Dopo mesi di scontri pubblici e dichiarazioni al vetriolo, sembra che Apple e l’Unione Europea siano finalmente vicine a trovare un accordo sulle presunte violazioni del Digital Markets Act (DMA), la legge europea pensata per limitare il potere dei cosiddetti gatekeeper del digitale.
Secondo un nuovo rapporto del Financial Times, Cupertino sarebbe nelle fasi finali di una trattativa privata con le autorità antitrust, al pari di Meta, per modificare alcune pratiche commerciali e chiudere definitivamente un contenzioso che ha già portato a multe complessive da 700 milioni di euro.
Accordo in vista tra Apple e l’Unione Europea
Per capire la portata della questione è utile ricordare che il DMA identifica come gatekeeper le aziende tecnologiche considerate troppo dominanti in uno o più mercati digitali, imponendo loro una serie di obblighi per garantire una maggiore concorrenza. Apple è rientrata pienamente in questa definizione, principalmente a causa del controllo esercitato sull’App Store e sulle modalità di distribuzione delle app per iPhone.
La Commissione Europea ha quindi imposto all’azienda di aprire iOS ad app store di terze parti e consentire agli utenti di installare app al di fuori del proprio marketplace ufficiale, Apple ha formalmente ottemperato ma non senza polemiche, la controversia principale ruota attorno alla cosiddetta Core Technology Fee, una commissione che colpisce gli sviluppatori anche quando decidono di distribuire le proprie app attraverso canali alternativi, vanificando (almeno in parte) lo spirito di concorrenza promosso dal DMA.
Il confronto tra Apple e Bruxelles non si è limitato agli aspetti tecnici, sul piano pubblico le dichiarazioni sono state tutt’altro che concilianti:
- Apple ha accusato l’UE di promuovere la concorrenza sleale, sostenendo che le regole del DMA colpiscano soltanto lei, lasciando fuori giganti come Samsung o diversi produttori cinesi, pur presenti con quote di mercato ben più ampie in Europa
- l’Unione Europea dal canto suo, ha ribattuto che Apple abbia contestato ogni minima parte del DMA, indebolendo la narrativa secondo cui l’azienda vorrebbe collaborare in buona fede con la Commissione
In questo clima di tensione, Cupertino ha anche evidenziato le difficoltà tecniche e di privacy nel rendere alcune funzionalità (come quelle legate agli AirPods o all’integrazione profonda con iPhone) disponibili anche ai produttori terzi, come richiesto dalla legge.
Nonostante la guerra di parole che si è consumata davanti alla stampa, dietro le quinte il tono sembrerebbe molto più pragmatico, secondo le fonti citate le parti starebbero definendo gli ultimi dettagli di un accordo che consentirebbe di chiudere la vicenda con modifiche sostanziali ma non radicali alle politiche di Apple.
Al momento nessuna decisione definitiva è stata presa, ma entrambe le parti confidano in una soluzione in tempi brevi; tuttavia, come spesso accade in ambito europeo, il concetto di tempi brevi è piuttosto relativo, e non è escluso che il negoziato possa protrarsi ancora per settimane, se non mesi.
Apple ha già compiuto alcuni passi importanti per adeguarsi al DMA, ma la Core Technology Fee resta l’elemento più controverso e, con ogni probabilità, anche il punto decisivo delle trattative; se la Commissione dovesse accettare una revisione parziale delle condizioni economiche, Cupertino potrebbe evitare ulteriori sanzioni e chiudere così uno dei capitoli più delicati del suo rapporto con l’Unione Europea.
Gli utenti dal canto loro, difficilmente noteranno cambiamenti immediati, ma l’accordo potrebbe aprire la strada a un ecosistema iPhone ancora più aperto, con una concorrenza più vivace tra store alternativi e nuove opportunità per gli sviluppatori.
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