Google si appresta a lanciare un servizio di motore di nodi basato su cloud rivolto per ora agli sviluppatori e ai progetti di Ethereum. Il nome del servizio è Cloud Node Engine e l’offerta dell’azienda è sotto forma di un servizio completamente gestito, ovvero tale da non presupporre la formazione di una squadra di tecnici all’interno dell’azienda al fine di mantenere o monitorare i propri nodi. Sarà Google, stando almeno a quanto affermato durante la presentazione, a monitorare attivamente i nodi e a riavviarli una volta che dovesse essere appurato il sorgere di un problema.

Il Cloud Node Engine provvede anche a includere una serie di funzionalità di sicurezza come Cloud Armor, progettato nel preciso intento di prevenire attacchi denial-of-service (DDos), i quali vengono portati avanti di solito con l’invio di spam con conseguente rallentamento delle reti attaccate.

Google afferma che i suoi nodi usufruiranno anche di un firewall VPC, il quale permette agli utenti di personalizzare il tipo di autorizzazioni che desiderano utilizzare. I clienti, inoltre, possono anche scegliere dove distribuire da un punto di vista geografico i loro nodi.

Occorre a questo punto ricordare che proprio i nodi, contenitori che hanno il compito di eseguire il codice necessario al funzionamento delle blockchain utilizzate in ambito crypto, rappresentano un elemento essenziale in quello che viene definito Web3, ovvero il futuro di Internet. Sono considerati necessari per il corretto funzionamento di reti come Ethereum, tra le altre, e maggiore è la loro quantità, più la rete interessata consegue livelli maggiori in termini di decentralizzazione, scalabilità e sicurezza.

L’annuncio di Google prelude ad un impegno sempre maggiore nel Web3?

L’annuncio arrivato da Mountain View ha destato naturalmente grande curiosità tra gli addetti ai lavori, in quanto è da molti considerato il primo passo verso un impegno sempre maggiore dell’azienda nel cosiddetto Web3. A confermare questa tesi è anche il precedente annuncio fatto da Richard Widmann, Head of Web3 Strategy di Google, nel corso della conferenza Mainnet, relativo alla costruzione di un ponte gigante cui sarebbe affidato il compito di collegare l’industria tecnologica tradizionale e il Web3, offrendo proprio servizi basati su cloud.

James Tromans, direttore di Cloud Web3 di Google, si è invece incaricato di rispondere alla domanda se il Cloud Node Engine potrebbe rivelarsi un valido aiuto nell’intento di prevenire le interruzioni della rete. Rispondendo tramite posta elettronica all’interrogativo rivoltogli da Decrypt ha affermato che le interruzioni possono verificarsi per una serie di motivi diversi. Nelle situazioni in cui l’infrastruttura sottostante è difettosa, proprio grazie all’offerta di un’infrastruttura di nodi di alta qualità come quella rappresentata da Google Cloud si apre la possibilità di abbattere le probabilità che gli utenti finali subiscano interruzioni del servizio.

Al tempo stesso, la sicurezza generale di una rete può essere implementata con un aumento del numero dei nodi. Ove il numero complessivo si attesti nell’ordine delle migliaia, sempre secondo Tromans, diventerebbe più facile avere un efficace backup nel caso in cui i nodi dovessero riscontrare problemi tecnici o venissero comunque chiusi.

Come abbiamo già ricordato, al momento del lancio, il Cloud Node Engine di Google supporta esclusivamente la rete di Ethereum. L’azienda non nasconde però l’ambizione di espandere il suo servizio ad altre reti che dovessero farne richiesta nell’immediato futuro. A ricordarlo è stato ancora Tromans, riconoscendo che altre blockchain stanno guadagnando slancio e si stanno imponendo all’attenzione generale.

L’annuncio di Google non rappresenta una novità assoluta

La notizia relativa al Cloud Node Engine non rappresenta una vera e propria sorpresa, ma può anzi essere considerato il logico epilogo dell’annuncio fatto all’inizio dell’anno e relativo alla formazione di un team dedicato allo sviluppo di risorse digitali e servizi Web3 basati su cloud.

Nel mese di gennaio proprio Google aveva definito la tecnologia blockchain alla stregua di una “eccezionale innovazione”. Tanto da esternare il suo intento di formare validatori di nodi in grado di rivelarsi una preziosa risorsa per le reti di Bitcoin, Ethereum, Dogecoin e Polygon, ma non solo.

Al tempo stesso occorre però sottolineare come proprio il lancio di questo servizio vada a confermare i timori crescenti su una possibile centralizzazione in ambito Web3, la quale avverrebbe sotto la spinta delle grandi aziende. Proprio Widmann si è detto consapevole dei timori al proposito, aggiungendo però che Google non avrebbe intenzione di conseguire una rendita di posizione in questo settore. Aggiungendo che nel caso in cui questo dovesse accadere proprio lui sarà il primo a denunciare l’emergere di un problema in tal senso. Rassicurazione che, però, non sembra in grado di attenuare la preoccupazione emersa da più parti.

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