Negli ultimi tempi molte persone si sono appassionate sempre più a ciò che sta intorno a noi, intorno al nostro pianeta; sono mesi che il telescopio James Webb ci regala immagini mozzafiato dello spazio profondo, così come sono mesi che la NASA attira a sé schiere di appassionati, principalmente grazie alle vicende della missione Artemis 1. Alcuni di voi ieri sera potrebbero aver seguito in parte o totalmente la diretta dell’agenzia, che ha seguito passo passo l’ammaraggio della navicella Orion tornata sulla Terra; per chi se la fosse persa, ecco cosa c’è da sapere.

La missione Artemis 1 è stata un successo, Orion ammara nell’Oceano Pacifico

Ieri sera, alle 18:40 ora italiana, la navicella spaziale Orion della NASA è ammarata a ovest della Baja California, nell’Oceano Pacifico, dopo aver viaggiato per più di 1,4 milioni di miglia fino alla Luna e ritorno.

La missione, dopo vari rinvii dovuti a diverse problematiche occorse, era iniziata il 16 novembre, con il lancio del razzo Space Launch System (SLS) dal Kennedy Space Center della NASA in California, e si è conclusa circa 25 giorni dopo con l’ammaraggio di ieri sera. L’amministratore della NASA Bill Nelson ha così commentato:

L’ammaraggio della navicella Orion – avvenuto 50 anni dopo dello sbarco sulla Luna dell’Apollo 17 – è il coronamento di Artemis I. Dal lancio del razzo più potente del mondo all’eccezionale viaggio intorno alla Luna e ritorno sulla Terra , questo test di volo è un importante passo avanti nella generazione Artemis dell’esplorazione lunare. Non sarebbe possibile senza l’incredibile team della NASA. Per anni, migliaia di individui si sono riversati in questa missione, che sta ispirando il mondo a lavorare insieme per raggiungere coste cosmiche incontaminate. Oggi è una grande vittoria per la NASA, gli Stati Uniti, i nostri partner internazionali e tutta l’umanità.

Nel corso della missione la navicella Orion ha effettuato due passaggi ravvicinati, sorvolando la Luna ad una distanza di circa 80 miglia dal suolo, regalandoci anche alcune immagini tra cui un bellissimo selfie.

Durante le fasi di rientro, poco prima di entrare nell’atmosfera terrestre, Orion si è separata dal modulo di servizio, ovvero la centrale propulsiva fornita dall’Agenzia Spaziale Europea; durante il rientro la navicella ha brillantemente sopportato temperature di circa 5.000 gradi Fahrenheit (la metà della temperatura sulla superficie del Sole), rallentando la propria corsa prima di ammarare. La navicella ha inoltre stabilito il record di distanza percorsa da un veicolo spaziale, progettato per trasportare esseri umani, precedentemente stabilito durante l’Apollo 13.

splashdown navicella Orion missione Artemis 1

L’entusiasmo dell’agenzia spaziale americana traspare dalle dichiarazioni dei vari responsabili del progetto, che già guardano al futuro con le prossime missioni Artemis:

Orion è tornato dalla Luna ed è tornato sano e salvo sul pianeta Terra. Con lo splashdown abbiamo operato con successo Orion nell’ambiente dello spazio profondo, dove ha superato le nostre aspettative, e ha dimostrato che Orion può resistere alle condizioni estreme del ritorno attraverso l’atmosfera terrestre dalle velocità lunari.

Con Orion tornato sano e salvo sulla Terra, possiamo iniziare a vedere la nostra prossima missione all’orizzonte che porterà l’equipaggio sulla Luna per la prima volta come parte della prossima era di esplorazione. Questo dà inizio al nostro percorso verso una cadenza regolare di missioni e una presenza umana sostenuta sulla Luna per la scoperta scientifica e per prepararci alle missioni umane su Marte.

In seguito al buon esito dell’ammaraggio, per circa due ore sono stati eseguiti test e verifiche in mare aperto, volti a raccogliere ulteriori dati sulla navicella, in particolare sulle sue proprietà termiche dopo aver sopportato il calore bruciante del rientro attraverso l’atmosfera terrestre. Dopo aver scattato una serie di immagini della superficie di Orion, sono iniziate le operazioni di recupero.

Con l’ausilio di personale subacqueo, la navicella Orion è stata trainata a bordo della USS Portland, dove è stata alloggiata in una culla, appositamente progettata, all’interno del ponte della nave; alle operazioni di recupero hanno partecipato specialisti anfibi della Marina, specialisti meteorologici della Space Force, ingegneri e tecnici del Kennedy Space Center in Florida, del Johnson Space Center di Houston, della Lockheed Martin Space Operations, nonché risorse provenienti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

La USS Portland dovrebbe raggiungere la costa il 13 dicembre, mentre le operazioni di scarico di Orion sono previste per il 15 dello stesso mese; in seguito la navicella verrà portata al Kennedy Space Center, dove sarà sottoposta a test e analisi nel corso di diversi mesi.

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