Il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo alla riforma delle norme sulla patente di guida, un pacchetto che rientra nel più ampio progetto sulla sicurezza stradale avviato dalla Commissione nel 2023 con l’obbiettivo, tutt’altro che simbolico, di ridurre le circa 20 mila vittime che ogni anno si registrano sulle strade dell’Unione.

Si tratta di una revisione strutturale che punta a standardizzare la formazione e i controlli nei diversi Paesi membri, adeguando l’accesso alla guida agli scenari moderni, fatti di auto sempre più intelligenti, contesti urbani complessi e un’attenzione crescente verso gli utenti più vulnerabili.

Cosa prevede la nuova riforma UE sulle patenti di guida

La riforma aggiorna in modo significativo i contenuti della preparazione per ottenere la patente, nelle prove teoriche saranno presenti quesiti dedicati all’uso corretto dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (che ormai equipaggiano gran parte delle auto vendute in Europa), alla gestione degli angoli ciechi, alle procedure di apertura sicura delle portiere e ai comportamenti corretti quando si è al volante con uno smartphone a portata di mano, un tema che incide pesantemente sulla distrazione alla guida.

Inoltre, viene sottolineata l’esigenza di una maggiore tutela verso chi si muove senza carrozzeria a proteggerlo, quindi pedoni, ciclisti e bambini; la guida responsabile, secondo Bruxelles, non passa solo dai limiti di velocità, ma anche da un’attenzione attiva verso gli altri utenti della strada.

Un’altra novità riguarda la validità del documento che verrà uniformata a livello europeo, fino a quindici anni per auto e moto, con la possibilità di ridurla a dieci nei Paesi dove la patente funge anche da documento d’identità; per camion e autobus resta il limite di cinque anni.

Gli Stati membri avranno comunque margine per introdurre verifiche mediche più frequenti o corsi di aggiornamento destinati ai conducenti con più di 65 anni, soprattutto nelle situazioni in cui siano presenti condizioni che potrebbero incidere sulla sicurezza durante la guida.

Per i neopatentati viene introdotto un periodo di prova minimo di due anni, con controlli più severi e sanzioni aggravate in caso di infrazioni gravi (come guida in stato di ebrezza o mancato uso delle cinture); ma uno degli aspetti sicuramente più discussi è la possibilità di ottenere la patente B già a 17 anni, una misura che punta a responsabilizzare i giovani e, allo stesso tempo, ad anticipare l’esperienza pratica della guida. Tuttavia, chi sceglierà questa strada dovrà guidare accompagnato fino al compimento della maggiore età.

Per favorire l’accesso alle professioni legate al trasporto su strada, si abbassano anche le età minime per le patenti C e D, rispettivamente 18 e 21 anni, purché corredate dal necessario certificato di abilitazione professionale.

In parallelo debutta ufficialmente la patente digitale europea, fruibile via app e riconosciuta negli Stati membri; chi lo preferisce potrà comunque continuare a richiedere la versione fisica, che dovrà essere rilasciata entro tre settimane. Un modo per accompagnare gradualmente la modernizzazione, senza creare discontinuità per chi è meno avvezzo agli strumenti digitali.

La riforma introduce anche un sistema rafforzato di scambio delle informazioni tra le autorità nazionali, se un conducente commette un’infrazione grave in un altro Paese dell’Unione, lo Stato di origine sarà informato e potrà procedere a sospensione o revoca della patente, evitando quella zona grigia che finora permetteva a molti automobilisti di aggirare le conseguenze reali delle loro condotte.

Gli Stati membri avranno tre anni per recepire la direttiva nei rispettivi ordinamenti e un ulteriore anno per metterla in pratica; questo significa che, salvo accelerazioni nazionali, la guida accompagnata a 17 anni e il nuovo regime di validità potrebbero arrivare in Italia non prima del 2028.