Oltre 80 milioni di vecchi smartphone “dormono” dimenticati nelle case italiane: è quanto emerge dallo studio commissionato da refurbed al prestigioso Fraunhofer Institute Austria, una realtà già capace di innovare la filiera europea del ricondizionamento digitale. Il dato va ben oltre la semplice curiosità statistica: questi dispositivi custodiscono metalli preziosi e materiali critici per un valore potenziale superiore a 200 milioni di euro, risorse spesso importate dall’estero e fondamentali per la transizione green dell’elettronica.

Chi segue TuttoTech e TuttoAndroid ha già avuto modo di approfondire come la rigenerazione dei device sia non solo una tendenza multicategoria (dagli smartphone ai portatili, fino a piccoli elettrodomestici), ma un pilastro ormai riconosciuto dell’economia circolare globale. Lo abbiamo raccontato nelle nostre analisi dedicate alle strategie di refurbed, player austriaco ormai presente anche in Italia con una gamma sempre più ampia di prodotti e un modello di business “impact first” che punta su trasparenza, misurabilità e advocacy ambientale.
Cosa dice la ricerca: dati, impatti e benefici
L’indagine Fraunhofer quantifica con precisione le potenzialità economiche e ambientali del “rifiuto dormiente”. A fronte di 642 milioni di smartphone inutilizzati in Europa, ben 431 milioni sono da destinare al riciclo, mentre 211 milioni potrebbero essere ricondizionati e rimessi in circolo. Il dato italiano, con circa 82 milioni di device accumulati nelle abitazioni, fotografa l’urgenza della sfida.

Colpiscono le quantità materiali che si potrebbero recuperare: solo nel nostro Paese parliamo di oltre 679 tonnellate di cobalto, 1,1 tonnellate di oro, quasi 56 di stagno e più di 5,5 di tungsteno. Volumi che, una volta reimmessi nel ciclo produttivo, ridurrebbero sensibilmente la dipendenza europea da importazioni extra-UE e avvierebbero un circolo virtuoso di sostenibilità e sicurezza delle forniture.Si
La produzione di elettronica richiede enormi quantità di Critical Raw Materials (CRM) come cobalto, magnesio e palladio, ma anche Conflict Materials (CM) come stagno, tantalio, tungsteno e oro. Questi elementi provengono spesso da zone di crisi, innescando una filiera controversa a livello etico e causando impatti ambientali devastanti.
Restituire uno smartphone significa, quindi, non solo contribuire a evitare rifiuti elettronici ma anche promuovere una filiera più equa, trasparente e attenta alle ripercussioni sociali.
Il ruolo di refurbed: trasparenza, advocacy e impatto ambientale
Nata nel 2017 da un terzetto visionario (Peter Windischhofer, Kilian Kaminski e Jürgen Riedl), refurbed si è rapidamente affermata come marketplace di riferimento nel ricondizionato, puntando su una doppia leva: l’estensione del ciclo di vita del prodotto e la misurazione scientifica dell’impatto, validata da modelli ISO 14040/44.

Secondo i dati più aggiornati, l’attività di refurbed ha permesso dalla sua nascita di risparmiare 350.000 tonnellate di CO₂, oltre 116 miliardi di litri d’acqua e più di 1.100 tonnellate di rifiuti elettronici. Numeri che testimoniano non solo il potenziale del settore, ma anche la necessità di una maggiore informazione al pubblico: un messaggio che questa azienda veicola anche attraverso collaborazioni istituzionali, azioni di “public advocacy” e l’adesione a network europei come EUREFAS e Right to Repair.

Riciclo e ricondizionamento: sfida e opportunità per l’Italia
Il dato forse più preoccupante dello studio Fraunhofer riguarda il tasso di riciclo europeo: solo il 10% degli smartphone viene effettivamente recuperato a fine vita, mentre a livello globale la quota scende addirittura al 7,5%. Troppo pochi, soprattutto se pensiamo agli obiettivi UE che mirano a coprire entro il 2030 il 25% del fabbisogno di materie prime tecnologiche tramite il riciclo.

Non è solo una questione ambientale, ma strategica e industriale, come abbiamo sottolineato nei nostri report sulle policy per la green economy e sulle filiere italiane del riciclo elettronico. Refurbed sostiene la necessità di creare incentivi concreti, migliorare i sistemi di raccolta e rendere più facile e conveniente per i cittadini rimettere in circolo dispositivi obsoleti – anche grazie al network europeo RREUSE e a partnership con realtà locali che abbiamo già evidenziato nei precedenti approfondimenti.

Dai numeri alle scelte: cosa può fare il consumatore
Che si scelga di vendere il proprio smartphone usato, di avviarlo a riciclo o di optare per un modello ricondizionato invece che nuovo, ogni gesto individuale ha oggi un impatto misurabile a favore del pianeta. Sulla piattaforma refurbed, ad esempio, ogni acquisto viene accompagnato da comunicazioni trasparenti sulle emissioni evitate e sulle risorse risparmiate, secondo i più avanzati standard europei.

La missione è chiara e condivisa dai principali attori dell’economia circolare: trasformare il consumatore da semplice utente a protagonista attivo nella transizione ecologica, con strumenti, informazioni e garanzie reali – come la copertura minima di 12 mesi offerta su tutti i prodotti, la varietà delle categorie disponibili e la possibilità, già raccontata nei nostri precedenti articoli, di contribuire a una filiera più sostenibile con gesti semplici e quotidiani.
Raccontare la ricerca refurbed-Fraunhofer significa aggiornare e rafforzare dati già discussi nelle nostre precedenti analisi dedicate al ricondizionato come leva strategica per l’Italia. Se il modello funziona – e i numeri parlano chiaro – servono ora nuove policy e una cultura diffusa “del riciclo intelligente”, che superi la vecchia abitudine del cassetto pieno a favore di scelte davvero consapevoli. La filiera tecnologica ha davanti una svolta: raccontarla, seguirla e viverla da protagonisti, è oggi una scelta di valore collettivo e di responsabilità verso il futuro.
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