Parallelamente all’annuncio della prossima generazione di processori per notebook Panther Lake, attesi al debutto per il prossimo CES di Las Vegas, Intel ha presentato anche i nuovi processori per datacenter Xeon 6+ “Clearwater Forest”, un mix di novità, potenza ed efficienza energetica che punta tutto sulla tecnologia Intel 18A e altre soluzioni proprietarie che potrebbero cambiare le carte in tavole nel segmento delle CPU server.
Ma cerchiamo di fare un recap generale delle informazioni condivise dal produttore statunitense che, tra le altre cose, ha svelato anche l’inedita architettura IPU 7.5, ovvero quello che dovrebbe essere un pilastro nei sistemi client ed edge next-gen per l’elaborazione visiva e l’Intelligenza Artificiale.
Indice:
Intel Xeon 6+: efficienza, densità e innovazione a 18A

La nuova generazione di CPU per datacenter Xeon 6+ Clearwater Forest punta come detto sul nodo Intel 18A, un processo produttivo innovativo integrato con RibbonFET e PowerVia, secondo l’azienda due tecnologie chiave per il futuro dei chip x86. Xeon 6+ quindi è il primo processore 18A destinato al mondo dei datacenter, un passo epocale nella strategia di rilancio dell’azienda americana nel mercato server.
Clearwater Forest rappresenta la naturale evoluzione del percorso iniziato con Sierra Forest (Xeon 6700E), basato su core efficienti “Crestmont”, ma porta tutto su un nuovo livello grazie ai core “Darkmont”, un’architettura E-core di nuova generazione che promette fino al 23% di efficienza in più e un miglioramento di 1,9 volte nelle prestazioni per watt rispetto alla generazione precedente.

La parola d’ordine è densità. Clearwater Forest integra fino a 288 E-core Darkmont per socket, con 576 MB di cache L3 e 12 canali di memoria DDR5 a 8.000 MT/s, offrendo un incremento significativo di banda rispetto ai modelli precedenti. Il design disaggregato prevede 12 compute tile, 3 base tile e 2 I/O tile, collegati tramite tecnologia EMIB e Foveros Direct 3D, una soluzione 2.5D/3D che consente di combinare chip realizzati con diversi processi in un unico package ad alte prestazioni.

Questo approccio modulare permette a Intel di migliorare non solo le prestazioni e la scalabilità, ma anche la resa produttiva, riducendo i costi di sviluppo e ampliando la flessibilità del design.










La nuova architettura sfrutta anche RibbonFET, il transistor gate-all-around proprietario di Intel, che offre un controllo più preciso della corrente elettrica e minori perdite di potenza, senza dimenticare PowerVia, una tecnologia di alimentazione “backside” che sposta i layer di potenza sul retro del die, migliorando la densità e riducendo il rumore elettrico.
Darkmont E-core: il cuore dell’efficienza

Al centro di Xeon 6+ troviamo i core Darkmont, progettati per garantire il massimo throughput per watt. Rispetto ai Crestmont di Sierra Forest, i nuovi core vantano:
- Pipeline a 9-wide decode e 8-wide retire
- Finestra out-of-order da 416 entry (vs 256)
- 26 porte di esecuzione, con 8 ALU interi e 4 unità vettoriali
- Cache istruzioni da 64 KB e migliorata predizione dei salti
- Supporto avanzato per il prefetch e fino a 128 miss L2 simultanei
Il risultato secondo Intel è un incremento dell’IPC a doppia cifra, con prestazioni per core significativamente superiori. In scenari reali, Intel dichiara fino a 8:1 di consolidamento server, permettendo ai datacenter di ridurre l’impronta energetica e lo spazio rack del 70%, con un risparmio potenziale di 750 kW per cluster.

Sicurezza, accelerazione integrate e cloud-native
Come da tradizione Xeon, Clearwater Forest mantiene un focus centrale sulla sicurezza. Troviamo infatti supporto completo a Intel SGX (Software Guard Extensions) e Intel TDX (Trust Domain Extensions), oltre a un portafoglio di tecnologie per la “confidential computing” tra i più completi sul mercato.
Lato accelerazione, ogni CPU integra fino a 16 acceleratori hardware, tra cui:
- Intel QuickAssist Technology (QAT)
- Intel Data Streaming Accelerator (DSA)
- Intel Dynamic Load Balancer (DLB)
- Intel In-Memory Analytics Accelerator (IAA)
La fusione di queste soluzioni permette di ridurre il carico sulla CPU per i workload data-intensive e di ottimizzare le prestazioni nei contesti di AI inferencing, analytics in-memory, networking e 5G core.

La collaborazione tra Intel e partner come Ericsson e HPE evidenzia infine la direzione strategica della piattaforma Xeon 6+: offrire soluzioni pensate per cloud-native operations, 5G core, telco edge e ambienti AI di varia natura. Ericsson, ad esempio, utilizza i nuovi Xeon 6 con E-core per le proprie infrastrutture cloud-native, ottenendo un throughput per server 5 volte superiore e un miglioramento in performance per watt fino a 3,8 volte superiore rispetto alle generazioni precedenti.
Secondo Intel, la combinazione tra processi produttivi di nuova generazione, architettura modulare e telemetria energetica (Intel AET – Application Energy Telemetry) consente un monitoraggio preciso dei consumi e un controllo dinamico dell’efficienza in tempo reale, elemento cruciale per i datacenter hyperscale.
Intel IPU 7.5: l’intelligenza visiva dell’era AI

Parallelamente all’evoluzione delle CPU per server, Intel ha mostrato anche le ultime novità in materia di IPU (Image Processing Unit), con una nuova un’architettura ottimizzata per l’elaborazione visiva e l’intelligenza artificiale.
L’IPU 7.5, integrata per la prima volta su piattaforme come Panther Lake e Lunar Lake, rappresenta un’evoluzione significativa rispetto alle versioni precedenti (IPU 6 e 7). Il pipeline hardware ora è in grado di gestire elaborazioni RAW end-to-end, con funzioni che spaziano da aberration correction e multi-exposure merge fino a AI-based tone mapping e neural noise reduction.

La nuova IPU può combinare esposizioni multiple per creare immagini HDR naturali, migliorare la resa in condizioni di scarsa illuminazione e ridurre artefatti di rumore o colore grazie all’impiego di reti neurali integrate. Tutto ciò avviene con un risparmio energetico fino a 1,5W, fondamentale per notebook ultramobili e dispositivi edge a batteria.
A differenza delle generazioni precedenti, la IPU 7.5 dispone di memoria condivisa e accesso diretto alla CPU, GPU e NPU, eliminando i colli di bottiglia del passato dovuti alla SRAM locale. Questo approccio consente un’elaborazione più flessibile, con la possibilità di sfruttare acceleratori esterni per funzioni di visione artificiale avanzata.

Le innovazioni principali di IPU 7.5 includono:
- AI-based noise reduction per immagini più pulite in low-light
- AI tone mapping per un contrasto realistico
- Dual exposure hardware HDR fino a 4K
- Supporto per fino a 5 MP di sensori con framerate elevato
- Miglioramenti sostanziali nei punteggi VCX (benchmark di qualità fotografica)
Il tutto è integrato in una pipeline hardware ottimizzata, supportata da un software stack completo che include SDK, driver kernel, tuning tools (IQ Studio) e librerie per la gestione automatica di esposizione, bilanciamento del bianco e messa a fuoco.



Con IPU 7.5, Intel punta a fondere imaging e intelligenza artificiale, trasformando il processore di immagini in un vero e proprio motore neurale visivo. L’obiettivo è supportare video conferenze realistiche, sorveglianza intelligente, visione industriale e healthcare monitoring, con immagini più nitide, colori naturali e latenza ridotta.
Considerazioni

Con Xeon 6+ Clearwater Forest e IPU 7.5, Intel cerca di riaffermare la propria capacità di innovare lungo l’intera catena del computing, possiamo dire dal datacenter all’edge. Da un lato, il debutto del nodo 18A segna una svolta che combina efficienza, densità e sicurezza per l’AI su larga scala; dall’altro, la nuova architettura IPU trasforma l’elaborazione visiva in un processo sempre più intelligente e autonomo.
Dopo le novità per notebook con Panther Lake, la grafica integrata Xe3, i nuovi Xeon 6+ e l’IPU 7.5, quello che ci aspettiamo da Intel ora è un “risveglio” anche sul segmento CPU desktop. A breve dovrebbe arrivare il refresh di Arrow Lake, si spera con tutti i miglioramenti del caso e una competizione più agguerrita con AMD.
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