Si può essere delusi quando si è fautori di una innovazione epocale? Chiedetelo a Leonard Kleinrock, uno dei pionieri di Internet, il primo ad inviare un messaggio in rete: era il 29 Ottobre 1969, ore 22:30, quando Arpanet ha avuto il suo primo vagito digitale.

E lui, Leonard Kleinrock, era lì: professore di informatica all’UCLA, l’Università della California di Los Angeles, a partire dal 1967 ha dedicato il suo tempo alla costruzione di ARPANET, la prima rete informatica a commutazione di pacchetto. La connessione fisica è stata sviluppata all’interno del suo laboratorio all’università UCLA per mettere in comunicazione Kleinrock con Douglas Engelbart dello Stanford Research Institute.

La sera del 29 Ottobre, grazie ai router chiamati Interface Message Processor che collegavano fisicamente i due laboratori, venne inviato il primo messaggio: LO. Due lettere, semplicissime: il motivo? Alla terza lettera inserita, il terminale andò in crash. In realtà si cercava di effettuare il login verso il computer all’altro capo della comunicazione.

“Quindi il primo messaggio di internet è stato lo. Col senno di poi ho riconosciuto essere l’inizio di Lo and behold (espressione di sorpresa in inglese, ndr). Stringato, potente e profetico, non potevamo chiedere di meglio”.

La nascita di Internet

L’archetipo di Internet è nato per un’esigenza ben precisa: quella di collegare tra di loro computer che permettessero di raccogliere e condividere dati con laboratori in tutto il mondo.

È difficile immaginarlo, ma proviamoci: un gruppo di scienziati italiani collabora ad un progetto insieme a dei colleghi americani. Nel 1969, per trasferire i risultati dei singoli esperimenti, i dati dovevano per forza di cose essere trasferiti fisicamente, e potevano volerci giorni se non settimane. Da qui l’esigenza di una rete che riunisse i centri di ricerca e le istituzioni.

Per molto tempo infatti, Internet non è stato come lo conosciamo: l’avvento del World Wide Web, ovvero la rete come l’intendiamo oggi, è avvenuto molti anni dopo i primi passi di Kleinrock. La prima mail di spam, ad esempio, è del 1994: due avvocati inviano una mail in rete pubblicizzando i loro servizi. Leonard, e gli altri addetti ai lavori, erano talmente adirati con loro che mandarono ripetute email di protesta, intimando ai due avvocati di vergognarsi.

“Eravamo molto arrabbiati, si era diffusa in tutto il network. Come osavano! Così gli abbiamo risposto, dicendo loro di vergognarsi. Solo che mandammo talmente tante email da tirar giù il server. Avevamo provocato involontariamente un denial of service attack (Ddos). Al di là dell’episodio, il mondo si era reso conto che internet poteva essere una straordinaria macchina per fare shopping, per i consumatori. È stato un cambio di paradigma importante”.

Cos’è diventato Internet nel tempo

La new economy, grazie ad Internet, ha investito il mondo a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000: centinaia di aziende, forti del potere della rete, hanno reinventato completamente il vecchio business, o creato nuove aree da cui trarre profitti. Basta pensare ad Amazon, che con le consegne online ha creato un impero, oppure a PayPal, una delle aziende pioniere per i pagamenti elettronici.

Non è tutto rose e fiori però: come ogni creazione del genere umano, ci sono risvolti positivi e negativi. Ecco perché Kleinrock, il ‘padre’ di Internet, si sfoga un po’ lasciando passare un messaggio importante.

Il nostro Internet era etico, di fiducia, gratis e condiviso. Oggi internet è passato da risorsa digitale affidabile a moltiplicatore di dubbi, da mezzo di condivisione di notizie a strumento dal lato oscuro. Permette di fare di tutto,  di arrivare a milioni di utenti a costo zero in maniera anonima: è perfetto per richiamare anche l’illecito. Il Male. Il 50% delle mail? Sono spam. Poi abbiamo assistito a invasione della privacy, virus, furto di identità, pornografia e pedofilia, fake news. Il problema nasce quando la Rete è diventata una macchina da guerra e così il settore privato ha trasformato un bene pubblico in qualcosa a fine di lucro” .

Tutto ciò che dice è vero, e reale. Le fake news condizionano milioni di persone, e stiamo già avendo un assaggio del prossimo pericolo, i deepfakes. Sul Dark Web si vende di tutto: droghe, armi, sesso estremo, pedopornografia, persino schiavi. Lottiamo continuamente contro virus e malware per non mettere a rischio i nostri dati personali e la nostra identità. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che Internet ha portato enormi benefici, ma da grandi poteri derivano anche grandi responsabilità, prendendo a prestito una famosa citazione, che spesso un po’ troppo bonariamente sono rimaste aleatorie, confidando nella bontà dell’animo umano.

Il padre di Internet sul suo futuro

La rivoluzione iniziata 50 anni fa è ancora in piena infanzia, non ci ha mostrato ancora le sue enormi potenzialità. Secondo Kleinrock, l’Internet del futuro “sarà ovunque e invisibile: nascosta negli oggetti, nelle pareti degli edifici, perfino nei nostri corpi. Non avremo più bisogno di schermi e tastiere. E accanto a noi ologrammi e realtà aumentata”.

Una transizione è in atto proprio in questo periodo, con l’introduzione della tecnologia 5G e Internet of Things, che considera un domani di avere un mondo estremamente interconnesso, forse difficile da comprendere. “Sarà un mondo nuovo: ma per capirlo dovrete chiedere ai vostri figli, lo sanno meglio di noi”.