A qualche settimana dal debutto sul mercato di ROG Xbox Ally, la prima console portatile frutto della partnership tra Microsoft e ASUS pensata per offrire un’esperienza Xbox in mobilità (pur restando tecnicamente un dispositivo Windows), il tema che continua a generare discussione tra gli utenti non è tanto la potenza hardware o la qualità costruttiva, quanto piuttosto il prezzo, percepito da più parti come poco competitivo rispetto alla linea Xbox tradizionale e soprattutto distante da quello che, secondo molti appassionati, sarebbe l’investimento naturale di Microsoft per estendere l’ecosistema.
Durante una recente intervista concessa a Variety, Sarah Bond, presidente di Xbox, ha voluto chiarire proprio questo punto, spiegando come sia stata ASUS, e non Microsoft, a fissare il prezzo finale dei due modelli disponibili; secondo Bond infatti, l’esperienza maturata dal produttore taiwanese nel segmento dei portatili da gaming Windows avrebbe reso naturale attribuirgli anche la responsabilità commerciale, non solo tecnica, del progetto.
I prezzi delle ROG Xbox Ally sono stati decisi da ASUS
Entrando nel merito, Bond sottolinea come la versione ROG Xbox Ally X (quella più potente con Ryzen AI Z2 Extreme) proposta da noi a 899 euro sia espressamente pensata per utenti enthusiast, cioè per tutti coloro che danno priorità assoluta alle prestazioni; viceversa, il modello standard a 599 euro vorrebbe rivolgersi a chi cerca un’esperienza più accessibile, magari non continuativa.
Questo chiarimento però, non ha dissipato del tutto i dubbi della community, anche perché nonostante il buon andamento dei preordini (il modello top risulta addirittura esaurito sul Microsoft Store), diversi giocatori sospettano che le scorte siano state volutamente contenute, contribuendo a generare una percezione artificiale di alta domanda.
Un altro tema riemerso con forza riguarda il modello di business: storicamente, le grandi piattaforme hardware come Xbox o PlayStation tendono a vendere le console in perdita o a margine ridotto, recuperando poi profitti attraverso giochi, abbonamenti e accessori; questa volta però, Microsoft non sta assorbendo alcun costo, lasciando che Ally resti un prodotto premium a prezzo pieno.
La conseguenza è che, per alcuni utenti, il bilanciamento tra spesa e funzionalità non appare convincente, il sistema operativo è Windows 11 e non una piattaforma Xbox nativa, motivo per cui non tutti i titoli del catalogo Xbox possono essere avviati direttamente, e questo riduce inevitabilmente il valore percepito del dispositivo rispetto a una ipotetica nuova console portatile Xbox che diversi appassionati speravano di vedere.
Se da un lato Bond rassicura sul fatto che Microsoft stia comunque lavorando internamente alle nuove console Xbox (quindi non si tratta di un passo sostitutivo, ma aggiuntivo), dall’altro ammette indirettamente che l’unica via per colmare i limiti di compatibilità potrebbe essere proprio l’emulazione, un terreno ancora da definire ma che l’azienda starebbe osservando con interesse, probabilmente valutandolo come strumento per uniformare l’esperienza tra PC, portatili e console tradizionali.
Nel frattempo, ciò che rimane agli utenti è un dispositivo estremamente potente sul piano hardware, ma non completamente risolutivo nel proprio posizionamento commerciale, soprattutto perché non si tratta di un hardware Xbox in senso stretto, pur portandone il brand in modo prominente.
In definitiva, la strategia di Microsoft e ASUS sembra voler esplorare il mercato dei portatili da gaming partendo dal modello PC e non da quello console, affidandosi a margini di profitto tradizionali anziché a un ecosistema sovvenzionato; bisognerà attendere per capire se questa scelta rappresenta un esperimento isolato o il preludio a una vera Xbox portatile proprietaria.
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