microsoft, a partire dai due giganti cinesi Baidu e Alibaba. Entrambe hanno annunciato i loro piani nell’intelligenza artificiale, riportando al contrario l’appoggio degli investitori, con una notevole crescita dei rispettivi titoli sui mercati azionari. Una risposta che potrebbe letteralmente infiammare il mercato, con l’arrivo di una lunga serie di applicazioni commerciali fondate sull’AI.

Le Big Tech continuano a licenziare

Con la fine dell’esperienza di Industrial Metaverse Core altri cento lavoratori si trovano costretti a cercarsi un nuovo impiego, in un momento in cui il mercato del lavoro mostra qualche problema ad assorbire questa particolare manodopera.

Proprio le grandi aziende tecnologiche hanno infatti dato vita nel corso delle ultime settimane ad una vera e propria ondata di licenziamenti, che sta peraltro proseguendo a ritmo intenso in queste ore. Basti pensare ai tagli effettuati da Elon Musk, che ha praticamente congedato l’80% della forza lavoro di Twitter, oppure agli oltre diecimila dipendenti congedati dalla stessa Microsoft. Ad essi vanno poi aggiunti i 18mila lavoratori licenziati da Amazon, i 12mila di Alphabet e i 1200 di Snap. In pratica proprio questo settore ha contribuito in larghissima parte ai licenziamenti degli ultimi mesi.

La speranza è naturalmente che questa ondata abbia una funzione positiva, permettendo alle aziende di resistere meglio ai venti di crisi. Va peraltro sottolineato come il governo statunitense si stia muovendo per cercare di attrarre imprese dall’estero, con una politica di agevolazioni che è stata indicata come estremamente aggressiva dagli imprenditori esteri che sono stati interpellati al proposito. Un ritorno al protezionismo che potrebbe aprire un nuovo fronte, stavolta rivolto contro l’UE.

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