Alla fine, dopo mesi di incertezze, polemiche politiche e un percorso istituzionale tutt’altro che lineare, Jared Isaacman è stato ufficialmente confermato come nuovo amministratore della NASA. Il Senato degli Stati Uniti ha infatti votato in via definitiva la sua nomina, ponendo fine a quella che verrà probabilmente ricordata come una delle conferme più travagliate nella storia recente dell’agenzia spaziale americana.
L’imprenditore miliardario, noto per essere il fondatore della piattaforma di pagamenti Shift4 e per il suo ruolo da astronauta privato, si troverà ora a guidare una NASA profondamente cambiata, alle prese con budget ridotti, forti pressioni politiche e una competizione spaziale internazionale sempre più serrata, soprattutto sul fronte lunare.
Una conferma bipartisan per Jared Isaacman a capo della NASA (ma non senza attriti)
La votazione finale del Senato, avvenuta alle 21:30 italiane, ha confermato Isaacman con 67 voti favorevoli e 30 contrari, replicando esattamente l’esito della prima votazione preliminare; un risultato che evidenzia un supporto bipartisan piuttosto raro per le nomine effettuate dall’amministrazione Trump, soprattutto in un contesto politico così polarizzato.
Il percorso verso questa conferma era iniziato già a novembre, quando Isaacman era stato ascoltato dalla commissione Science and Commerce del Senato, ottenendo in quell’occasione 18 voti favorevoli e 10 contrari. Tutti i repubblicani presenti in commissione votarono a favore, insieme a tre democratici, superando così uno degli ultimi passaggi obbligatori prima della votazione plenaria.
La storia della nomina di Jared Isaacman è però tutt’altro che lineare, Donald Trump lo aveva indicato per la prima volta il 4 dicembre 2024, in netto anticipo rispetto ai tempi abituali per questo tipo di incarichi; tuttavia, pochi mesi dopo, a giugno, la candidatura venne improvvisamente ritirata.
Le motivazioni ufficiali parlavano di precedenti collaborazioni che avevano sollevato dubbi all’interno dell’amministrazione, con riferimento anche alle donazioni di Isaacman al Partito Democratico, fatto comunque noto già al momento della prima nomina. Sullo sfondo però, si è parlato a lungo delle tensioni tra Trump ed Elon Musk, considerato vicino a Isaacman, anche se nessuna delle parti coinvolte ha mai confermato apertamente questa lettura.
La situazione ha portato a mesi di scontri indiretti, con Musk che ha persino attaccato pubblicamente la credibilità dell’allora amministratore ad interim della NASA, Sean Duffy; alla fine, nel novembre successivo, Trump ha cambiato nuovamente posizione, ricandidando Isaacman e riaprendo l’iter che si è appena concluso.
Isaacman assume la guida di una NASA ridotta nelle risorse e sotto forte pressione politica, con una missione chiara indicata dall’amministrazione Trump: riportare gli astronauti americani sulla Luna prima della Cina. Un obbiettivo ambizioso, che si inserisce nella più ampia competizione geopolitica per lo spazio.
In questo contesto, SpaceX ha già un contratto per l’allunaggio degli astronauti, ma la situazione resta fluida; Sean Duffy aveva infatti minacciato di revocare l’accordo, spingendo Blue Origin (la società spaziale di Jeff Bezos) a tentare di superare l’azienda di Musk. Una rivalità che potrebbe avere un peso significativo anche sotto la nuova amministrazione.
Isaacman ha più volte dichiarato che una delle sue priorità assolute sarà proprio il ritorno dell’uomo sulla Luna, ma il quadro che si trova davanti non è dei più semplici. Il budget della NASA è in diminuzione, i problemi interni all’agenzia si accumulano e, secondo le previsioni per il budget 2026, il supporto concreto dell’amministrazione potrebbe non essere all’altezza delle ambizioni dichiarate.
È probabilmente anche per questo che il Senato ha mostrato un sostegno così ampio: il momento storico richiede un cambiamento deciso, uno scossone che Isaacman sembra disposto a dare; resta però aperta la vera incognita, l’amministrazione che lo ha nominato (due volte) sarà pronta a sostenerlo davvero?
Per la prima volta nella storia recente, lo stesso candidato è stato nominato due volte come amministratore della NASA, un dettaglio che da solo racconta la complessità politica di questa vicenda. Durante l’audizione del 9 dicembre, Isaacman ha inoltre negato di avere un rapporto personale con Elon Musk, prendendo le distanze da una narrazione che lo voleva eccessivamente vicino all’imprenditore di SpaceX.
Ora però, il tempo delle audizioni e delle polemiche è finito, Jared Isaacman è ufficialmente il nuovo amministratore della NASA, chiamato a guidare l’agenzia spaziale americana in una delle fasi più delicate degli ultimi anni.
Il successo, o il fallimento di questa nomina dipenderà non solo dalle sue capacità, ma anche da quanto la politica sarà disposta a fare un passo indietro per permettere alla NASA di guardare davvero verso le stelle.
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