A diciotto mesi dall’applicazione delle misure volte all’abbattimento delle barriere territoriali legate allo scambio dei beni digitali tra i Paesi Membri, l’Unione Europea ha pubblicato un primo report che misura l’impatto di tali norme.

Thierry Breton, Commissario UE per il mercato interno, ha dichiarato:

La pandemia ha dimostrato in che misura ci affidiamo alle tecnologie digitali in tutti i paesi dell’UE e che l’accesso transfrontaliero a beni e servizi online dovrebbe essere senza barriere o attriti per i consumatori europei, indipendentemente dalla loro ubicazione, residenza o nazionalità.

Si tratta però di un primo passo verso un completo abbattimento delle frontiere virtuali che tuttora separano i Paesi Membri. La UE sta infatti per compiere un ulteriore passo per portare l’attesa rivoluzione anche nel mercato audiovisivo, mossa da tempo osteggiata dai detentori dei diritti.

Analizzando il report è chiaro come ci sia un notevole squilibrio tra le possibilità garantire agli abitanti dei vari Stati. Se un cittadino greco può accedere solamente all’1,3% dei film disponibili sul territorio europeo, un cittadino tedesco ha la possibilità di venderne il 43,1 %, un dato completamente sproporzionato. In media un cittadino europeo può vedere solo il 14% dei film disponibili online, e questo alla UE non piace.

Al momento l’unica soluzione è quella di appoggiarsi a una VPN per simulare l’accesso da un altro Paese ma l’Unione Europea vuole semplificare la fruizione dei contenuti. Si tratta di una operazione decisamente complessa soprattutto a livello sportivo, visto che al momento i contenuti sono gestiti a livello nazionale.

Se l’Unione Europea dovesse riuscire nel proprio intento, un cittadino potrebbe acquistare un pacchetto per accedere, ad esempio, alla serie A, in un Paese straniero, dove i costi sono inferiori perché meno interessanti per quegli abitanti. La stessa soluzione potrebbe essere applicata per gli altri servizi di streaming, come Netflix o Amazon Prime Video solo per citare i più conosciuti.

Al momento comunque si tratta di ipotesi cisto che l’Unione Europea ha solamente annunciato l’intenzione di avviare un dialogo con le parti coinvolte, per capire quali possano essere le soluzioni per arrivare a un mercato audiovisivo globale completamente privo di barriere territoriali.