L’attenzione delle autorità europee nei confronti dell’ecosistema Apple continua a intensificarsi e, come spesso accade in questi casi, l’App Store torna a occupare il centro della scena, con un nuovo capitolo che potrebbe avere ripercussioni significative non solo sul modello di business dell’azienda di Cupertino, ma anche sul rapporto (sempre più delicato) con sviluppatori e utenti.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha infatti stabilito che Apple potrà essere citata in giudizio in Olanda per presunte pratiche anticoncorrenziali legate alle commissioni applicate sulle transazioni in-app, una decisione che apre la strada a richieste di risarcimento multimilionarie.
Apple rischia oltre 600 milioni di euro di multa
La questione parte da due fondazioni olandesi, Right to Consumer Justice e App Store Claims, che rappresentano gli utenti iPhone e iPad e che ritengono eccessive le commissioni applicate da Apple alle app di terze parti, soprattutto laddove l’unico sistema di pagamento consentito è quello integrato nella piattaforma.
Le cifre in gioco sono tutt’altro che trascurabili: secondo i legali che seguono il caso, il danno complessivo per i circa sette milioni di utenti iPhone e altrettanti utenti iPad coinvolti sarebbe pari a 637 milioni di euro, una stima basata su interessi legali e costi non recuperati dagli acquirenti nel corso degli anni.
Apple dal canto suo ha provato a fermare l’azione giudiziaria sostenendo che il tribunale olandese non avrebbe giurisdizione, argomentazione che si fondava sull’assenza di un evento dannoso direttamente localizzato nei Paesi Bassi. La CGUE però ha respinto la ricostruzione dell’azienda, secondo i giudici europei l’App Store oggetto della disputa è chiaramente destinato al mercato olandese e propone applicazioni a utenti con Apple ID registrati nei Paesi Bassi, indipendentemente da dove questi si trovino fisicamente al momento dell’acquisto.
Proprio questa caratteristica, cioè la localizzazione funzionale dello store, è stata giudicata sufficiente a conferire al tribunale olandese piena giurisdizione.
La decisione della Corte Europea non entra ancora nel merito del caso, che dovrebbe essere esaminato nel primo trimestre del prossimo anno, ma ne definisce la cornice procedurale, aprendo la strada a una delle cause più delicate degli ultimi anni per Apple.
La compagnia ha già dichiarato di non essere d’accordo con la sentenza e di considerare l’intero procedimento infondato, ma la sensazione è che (ancora una volta) il modello chiuso dell’App Store e le sue commissioni fino al 30% finiranno sotto una lente molto più severa di quella adottata finora.
È interessante notare come questa vicenda si inserisca in un contesto normativo europeo già in fermento, con il Digital Markets Act che ha iniziato a creare i primi veri contrasti tra Bruxelles e i colossi tecnologici e che, inevitabilmente, sta spingendo le autorità a rivalutare il concetto stesso di posizione dominante digitale.
Gli utenti olandesi dovranno quindi attendere qualche mese prima di scoprire se questa battaglia giudiziaria porterà davvero a un risarcimento, mentre Apple dovrà prepararsi ad affrontare un 2026 che si preannuncia particolarmente carico di sfide regolamentari.
La partita è tutt’altro che chiusa e sarà interessante capire se questo caso, pur partendo da un singolo mercato locale, potrà innescare nuovi procedimenti anche in altri Paesi dell’Unione.
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