La vera e propria gelata che ha colpito il settore delle criptovalute ha eroso grandi quantitativi di denaro investiti dai trader e seminato non pochi dubbi tra chi è solito farlo. In particolare, stando ad alcuni rapporti, gli investitori meno preparati e più portati a reagire di fronte ai richiami di un mercato rialzista hanno pensato bene di abbandonare il campo, ritenendo troppo rischioso il restarci.

I ripetuti crac che hanno interessato realtà come Terra (LUNA), Three Arrows Capital (3AC), Voyager e Celsius sono destinati a restare alla stregua di un convitato di pietra in un mercato che sin dagli inizi dell’avventura si è mostrato non solo agitato, ma anche esposto alle scorrerie di attori sin troppo disinvolti, coi risultati che sono stati toccati con mano da un gran numero di trader nel corso degli ultimi mesi.

Nel corso degli ultimi giorni, però, da più parti si è iniziato ad affermare una certa fiducia in una prossima inversione della tendenza. Ove ciò avvenisse si confermerebbe l’analogia tra il crypto winter e lo scoppio della bolla dot.com all’inizio del millennio, quando un gran numero di aziende tecnologiche furono travolte da una vera e propria ondata di panico. Il risultato di quella crisi fu l’emersione delle aziende più innovative e forti, a partire da Amazon, con la conseguente chiarificazione del quadro.

Se le quotazioni di Bitcoin e token alternativi continuano ad essere molto lontane dai massimi storici, occorre però sottolineare che, al contrario, l’adozione di massa delle criptovalute sta prendendo sempre più piede. Non solo i consumatori sono più propensi ad utilizzarle per i pagamenti digitali, ma anche le aziende dichiarano il loro interesse per gli asset virtuali, a partire da quelle bancarie.

L’ultima notizia in tal senso arriva dagli Stati Uniti, ove la Sullivan Bank del Missouri ha deciso di integrare BTC ed Ethereum e consentire alla sua clientela di farne regolare compravendita, oltre che detenere i token acquistati. L’opzione è il risultato di una collaborazione intrapresa con Bakkt Holding Inc., al fine di sfruttare Bakkt® Crypto Connect per il trading in questione. Il risultato pratico di tutto ciò sarà la possibilità per gli utenti di acquistare, vendere e detenere valuta virtuale per poi poterne visualizzare il saldo tramite un accesso semplificato sul proprio conto corrente. Il tutto mediante l’utilizzo di una sola app.

L’adozione globale delle criptovalute è ancora in fase di accelerazione

La notizia relativa alla Sullivan Bank sembra confermare la fase di accelerazione per quanto riguarda l’adozione globale degli asset virtuali. Sono sempre di più le aziende di ogni tipo che si rivolgono a BTC e Altcoin come strumento di pagamento o asset teso a diversificare il proprio portafogli d’investimento. Basti pensare in tal senso alla decisione di acquistare Bitcoin da parte di Tesla, per capire come le imprese non abbiano alcuna paura della proverbiale volatilità dell’icona crypto.

Non solo le aziende, ma anche gli Stati si rivolgono con sempre maggiore frequenza alle criptovalute. Se El Salvador ha aperto la strada con la Bitcoin Law, che ha in pratica affermato il corso legale della creazione attribuita a Satoshi Nakamoto, altri Paesi hanno già da tempo deciso di sfruttarne le caratteristiche per svariati motivi. In particolare, il Venezuela ha puntato con grande forza sul Petro, prima crypto di Stato garantita dalle risorse minerarie e petrolifere del Paese, sotto l’impulso del presidente Nicholas Maduro. Mentre anche la Colombia sembra a sua volta intenzionata a fare leva sugli asset digitali per combattere l’evasione fiscale, come dichiarato dal nuovo presidente Gustavo Petro.

Ancora più rilevante potrebbe poi rivelarsi la notizia proveniente dal Sud Est asiatico, ove Singapore sembrerebbe pronta ad adottare il Bitcoin. Si tratta di un evento estremamente importante, alla luce della reputazione internazionale della città-Stato posizionata nella parte meridionale della Malesia, che non a caso attrae rilevanti quantità di capitale internazionale. L’adozione di un quadro normativo sempre più stringente e l’utilizzo di BTC nei pagamenti sembra infatti preludere chiaramente ad un ruolo sempre più forte dell’innovazione finanziaria all’interno del Paese.

Bitcoin per i prestiti universitari negli Stati Uniti, una proposta che fa discutere

Ancora dagli Stati Uniti arriva poi un’altra notizia che fa capire come nonostante il crypto winter il denaro digitale stia acquistando sempre più popolarità presso opinione pubblica e consumatori. Secondo Dennis Porter, CEO dell’organizzazione no-profit Satoshi Action Fund, il modo per risolvere il problema relativo ai prestiti universitari potrebbe arrivare proprio dalla regina delle criptovalute.

Secondo Porter, infatti, il governo potrebbe dare 10mila dollari in BTC ad ogni debitore e bloccarli all’interno di uno smart contract per un periodo di dieci anni. La proposta è stata avanzata in alternativa al piano annunciato da Joe Biden il quale mira a cancellare il debito fino a 20mila dollari per i milioni di americani i quali hanno ricorso al prestito universitario per concludere gli studi e molto spesso non sanno come ripagare il debito contratto.

La proposta è stata oggetto di aspre critiche, proprio per l’evocazione di quei contratti intelligenti che sono considerati una prerogativa della blockchain rivale di Bitcoin, ovvero Ethereum. Per Porter è stato abbastanza facile ribattere che il blocco di Bitcoin su uno smart contract è esattamente il fulcro su cui si si basa il Lighting Network.

La polemica ha assunto toni abbastanza aspri, ma resta il fatto che la proposta di Porter non suona per nulla assurda, alla luce del fatto che proprio l’icona crypto è ormai considerata alla stregua di oro digitale e come un vero e proprio argine all’inflazione. Proprio a proposito di quest’ultima questione, però, occorre sottolineare che secondo Anthony Scaramucci la precondizione perché BTC possa fare realmente da scogliera contro l’infuriare dell’inflazione è la sua adozione da parte di miliardi di persone, in ogni parte del globo. Un’ipotesi al momento lontana, ma che potrebbe non esserlo più nel futuro.

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