L’infrastruttura stradale, spesso considerata un semplice elemento di servizio nel panorama urbano e periurbano, può in realtà trasformarsi in un tassello fondamentale della transizione energetica. Lo dimostra il nuovo progetto portato a termine da Anas lungo l’autostrada E80, nelle immediate vicinanze dell’Anas Smart Road Center nei pressi di Roma, dove è stata installata una barriera antirumore con moduli fotovoltaici bifacciali integrati, capace dunque di mantenere la propria funzione primaria (ovvero la mitigazione acustica) e allo stesso tempo generare energia pulita.

Anas testa un sistema fotovoltaico integrato nelle barriere fonoassorbenti autostradali

La realizzazione, portata avanti in collaborazione con l’appaltatore GSM Continental, ha visto l’inserimento di 45 moduli SoliTek B108, ciascuno da 435 W e lungo 2,24 metri, all’interno dei pannelli fonoassorbenti in alluminio. Si tratta di una soluzione vetro-vetro bifacciale, studiata per catturare la luce solare su entrambi i lati (non solo quella diretta quindi, ma anche riflessi del manto stradale e della pavimentazione retrostante), e installata lungo un tratto di 100 metri di barriera esistente.

Il risultato è una potenza complessiva di 19,575 kW, con una produzione annua stimata di 18.283 kWh, un valore che se confermato potrebbe aprire scenari molto interessanti per l’intera rete nazionale.

Il progetto rientra nella più ampia strategia di Anas orientata alla modernizzazione delle barriere antirumore distribuite lungo gli oltre 32.000 km di strade statali e autostrade italiane; l’obbiettivo, dichiarato apertamente, è verificare la compatibilità tra due funzioni molto diverse ma potenzialmente strategiche: da un lato l’assorbimento del rumore, dall’altro la generazione energetica tramite pannelli fotovoltaici.

Bisognerà attendere per sapere se la tecnologia potrà essere adottata su larga scala, ma questo test pilota rappresenta, come spesso accade, un banco di prova fondamentale; sarà necessario analizzare la durabilità dei moduli vetro-vetro in un ambiente operativo complesso, caratterizzato da vibrazioni costanti, escursioni termiche significative e sollecitazioni meccaniche di varia natura.

Nei mesi a venire Anas condurrà un monitoraggio continuativo delle prestazioni energetiche e del comportamento strutturale dell’intero sistema, raccogliendo dati fondamentali per valutare costi di manutenzione, ritorno energetico effettivo, comportamento meccanico dei pannelli, nonché la possibilità di replicare la soluzione su altre tratte della rete.

La fase di test permetterà inoltre di definire un modello standardizzato eventualmente applicabile su vasta scala, qualora i riscontri dovessero risultare positivi. Non è dunque chiaro, almeno per ora, come questa tecnologia potrà inserirsi nel processo di ammodernamento della rete, ma i presupposti appaiono decisamente promettenti.

Questa nuova barriera fotovoltaica rappresenta un esempio concreto di come le infrastrutture stradali possano trasformarsi in sistemi multifunzione senza perdere di vista le proprie responsabilità originarie. Se la resa energetica stimata da Anas verrà confermata, e se la resistenza strutturale soddisferà gli standard richiesti, è plausibile immaginare una diffusione più capillare di soluzioni simili lungo la rete nazionale.

Il monitoraggio durante i prossimi mesi determinerà il futuro del progetto, indicandoci se queste barriere potranno diventare un elemento ricorrente nelle nostre autostrade.