L’onda lunga della musica generata dall’intelligenza artificiale continua a travolgere l’industria musicale e, come prevedibile, Spotify sceglie di giocare d’anticipo con un pacchetto di misure che segna un vero cambio di passo nella gestione dei contenuti. L’azienda ha annunciato l’introduzione di novità pensate per garantire maggiore trasparenza, tutelare gli artisti e arginare gli abusi che l’IA rende sempre più facili da realizzare.

Etichette IA, stretta sui cloni e nuovi filtri nel futuro di Spotify

La prima e più attesa novità riguarda l’identificazione chiara della musica creata con l’aiuto dell’IA, Spotify adotterà infatti lo standard DDEX, un sistema industriale che permetterà a etichette discografiche, distributori e partner di fornire metadati dettagliati nei titoli di coda dei brani; sarà quindi possibile sapere se l’IA è stata utilizzata per le voci, per la strumentazione o magari soltanto per la post produzione.

Sam Duboff, Global Head of Marketing and Policy di Spotify, ha spiegato che l’obbiettivo è offrire informazioni accurate e sfumate, evitando la trappola del bianco e nero (canzone completamente IA o completamente umana), un approccio che riflette bene la realtà odierna, dove sempre più artisti mescolano creatività tradizionale e strumenti di machine learning.

Accanto alla trasparenza arriva anche una linea dura contro le imitazioni non autorizzate, Spotify vieta esplicitamente cloni vocali, deepfake e qualsiasi replica fraudolenta della voce di un artista, annunciando la rimozione immediata di questi contenuti. Una misura che mira a proteggere non solo i musicisti, ma anche gli utenti, in un momento in cui gli strumenti di sintesi vocale stanno diventando estremamente realistici e accessibili.

L’altra grande novità è il filtro antispam musicale, atteso per l’autunno; l’azienda punta a contrastare upload massivi, duplicati e manipolazioni dei sistemi di ricerca e raccomandazione, fenomeni che l’IA ha reso ancora più sofisticati. Il filtro verrà implementato gradualmente, migliorando nel tempo grazie ai segnali raccolti durante l’uso.

Parallelamente, Spotify rafforzerà il controllo sui cosiddetti profiles mismatches, casi in cui qualcuno carica in maniera fraudolenta musica a nome di un altro artista; l’obbiettivo è fermare questi episodi prima che i brani vengano pubblicati, in collaborazione con distributori e partner del settore.

Nonostante la stretta, i dirigenti di Spotify hanno sottolineato di non voler ostacolare l’uso creativo dell’IA, Charlie Hellman, vicepresidente e responsabile della divisione Musica, ha ribadito che non siamo qui per punire gli artisti che utilizzano l’IA in modo autentico e responsabile, ma per impedire che i malintenzionati giochino con il sistema.

Queste mosse arrivano dopo mesi di forte crescita della musica IA, basti pensare al caso della band virtuale Velvet Sundown, diventata virale proprio su Spotify quest’estate, o ai dati del concorrente Deezer, che ha rilevato come il 18% dei brani caricati quotidianamente sia interamente generato dall’intelligenza artificiale (circa 20.000 canzoni al giorno).

Spotify non ha fornito numeri ufficiali, ma ammette che tutti i servizi di streaming hanno quasi esattamente lo stesso catalogo, e se la musica generata dall’IA non garantisce di per sé ascolti o guadagni, il fenomeno è comunque destinato a crescere.

Per gli ascoltatori la differenza sarà presto tangibile, maggiore trasparenza sui brani, possibilità di sapere quando e come l’IA è intervenuta nella produzione, e meno spam nelle playlist e nei suggerimenti; per gli artisti invece, le nuove regole rappresentano un ulteriore scudo contro abusi e appropriazioni indebite, in un contesto in cui la tecnologia corre più veloce delle leggi.

Gli utenti dovranno solo pazientare ancora qualche settimana per vedere i primi effetti concreti di queste misure, Spotify vuole guidare il settore verso un uso più etico e trasparente dell’intelligenza artificiale, senza frenare l’innovazione ma mettendo paletti precisi a chi prova a sfruttarla per scopi poco limpidi.