Una corte d’appello degli Stati Uniti ha confermato un’ordinanza restrittiva temporanea che impedisce a OpenAI e alla nuova impresa hardware di Jony Ive di utilizzare il nome “io” per prodotti simili a quelli progettati dalla startup audio basata sull’intelligenza artificiale iyO.

Stando a quanto viene riportato da Bloomberg Law, tale provvedimento è stato emesso nell’ambito di un procedimento avviato all’inizio di quest’anno da iyO nei confronti di OpenAI, ritenendo che il brand “io” che tale ultima azienda avrebbe voluto usare per una partnership con la società di Jony Ive fosse troppo simile al suo nome.

Inoltre, sempre secondo iyO, anche l’oggetto di tale collaborazione, ossia prodotti legati all’intelligeza artificiale, avrebbe potuto generare confusione negli utenti.

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OpenAI e Jony Ive fermati da una startup

Dalla partnership tra OpenAI e Jony Ive è nata una società chiamata IO Products, la scelta del cui nome pare che risalga ad oltre due anni fa.

Stando a quanto viene riportato, il CEO di iyO, Jason Rugolo, avrebbe contattato Sam Altman, CEO di OpenAI, all’inizio di quest’anno alla ricerca di finanziamenti per un proprio progetto, ricevendo un netto rifiuto.

Non è chiaro se la decisione di avviare la causa contro le società di Sam Altman e Jony Ive sia nata proprio in seguito a questo rifiuto ma fatto sta che al momento l’ordinanza restrittiva temporanea emessa da un tribunale distrettuale e poi confermata in appello ha praticamente impedito ad OpenAI e IO Products di utilizzare il marchio “io” in relazione a prodotti ritenuti sufficientemente simili ad un computer audio-IA che iyO ha in programma di lanciare.

Nei prossimi mesi sono attesi ulteriori sviluppi per una vicenda che, con grande probabilità, andrà avanti ancora per molto tempo.