Le criptovalute sono ormai largamente utilizzate e, nonostante la crisi che stanno attraversando se ne continua a discutere molto. In effetti sin dalla loro apparizione sulla scena Bitcoin e Altcoin hanno suscitato grande curiosità, in particolare tra tutti coloro che maneggiano quotidianamente le tecnologie di ultima generazione e non hanno alcun timore ad aprirsi all’innovazione.

Ad un utilizzo sempre più diffuso nei pagamenti e nel trading, però, non ha fatto però seguito una maggiore consapevolezza sulla reale natura degli asset virtuali. Molti si limitano ad usarli e trattarli come un mezzo di investimento senza però sforzarsi di capire meglio la complessa realtà che ne permette la creazione e la diffusione. In questa guida proveremo perciò a chiarire meglio le parole crypto da sapere, i termini che sono ormai molto utilizzati nelle cronache relative alle criptovalute, ma che al tempo stesso rischiano di creare confusione.

Parole crypto: le top 10 da conoscere assolutamente

Quali sono le parole sulle criptovalute che occorre assolutamente conoscere? Nella lista delle dieci principali non possono assolutamente mancare le seguenti:

  1. Criptovaluta, una valuta digitale protetta dalla crittografia, scambiabile con beni o servizi prima di essere riconvertita in denaro reale. Ogni transazione effettuata in valuta virtuale viene convalidata dalla rete di riferimento, ove entra sotto forma di dati immodificabili. La rete in questione è formata da nodi, dispositivi hardware non rispondenti ad una autorità centrale, stabilendo in tal modo il principio chiave della decentralizzazione.
  2. Bitcoin, ovvero la prima moneta virtuale in assoluto, creata da Satoshi Nakamoto nel 2009 e ancora oggi largamente in testa nella classifica per capitalizzazione di mercato del settore.
  3. Altcoin, termine che indica le criptovalute alternative al Bitcoin, ovvero tutte le altre, che possono a loro volta essere divise per categoria e importanza.
  4. Ethereum, considerata da tutti la reale alternativa a BTC e lanciata da Vitalik Buterin nel corso del 2015.
  5. Blockchain, la tecnologia su cui si fondano gli asset digitali e grazie al quale può essere lanciata una rete concepita alla stregua di un libro mastro, in cui le informazioni inserite formano una catena di blocchi senza poter essere oggetto di modifica.
  6. Mining, il modo in cui una determinata criptovaluta viene prodotta. Esistono vari modi di estrarre i blocchi, a partire da Proof-of-Work e Proof-of-Stake: nel primo caso è necessario dare luogo a complicati calcoli che esigono apparecchiature molto potenti e costose, nel secondo basta depositare token aumentando la probabilità per il nodo di essere scelto in maniera casuale per la convalida del processo.
  7. Exchange, vere e proprie borse in cui gli utenti dopo aver aperto un conto iniettando soldi reali possono cambiarli in denaro virtuale della criptovaluta desiderata. In pratica, si può depositare un determinato quantitativo di dollari, euro o altra valuta reale per trasformarli in Bitcoin, Ethereum o altra altcoin su cui si intende investire.
  8. DeFi, contrazione di Decentralized Finance, finanza decentralizzata. Diversamente da quanto avviene nella finanza tradizionale, in cui le operazioni sono condotte da intermediari autorizzati a farlo da un’autorità statale, nella DeFi non esistono intermediari, proprio per velocizzare e rendere più convenienti le operazioni.
  9. Wallet, ovvero il corrispettivo digitale di un portafogli o di una cassaforte. Al suo interno è possibile conservare i propri token e proteggerli da possibili attacchi tesi ad impadronirsene. A permetterlo è una combinazione, le chiavi private, conosciute esclusivamente dal legittimo possessore del denaro virtuale in esso contenuto.
  10. NFT, acronimo di Non Fungible Token. Se solitamente si afferma trattarsi di contenuti digitali rappresentanti oggetti del mondo reale, ad esempio opere d’arte o brani musicali, nella realtà si tratta di veri e propri certificati digitali i quali conferiscono a chi li acquista alcuni diritti di sfruttamento concordati con l’autore.

I termini del settore criptovalute per esperti da sapere

Sinora abbiamo visto i termini che occorre conoscere per iniziare ad avere un’idea sul fenomeno rappresentato dalle criptovalute. Un eventuale glossario delle criptovalute, però, non si esaurisce certo a quelle che abbiamo ricordato, anzi. Il vocabolario dell’innovazione tecnologica è ricco e comprende altri termini che non possono essere ignorati dagli utenti che intendono diventare esperti di questa tematica. Tra di essi, da parte nostra non esitiamo a ricordare, in stretto ordine alfabetico:

  • Airdrop, indica la distribuzione gratuita di token in occasione del lancio di una criptovaluta.
  • API (acronimo di Application Programming Interface), insieme di routine, protocolli e strumenti per lo sviluppo di applicazioni software che specificano le modalità di interazione tra i componenti software.
  • ASIC, acronimo di Application-Specific Integrated Circuit, con cui si indica un circuito integrato per applicazioni specifiche. Detto in parole povere, un ASIC è un computer estremamente potente (e costoso), il quale è necessario per poter condurre un’attività come il mining di criptovalute;
  • Attacco 51%, tentativo di ottenere il controllo di una blockchain, conseguendo almeno il 51% della potenza della rete.
  • Bitcoin Core, il principale pezzo di codice su cui è impostato il funzionamento dell’icona crypto, fungendo da nodo e portafoglio completo.
  • Blocco, che nella catena/libro mastro riveste il ruolo di pagina, permettendo il collegamento delle transazioni effettuate in rete.
  • CBDC (Central Bank Digital Currency), criptovaluta di Stato gestita dalla banca centrale del Paese che decide di emetterla. Al momento quella di cui si parla maggiormente è lo yuan digitale, che la Cina è ormai sul punto di immettere ufficialmente sui mercati.
  • Chiave privata, password/sequenza alfanumerica per poter entrare nel proprio wallet crypto. Se utilizzata in una transazione, deve essere firmata tramite hash conosciuto solo dal legittimo possessore.
  • Chiave pubblica, utilizzabile da terzi per poter verificare la correttezza di una transazione e corrispondente all’indirizzo pubblico di un portafoglio di criptovalute. In pratica corrisponde alle coordinate che si indicano per un conto PayPal o un semplice conto corrente, a chi deve inviare soldi.
  • Cloud mining, servizio offerto online sotto forma di noleggio di server, CPU e disco per il tempo indicato a livello contrattuale, per minare BTC e monitorare l’attività.
  • Coin, termine colloquiale che indica una criptovaluta, utilizzato anche come suffisso all’interno di parole composte, ad esempio altcoin.
  • Cold Wallet, hardware di archiviazione per le criptovalute contraddistinto dalla capacità di memorizzare il recovery seed (la frase di recupero) per accedervi in modalità offline. I portafogli “freddi”, offrono grande protezione agli interessati nei confronti degli attacchi hacker.
  • Cryptojacking, mining illegale di criptovalute condotto installando un malware nel dispositivo attaccato in modo da farlo partecipare all’estrazione delle criptovalute senza che il suo proprietario sappia nulla.
  • dApp, altra contrazione, stavolta di Decentralized Application, ovvero applicazione distribuita su una blockchain senza autorità centrali delegate a prendere decisioni che permette agli utenti di inviare e ricevere dati direttamente, senza ricorrere ad intermediari. Ad esempio, Peepeth è il corrispondente decentralizzato di Twitter che è invece una app centralizzata.
  • DAO, (Decentralised Autonomous Organization), un gruppo di persone le quali stabiliscono una collaborazione tesa al conseguimento di un obiettivo condiviso attenendosi alle regole indicate nel codice informatico del progetto, a sua volta in grado di eseguirsi in totale autonomia. Tra le DAO più famose e affermate occorre ricordare Uniswap, AAVE, MakerDAO e Dash.
  • DLT (Distribuited Ledger Technology), termine il quale va a racchiudere l’intera categoria di reti decentralizzate o sistemi di consenso distribuito esistenti caratterizzati dall’assenza di banca dati o di un’entità decisionale centrale. La prima DLT operativa è stata proprio la blockchain di Bitcoin, la quale è in funzione ininterrottamente ormai dal 2009.
  • Doge Train, inteso come il trenino messo in atto da una serie di celebrità al fine di sostenere la crescita di prezzo di Dogecoin. Il guidatore di questo trenino, nell’immaginazione popolare, sarebbe Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla.
  • Double spend, in italiano doppia spesa. L’evento si verifica quando un attaccante riesce a conseguire il controllo della blockchain nel corso di un attacco 51% e può decidere di spendere lo stesso denaro virtuale per due o più operazioni, emettendo il corrispondente delle banconote contraffatte prodotte dai falsari.
  • Flippening, il momento vaticinato dai sostenitori di Ethereum in cui il progetto sorpasserà Bitcoin.
  • Fork, evento che si verifica quando una comunità decide in maggioranza di apportare una modifica ai protocolli su cui è impostata la blockchain interessata. Il mutamento comporta un vero e proprio distacco dalla precedente versione della rete, la quale da quel momento seguirà una nuova direzione. I fork possono essere di due tipi: soft, sotto forma di un semplice aggiornamento delle regole, hard, quando invece le modifiche risultano talmente significative da segnare l’incompatibilità tra vecchia e nuova versione, rendendone necessario il distacco.
  • Halving, inteso come il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori al conseguimento di un determinato blocco nelle blockchain operanti in base al Proof-of-Work. Nel caso di Bitcoin si verifica ogni 210mila blocchi.
  • Hash, risultato che si ottiene sottoponendo una stringa di dati a compressione tramite un algoritmo rendendo possibile segnalare ogni tentativo di modifica, anche quando la quantità di dati è enorme. Ogni crypto ne utilizza uno diverso.
  • Hot Wallet, portafogli elettronico il quale memorizza le chiavi private in luoghi che sono sempre collegati al web. È considerato meno sicuro dei cold wallet, in quanto occorre un’attenzione maggiore al fine di impedire che un attacco hacking possa impadronirsene, offrendo l’opportunità agli attaccanti di svuotarlo.
  • Ledger, il termine che sta a indicare il registro delle transazioni, in cui sono incluse tutte le informazioni le quali fanno riferimento agli orari, alle date, ai mittenti e ai destinatari di tutte le operazioni che avvengono su una blockchain. Se nella finanza tradizionale il ledger viene conservato da una banca o dall’azienda interessata, in quella decentralizzata è condiviso e sincronizzato con le versioni di tutti gli altri partecipanti alla blockchain dislocati in ogni parte del mondo. Proprio la blockchain rappresenta un esempio di ledger distribuito.
  • Memecoin, particolare categoria di token che si ispirano a meme presenti online. L’antesignano della categoria è Dogecoin, creato da Billy Markus e Jackson Palmer prendendo come base il meme di un cane Shiba Inu. Dopo il suo grande successo ne sono nati molti altri, tra i quali i più noti sono Shiba Inu, Floki, Dogelon Mars e Baby Doge.
  • Miner, minatore in italiano, termine il quale indica l’entità che partecipa alla convalida di un blocco nelle catene fondate sul meccanismo Proof-of-Work, ricavandone una ricompensa per l’aggiunta di ogni blocco.
  • Mining pool, unione delle risorse tra più minatori nel preciso intento di conseguire una maggiore potenza di mining e riuscire ad ottenere le ricompense spettanti per il conseguimento dei blocchi.
  • Nodo, computer connesso alla rete che dispone di una copia aggiornata della blockchain. Garantiscono in concorso coi minatori il corretto funzionamento della rete e la sua decentralizzazione.
  • P2P, o peer-to-peer, transazione tra due persone in cui non si verificano interventi di intermediari o di un’autorità centrale.
  • Privacy coin, altra categoria molto particolare, in cui sono comprese tutte le monete virtuali le quali si prefiggono di mantenere elevati livelli di riservatezza o di conseguire addirittura l’anonimato di coloro che operano le transazioni. L’esponente più celebre di questa categoria è Monero, cui occorre aggiungere perlomeno Dash, Zcash e Verge.
  • Proof-of-Reserves, meccanismo che prevede l’audit sulle riserve di garanzia possedute da un’azienda crypto. Il termine è diventato famoso nelle ultime settimane, quando alcuni exchange, a partire da Binance, vi hanno fatto ricorso per convincere gli investitori sulla propria affidabilità.
  • Proof-of-Stakes, algoritmo di consenso il quale è impostato sulla scelta casuale dei nodi per la convalida di una transazione. Chi vi partecipa mette i propri token a garanzia della legittimità di ogni nuova operazione aggiunta alla catena di blocchi.
  • Proof-of-Work, altro algoritmo di consenso che si basa invece su complessi calcoli i quali necessitano di macchinari molto potenti. Meccanismo su cui si basa Bitcoin, è però energivoro e ormai da tempo accusato di impattare negativamente a livello ambientale, tanto da essere minacciato di bando sul territorio europeo.
  • Sharding, tecnica informatica la quale si incarica di dividere un database o una rete in maniera tale da rendere maggiormente scalabile il suo funzionamento e conseguire un maggior livello di decentralizzazione.
  • Sidechain, blockchain alternativa che si prefigge come obiettivo il miglioramento delle prestazioni di una blockchain già esistente
  • Smart contract, nella nostra lingua contratto intelligente. Si tratta di un accordo digitale tra due o più parti, relativo a beni, servizi o qualsiasi cosa possa essere oggetto di un patto tra i contraenti. Una volta che siano stati soddisfatti tutti i requisiti previsti al suo interno, le parti ricevono quanto è stato concordato nelle norme introdotte.
  • Stablecoin, categoria di criptovalute ancorate a beni reali o digitali i quali sono in grado di fornire sicurezza sul fatto che per ogni unità di valore digitale emessa ce ne sia una a garanzia. Sono nate per risolvere il problema rappresentato dalla eccessiva volatilità di quelle tradizionali peggandole, ovvero legandole ad asset reali o virtuali in modo da tenere il loro prezzo in sostanziale equilibrio. Non sempre, però, accade, e quando tale valore si allontana troppo dal livello di parità l’intero sistema può crollare, come avvenuto per Terra (LUNA).
  • Staking, deposito delle criptovalute detenute all’interno di un wallet in modo da ricavarne una rendita passiva fissa.
  • Token, insieme di informazioni digitali inserite all’interno di una blockchain le quali conferiscono a un soggetto un determinato diritto, ad esempio la proprietà di un asset, l’accesso a un bene o a un servizio e la realizzazione o la ricezione di un pagamento.
  • Tokenomics, creazione di un ecosistema economico supportato da token e sostenuto dalla loro rappresentazione sotto forma di asset reali.
  • Validatore, investitore che decide di dedicarsi alla convalida delle transazioni su una blockchain in modo da esserne ricompensato.
  • White Paper, in italiano libro bianco. Si tratta del documento informativo cui è affidato il compito di promuovere o evidenziare le caratteristiche del progetto varato, quali compiti si propone e le altre informazioni tese a convincere gli utenti della sua bontà. Il White Paper più famoso in assoluto è quello relativo al Bitcoin.

Glossario delle criptovalute: i termini da conoscere per investire meglio

I termini crypto sono importanti in quanto vengono usati dagli esperti come si fa in ogni settore della nostra vita in cui vige un linguaggio specialistico. Oltre a quelli più diffusi nelle conversazioni di carattere generale e a quelli per esperti, ci sono anche altre parole che occorre conoscere, per non incappare in pericolosi svarioni. Ci riferiamo a quelle che possono aiutare gli investitori a operare al meglio delle proprie possibilità. In questo ambito, non possono mancare:

  • AML, acronimo di Anti Money Laundering. Si tratta delle normative antiriciclaggio le quali sono obbligatorie per gli exchange centralizzati e tese a impedire che le grandi organizzazioni criminali o i singoli possano utilizzare le criptovalute nel preciso intento di ripulire proventi di attività illecite.
  • FUD, che nel gergo del trading (quindi anche in quello relativo agli asset virtuali) sta a indicare Fear, Uncertainty e Doubt, ovvero paura, incertezza e dubbio. Si tratta di una vera e propria tecnica tendente a screditare una criptovaluta instillando sentimenti negativi verso di essa da parte dell’opinione pubblica e deprimerne il prezzo per rastrellarlo sul mercato e poi guadagnare al ritorno della normalità.
  • FOMO (Fear of Missing Out), che letteralmente può essere tradotto come “paura di essere tagliati fuori”. Si tratta di una vera e propria corrente emozionale la quale si verifica quando molti investitori decidono di convergere su un determinato asset, sperando nell’esplosione della sua quotazione.
  • HODL, termine il quale deriva dalla sbagliata scrittura di “hold”. In pratica rappresenta l’equivalente nel settore delle criptovalute della strategia buy and hold. La sua apparizione risale al 2013, quando la parola fu trascritta erroneamente in un post ormai famoso pubblicato sul forum BitcoinTalk. Nonostante il marchiano errore, è diventato un termine molto comune nell’ambito dell’innovazione finanziaria. L’HODLing, in particolare, si riferisce alla decisione di mantenere il proprio investimento anche in quei momenti in cui i mercati sono in flessione, ritenendo evidentemente temporanea tale fase.
  • KYC, acronimo di Know Your Customers, altra parte molto importante delle normative tese a contrastare il possibile riciclaggio di denaro sporco. In pratica, ogni exchange centralizzato è tenuto a verificare l’identità di colui il quale chiede di poter aprire un conto sulla propria piattaforma.
  • Pump & Dump, in italiano “pompa e sgonfia”, diventato famoso all’inizio del 2021, quando un gruppo di utenti di Reddit si è accordato per sostenere il prezzo di GameStop, azienda messa sotto attacco dai grandi fondi speculativi. Illegale, questo schema è stato provato anche nel settore crypto, in particolare per far rimbalzare il prezzo di Dogecoin verso l’alto.
  • Whales, ovvero balene. Con questo termine si indicano i grandi investitori di Bitcoin o Altcoin, quelli che detengono grandi quantitativi di token essendo quindi in grado di orientare il mercato nel caso in cui decidano di spostare una parte rilevante di queste risorse.

Le altre parole crypto più diffuse

Sinora abbiamo visto i termini crypto che occorre conoscere per poter comprendere meglio il fenomeno e investire in modo da sfruttare le opportunità offerte dal relativo mercato. Ci sono però molte altre parole di contorno le quali ricorrono spesso e che sarebbe comunque opportuno conoscere. Tra di esse, ricordiamo in particolare:

  • Bitcoin Vangelist, termine che sta a indicare i grandi sostenitori della creazione di Satoshi Nakamoto, dediti sin dagli inizi a magnificarne i destini e a spiegarne il funzionamento, nell’evidente intento di favorirne la diffusione;
  • DEX, contrazione di Decentralized Exchange, ovvero scambio decentralizzato. Si tratta in pratica di un mercato peer-to-peer (P2P) che collega gli acquirenti e i venditori di criptovalute i quali mantengono il controllo delle proprie chiavi private in occasione dell’effettuazione di transazioni sulla piattaforma. Non essendoci un’autorità centrale, i DEX utilizzano contratti intelligenti i quali si eseguono a condizioni stabilite per poi registrare ogni transazione sulla blockchain.
  • Faucet, siti online che propongono agli utenti frazioni molto limitate di una criptovaluta a chi porta a termine determinate azioni. La loro funzione è soprattutto promozionale, in quanto promuovono la conoscenza dei progetti interessati.
  • Fee, ovvero la commissione che occorre pagare per poter effettuare una transazione all’interno di una blockchain.
  • Gas, commissione a compenso del lavoro svolto dai minatori su Ethereum per effettuare le transazioni o qualsiasi altra interazione all’interno della rete.
  • ICO, acronimo di Initial Coin Offering. Con questo termine si intende l’operazione di lancio di una criptovaluta, nel corso della quale si invitano gli interessati ad investire su di essa acquistandone una quantità.
  • Mainnet, ovvero la rete principale di una criptovaluta in cui sono registrate tutte le transazioni che vedono il suo impiego.
  • Masternode, server informatico configurato in modo da convalidare le transazioni e garantire la sicurezza della blockchain che lo ospita. La sua prima apparizione risale al 2014, all’interno della rete di Dash.
  • MimbleWimble, protocollo destinato in particolare alle privacy coin, in quanto incentrato su elevati profili di riservatezza, sicurezza e scalabilità.
  • Testnet, blockchain secondaria utile per testare criptovalute prima del definitivo lancio sul mercato e individuarne eventuali bugs di sistema.

In questo glossario delle criptovalute abbiamo inserito solo i termini che sono più utilizzati da chi si occupa di innovazione finanziaria, si tratti di esperti o principianti. Può naturalmente essere integrato a piacimento, ma il senso è comunque abbastanza chiaro: se si intende capire il fenomeno rappresentato dagli asset virtuali, occorre partire proprio dalla padronanza dei termini tecnici.

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