Il clamoroso crollo di Terra sembra destinato a imprimere una forte accelerazione alla discussione in atto sulle criptovalute. Basta in effetti dare un’occhiata alle dichiarazioni rilasciate alla Reuters da Francois Villeroy de Galhau, presidente della Banca Centrale di Francia, per capire meglio cosa sta accadendo in queste ore.

Secondo Villeroy de Galhau, infatti è probabile che la regolamentazione del settore possa essere discussa nel corso della riunione dei capi finanziari del Gruppo dei Sette in programma questa settimana in Germania. Parole che si sono aggiunte a quelle espresse nel corso di una conferenza sui mercati emergenti tenutasi a Parigi, in cui ha appunto indicato gli eventi più recenti alla stregua di un campanello d’allarme.

Non è mancato poi un accenno al Markets in Crypto Assets, il nuovo regolamento cui dovrebbero attenersi i mercati in tema di criptovalute, che è ormai in fase di definizione presso il Parlamento di Strasburgo, del quale con ogni probabilità si parlerà diffusamente anche nel corso dell’incontro tedesco.

Cosa prevede il programma del G7

Il G7 Finance Track, questo il nome della riunione in programma a Bonn e Königswinter, vedrà protagonisti i ministri delle finanze e dei banchieri centrali di Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia, Italia e Regno Unito. Si terrà sino al 20 maggio e i suoi lavori saranno presieduti dal ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, e dal presidente della Deutsche Bundesbank Joachim Nagel.

Al suo centro saranno poste le questioni e le sfide attuali di politica finanziaria, anche se la sua portata sarà inevitabilmente ridotta dall’assenza di Russia e Cina e dal fatto che ormai gli equilibri anche finanziari si stanno spostando in maniera sempre più notevole dopo il varo del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l’accordo economico-commerciale tra i 10 Paesi dell’ASEAN, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda, firmato il 15 novembre del 2020 dopo ben otto anni di negoziati.

Tra i temi all’ordine del giorno ci saranno in particolare:

  • la ripresa economica sostenibile dagli effetti della pandemia di Covid ancora in atto;
  • il rafforzamento della stabilità finanziaria e delle economie nazionali in modo da poter far fronte in maniera più proficua ad eventuali crisi future;
  • i prossimi processi di trasformazione imposti dall’avanzata della digitalizzazione e dall’esigenza di conseguire la neutralità climatica.

Se queste rappresentano le maggiori priorità, nel corso del G7 saranno affrontate anche altre questioni importanti, come quelle relative alla politica commerciale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e alle attività multilaterali delle banche per favorire uno sviluppo più armonico.

Il MiCA potrebbe essere oggetto di ridefinizione

Proprio la nuova proposta di regolamentazione dell’Unione Europea dedicata agli asset crypto potrebbe essere la prima a risentire degli eventi che hanno portato al crollo di Terra e alla crisi ormai evidente delle stablecoin (criptovalute ancorate ad asset reali). Se è vero che l’implosione di UST non ha generato almeno per ora un impatto reale sui mercati finanziari tradizionali, ammontano a ben 17 i miliardi persi dagli investitori con il suo crash.

Sembra difficile che un dato di questo genere possa essere ignorato nelle fasi che porteranno al varo definitivo del regolamento. Già molti politici statunitensi avevano messo in guardia dai pericoli collegati al peg delle stablecoin, ovvero all’ancoraggio a beni reali (in molti casi il dollaro statunitense), evidenziati nel corso degli ultimi giorni. Dopo il crollo di Terra, infatti, anche Tether ha avuto problemi a mantenere la sua quotazione prossima al dollaro, lasciando sul mercato 7 miliardi di dollari.

In questa vicenda, però, c’è un altro aspetto il quale va ben oltre la questione del depegging, come è stato sottolineato da un analista DeFi, Onchain Wizard. Proprio lui, infatti, ha affermato su Twitter che Terra non è fallita, ma è stata fatta fallire, che è cosa ben diversa. Secondo lui, il problema non deriva dall’ancoraggio (peg), bensì da una lucida strategia finanziaria che noi italiani dovremmo conoscere bene, ovvero il metodo Soros.

Il riferimento è all’ormai celebre attacco del magnate di origini ungheresi a lira e sterlina, avvenuto nel 1992, quando Soros agì allo scoperto contro le due valute, provocandone il crollo. La lira, in particolare, vide la sua quotazione scendere del 32%, costringendo il governo guidato da Giuliano Amato al prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini italiani. Un evento che ha segnato profondamente l’immaginario collettivo e che viene spesso citato per il clamore suscitato, anche nell’ottica di porre le basi perché non possa più ripetersi.

Negli Stati Uniti c’è già la proposta di legge sulle stablecoin

Il problema che pone la vicenda di Terra, è quindi molto seria. Se già i mercati finanziari tradizionali sono volatili per definizione, quello crypto lo sono ancora di più. È vero che si tratta in fondo di denaro privato, ma perché aprire un nuovo fronte di guerra in un momento in cui le crisi si accumulano, mettendo a repentaglio l’economia mondiale?

Dal 2008 in avanti già è stato necessario fare fronte alla crisi originata dallo scoppio della bolla dei mutui Subprime e da quella scatenata dall’arrivo del Covid. Perché dare modo ai predoni degli hedge fund di avere un ulteriore mercato da devastare per fare soldi? Si tratta di temi ad ampio spettro i quali potrebbero riflettersi ben presto sulla discussione relativa al MiCA.

Nel frattempo gli Stati Uniti sembrano dare segnali di vita sotto questo particolare aspetto, anche perché le più importanti stablecoin sono ancorate al dollaro e hanno già dato qualche grattacapo, soprattutto in relazione all’effettiva consistenza dei beni reali collegati al token.

Due deputati repubblicani, Trey Hollingsworth (Indiana) e Bill Hagerty (Tennessee), hanno infatti presentato una nuova proposta di legge per regolamentarle. Il nuovo progetto di legge, denominato “Stablecoin Transparency Act”  afferma in particolare che le stablecoin devono essere garantite al 100% da una combinazione tra dollari statunitensi e titoli di Stato contrassegnati da scadenze inferiori ai 12 mesi. Chi le emette, inoltre, sarebbe obbligato a pubblicare regolarmente rapporti verificati in grado di dimostra il possedimento di valuta fiat pari al controvalore virtuale, ovvero su uno dei punti più controversi in assoluto.

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