Come è ormai noto, il grande sogno dei sostenitori delle criptovalute è la loro adozione di massa. In tal modo verrebbe finalmente a realizzarsi un decisivo passo in avanti in direzione di una effettiva democrazia finanziaria che oggi non esiste, spingendo quella tradizionale a forti resistenze in alcuni frangenti, o al tentativo di sfruttarne le potenzialità in altri.

La domanda che molti di loro si pongono, quindi, è la seguente: a che punto siamo nella direzione indicata da Satoshi Nakamoto all’atto del varo di Bitcoin? Una risposta non esaustiva, ma abbastanza importante arriva da uno studio pubblicato di recente. Stiamo parlando di “Crypto for Payments Report”, indagine statistica condotta da Crypto.com presso un gran numero di commercianti e utenti crittografici, dalla quale è possibile trarre indicazioni di notevole portata.

Cosa afferma il “Crypto for Payments Report”?

Il rapporto di Crypto.com, condotto in collaborazione con Worldpay di FIS, è stato rilasciato da poco, fornendo notevoli spunti di discussione. Lo studio, infatti, è andato a dare un attento sguardo su diversi aspetti chiave del mercato delle criptovalute. Tra i quali non solo l’interesse sempre crescente nella società, ma anche la loro crescita sotto forma di mezzo di pagamento.

L’indagine, avvenuta nel quarto trimestre dell’anno passato, ha interessato circa 110mila utenti di Crypto.com e un milione e mezzo di commercianti. Proprio per quanto concerne questi ultimi i risultati del sondaggio sembrano non lasciare eccessivi dubbi.

Ammonterebbe al 60% il dato relativo a quelli che sembrano fortemente intenzionati ad accettare asset virtuali sotto forma di pagamento per la vendita di beni e servizi entro la fine dell’anno. Quindici punti percentuali in meno rispetto a quello relativo ai clienti che sono intenzionati ad usare le criptovalute per poter pagare. Tra i token preferiti in tal senso, ci sono Bitcoin, Ethereum e USDC.

Per quanto riguarda i commercianti, però, occorre anche sottolineare come la loro intenzione di adottare pagamenti crypto sia riferita in particolare al commercio elettronico, più che ai negozi fisici. Mentre la loro clientela mostra lo stesso interesse per entrambe le modalità.

Un notevole mutamento

Lo studio di Crypto.com viene pubblicato in un momento in cui appena il 4% dei commercianti accetta denaro virtuale sotto forma di pagamento. Proprio il clamoroso divario tra realtà e orientamento dei consumatori, però, potrebbe dare un impulso decisivo ai pagamenti in questione. Come del resto è già accaduto nel caso di Shopify, che dopo aver riscontrato il grande interesse verso i Non Fungible Token (NFT), ha deciso di consentire ai commercianti di venderli direttamente sulla sua piattaforma.

Ad ostacolare in parte una evoluzione positiva ci sono però alcuni problemi di non poco conto da risolvere. Per quanto concerne la clientela occorre in particolare cercare di abbattere i costi di conversione da valuta digitale a fiat, mentre per quanto riguarda i commercianti occorrerebbe mettere in campo commissioni di transazione più limitate.

In attesa che il processo vada avanti appianando questi problemi, la curiosità è anche nei confronti di alcuni paesi che hanno già affidato ai pagamenti con criptovalute una larga funzione. A partire da El Salvador, ove ormai da mesi è in vigore la Bitcoin Law voluta dal presidente Nayib Bukele. In pratica il Bitcoin è stato proclamato valuta a corso legale e i commercianti sono obbligati ad accettarlo nei pagamenti.

È da sottolineare come in alcuni Paesi dell’America Latina il denaro virtuale stia rapidamente sostituendo quello reale, oberato da livelli inflattivi troppo elevati, tale da eroderne rapidamente il valore d’acquisto. Un processo evidente in particolare in Venezuela e Argentina, oltre che in Colombia, anche se in misura minore. Mentre anche in Messico la senatrice Indira Kempis sta proponendo proprio in queste ore il corso legale del Bitcoin.

Lo studio di Crypto.com, perciò, può essere considerato l’ennesima conferma di un orientamento sempre più presente nella società globale. Resta solo da capire se dello stesso prenderanno atto le istituzioni politiche.