Tesla ha annunciato di aver venduto il 75% dei suoi Bitcoin, ricavando dall’operazione circa 936 milioni di dollari. Una notizia la quale pur importante, non desta eccessivo stupore alla luce dei continui crolli del mercato crypto, anche se la spiegazione data dall’azienda fa riferimento ad una situazione diversa e del tutto specifica.

La motivazione data da Tesla indica infatti nella particolare situazione cinese il motivo della vendita. In particolare a preoccupare è la situazione sanitaria del gigante orientale, con il Covid ancora in agguato, tanto da spingere le autorità locali a optare per lunghi lockdown, per non dare modo al coronavirus di tornare a provocare danni ingenti alla salute dei cittadini cinesi.

Ad essere coinvolto in queste decisioni è stato anche lo stabilimento di Shangai, ove Tesla assembla alcuni dei suoi modelli, con un notevole danno finanziario. Proprio per cercare di porre rimedio alla voragine creata da questa situazione, l’azienda ha quindi pensato di dismettere larga parte dei Bitcoin detenuti, nonostante una quotazione al momento molto lontana dai massimi storici toccati dall’icona crypto.

I ripetuti cambi di orientamento di Elon Musk su Bitcoin

Il rapporto tra Elon Musk e il Bitcoin va avanti ormai da tempo tra alti e bassi. La regina delle criptovalute è stata più di una volta incensata dal fondatore di Tesla, tanto da essere aggiunta alle possibilità di pagamento offerte dall’azienda di auto elettriche nel marzo del 2021. Un annuncio salutato con comprensibile soddisfazione dai criptofans, in quanto considerata una sorta di legittimazione per gli asset virtuali.

Quando però era tornata d’attualità la polemica sulla dannosità ambientale di BTC, il marchio aveva deciso di ascoltare le preoccupazioni degli ambientalisti, estromettendo il token dai suoi pagamenti. Una mossa la quale aveva provocato non poche rimostranze, derivanti dal fatto che nelle ore successive all’annuncio il prezzo di Bitcoin aveva lasciato il 17% sul terreno.

Proprio per cercare di affrontare il problema, l’uomo più ricco del mondo aveva in seguito cercato di promuovere un mining più ecosostenibile, promuovendo il Bitcoin Mining Council, l’associazione che vede la presenza di molte personalità di primo piano del settore e la quale si prefigge di attenuare i danni ambientali ad esso collegati.

Proprio nei giorni successivi a quell’evento, peraltro, Elon Musk aveva annunciato che Tesla non avrebbe mai venduto gli asset virtuali che aveva acquistato. Un annuncio il quale, però, è stato smentito ancora una volta da quanto accaduto.

Tesla conserva i suoi Dogecoin

Occorre anche sottolineare che nell’annunciare la vendita, il direttore finanziario Zachary Kirkhorn, nel corso di una call con gli investitori, ha voluto aggiungere che questo evento non deve essere interpretato alla stregua di un giudizio su Bitcoin. Anzi, in futuro Tesla potrebbe anche tornare ad investire sul token ove ne ravvisasse l’effettiva utilità.

Altra nota interessante, a margine di quanto accaduto, è poi quella relativa ai Dogecoin detenuti dall’azienda, i quali sono stati risparmiati dalla dismissione in atto. In questo caso sembra che il vecchio amore tra Musk e il celebre meme coin abbia resistito alle necessità finanziarie indotte dalla difficile situazione dello stabilimento di Shangai.

Con la vendita del 75% dello stock precedentemente detenuto, ora il valore in termini di asset virtuali di Tesla è attestato a circa 218 milioni di dollari. Naturalmente si tratta di un valore riferito alle quotazioni attuali, le quali sono molto lontane dai massimi storici del settore. La speranza dei vertici aziendali è che i token rimasti riprendano ad acquistare valore, anche se le previsioni di breve termine non sembrano in grado di avvalorarla.

Occorre anche segnalare che la vendita massiccia operata da Tesla non ha impattato in maniera particolarmente significativa sulla quotazione di Bitcoin. Dopo un momento di sbandamento, infatti, l’icona creata da Satoshi Nakamoto è tornata ad un andamento più o meno regolare.

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