Negli ultimi mesi, come molti di voi avranno certamente notato monitorando prezzi e disponibilità dell’hardware PC, si è tornati a parlare in modo insistente della crisi globale della RAM, un fenomeno che sta avendo effetti immediati sia sul mercato consumer sia sulle strategie dei grandi player dell’intelligenza artificiale. L’ultimo episodio del podcast Broken Silicon, con l’intervento del veterano del settore Dave Eggleston (ex SanDisk e Micron), offre finalmente una panoramica chiara e priva di facili allarmismi su ciò che sta accadendo, perché sta accadendo e cosa può significare per il prossimo hardware di massa come PS6, Xbox next gen o le GPU NVIDIA RTX 50 Super.

Come spesso accade nelle fasi di tensione dell’industria, i rumor si moltiplicano, le cifre circolano senza verifiche e il rischio è quello di attribuire responsabilità alle aziende sbagliate; le analisi di Eggleston invece, riportano il discorso su basi concrete, spiegando anche perché le prospettive per il 2026-2027 non sono affatto catastrofiche.

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Perché la RAM scarseggia davvero

Secondo Eggleston, il fattore scatenante della crisi è piuttosto semplice da comprendere: la transizione dei data center verso HBM, la memoria ad altissima banda ormai indispensabile per GPU e acceleratori IA.

I tre grandi produttori, Samsung, Micron e SK Hynix, stanno quindi dirottando capacità produttiva verso HBM, perché è molto più redditizia rispetto a DDR4 e DDR5, occupa più spazio sui wafer e richiede processi produttivi più complessi.

Ogni wafer dedicato alla HBM è un wafer in meno per le DRAM tradizionali, e questo impatta direttamente sull’offerta di RAM per PC, notebook e console. Non è un problema di avidità, ma di priorità di mercato, oggi l’intelligenza artificiale è il motore dominante e tutti, dai produttori ai fornitori di servizi, stanno seguendo quella direzione.

OpenAI non ha comprato il 40% della HBM mondiale

Negli ultimi mesi è circolata la voce, spesso ripresa senza contesto, secondo cui OpenAI avrebbe bloccato il 40% della HBM globale, mettendo di fatto in ginocchio il resto del mercato.

Eggleston però smonta completamente questo mito, spiega infatti che gli accordi a lungo termine nel settore DRAM non sono mai così rigidi come vengono presentati, le aziende firmano soprattutto durante le crisi, per poi rinegoziarli appena la pressione diminuisce; OpenAI è molto abile nelle pubbliche relazioni e gli annunci spesso valgono più per l’effetto comunicativo che per la rigidità contrattuale.

Inoltre, dettaglio fondamentale, OpenAI non ha acquistato moduli HBM finiti, ma wafer grezzi conservati in apposite wafer bank piene di azoto, questo le dà la libertà di decidere successivamente come confezionarli, farli assemblare da terze parti, o rivenderli se il mercato IA dovesse raffreddarsi.

L’idea che tutto ciò possa diventare una leva per contrattare con NVIDIA viene esclusa senza mezzi termini, Samsung e SK Hynix non permetterebbero mai che la loro produzione venga usata per mettere pressione su un partner strategico.

Tempi di consegna infiniti? Quasi sempre sono una cortesia diplomatica

Uno dei punti più importanti dell’analisi riguarda i famigerati tempi di consegna da 12, 18 o persino 24 mesi, che molti rivenditori stanno riportando.

Eggleston chiarisce che normalmente i tempi per la DRAM sono di 3-6 mesi, in caso di crisi possono raddoppiare o triplicare, ma quando i fornitori parlano di 52 settimane, spesso significa soltanto che il produttore non può dare priorità al cliente perché troppo piccolo rispetto ad altri clienti più importanti.

Un altro fenomeno centrale è l’ordering panic, le aziende ordinano molto più del necessario, accumulano ciò che arriva e annullano il resto, rendendo impossibile una visione chiara della domanda reale; è un effetto domino che amplifica la carenza.

Non ci saranno ritardi per PS6, Xbox e GPU Nvidia RTX 50 Super

Una delle domande più gettonate tra gli appassionati riguarda l’impatto della crisi sulle console di prossima generazione e sulla futura serie NVIDIA RTX 50 Super; la risposta di Eggleston è molto chiara, non ci sono prove solide che PS6, Xbox o le future GPU saranno ritardate a causa della crisi delle RAM.

Non si tratta di ottimismo, ma di una questione puramente strutturale:

  • le date trapelate per console e GPU sono segnaposto
  • nessuno può prevedere una carenza a 2-3 anni di distanza
  • Sony e Microsoft bloccheranno le forniture con largo anticipo
  • il ciclo produttivo della DRAM è troppo imprevedibile per dare certezze così lontane

Anche le presunte date comunicate ai partner NVIDIA per le GPU 5000 Super, da fine 2024 a inizio 2025 fino al Q3 2026, non indicano ritardi reali, ma solo l’assenza di una timeline definitiva.

Quando finirà la crisi della RAM? Il sollievo arriverà prima del 2027

Le prospettive, sorprendentemente, sono migliori di quanto si possa pensare. Eggleston sottolinea che tra il 2026 e il 2030 i grandi produttori costruiranno 8-10 nuove fabbriche DRAM, tutte reali (non semplici annunci come in altri settori).

La crescita sarà comunque lenta, perché le apparecchiature di ASML, Applied Materials e Tokyo Electron sono limitate, e la scalabilità delle DRAM è rallentata dal 30% al 10% annuo.

Il vero punto di svolta sarà l’arrivo della DRAM 3D, più densa e più economica per laptop e hardware mainstream; non aumenterà subito la banda, ma libererà capacità produttiva su tutta la linea.

Per questo Eggleston prevede un allentamento della crisi ben prima della metà del 2027, con un progressivo ritorno alla normalità.

In definitiva, la crisi della RAM è reale, complessa e fortemente influenzata dalla corsa all’intelligenza artificiale, ma non è il crollo dell’industria che alcuni stanno dipingendo; come sempre, ci troviamo nel mezzo di un ciclo, reso più intenso dalla migrazione verso la HBM e dalle logiche della domanda dettata dal panico.

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