Dopo anni di tensioni regolatorie e accuse di abuso di posizione dominante, Microsoft ha raggiunto un accordo con la Commissione Europea che avrà conseguenze dirette e tangibili per milioni di utenti in Europa (e non solo). La decisione, che mette fine a un lungo braccio di ferro avviato nel 2020 a seguito di un reclamo formale di Slack, stabilisce che Teams non sarà più obbligatoriamente incluso nei pacchetti Office ma verrà proposto come software separato, acquistabile a parte.
Microsoft evita una maxi multa separando Teams da Office
Tutto è partito quando Slack, allora principale concorrente di Teams, accusò Microsoft di aver sfruttato la propria posizione dominante nel settore delle suite di produttività per spingere la diffusione del suo servizio di collaborazione; in particolare, l’integrazione forzata di Teams in Office 365 e Microsoft 365 (senza possibilità di rimozione) avrebbe dato all’app di Redmond un vantaggio sleale, impedendo ai rivali di competere ad armi pari.
Dopo un’indagine formale avviata nel 2023, la Commissione Europea aveva confermato i sospetti: la pratica di bundling di Teams e Office rischiava di alterare significativamente il mercato del software di collaborazione cloud, rafforzando ulteriormente il modello di Microsoft. Per l’azienda il rischio era elevatissimo, visto che senza un compromesso avrebbe potuto subire una multa fino al 10% del fatturato globale.
Con l’accordo divenuto giuridicamente vincolante, Microsoft si impegna a:
- offrire versioni di Office e Microsoft 365 senza Teams a un prezzo ridotto (2 euro in meno al mese rispetto alle versioni standard)
- vendere Teams come abbonamento separato a 5 euro al mese
- consentire il passaggio dalle suite con Teams a quelle senza Teams per i clienti già titolari di licenze a lungo termine
- garantire interoperabilità tra Teams e le soluzioni concorrenti, con apertura di API e funzionalità chiave (per esempio legate all’integrazione con Outlook e altri software Microsoft)
- permettere la portabilità dei dati da Teams verso altri servizi rivali
Gli impegni avranno durata variabile, sette anni per le misure principali, dieci anni per interoperabilità e portabilità dei dati, con la supervisione di un fiduciario indipendente che monitorerà l’attuazione e fungerà da arbitro in caso di controversie.
Teams, lanciato nel 2017 e oggi usato da 320 milioni di persone ogni mese (contro i 42 milioni di Slack), è ormai diventato centrale per le strategie di Microsoft, tanto da aver preso il posto si Skype nel panorama aziendale e scolastico. Separarlo da Office non significa limitarne la crescita, ma piuttosto garantirle una competizione più equa, chi sceglierà la suite Office potrà farlo senza doversi portare dietro un software di cui magari non ha bisogno, mentre chi utilizza Teams potrà continuare a farlo acquistandolo separatamente.
Non è difficile immaginare che questa scelta, pur nata da pressioni regolatorie, possa in futuro essere estesa anche al di fuori dei confini europei, un cambiamento che avrebbe ripercussioni globali e che potrebbe spingere altri colossi tecnologici a riflettere sulle proprie pratiche commerciali.
Per gli utenti finali la differenza principale sarà la maggiore flessibilità di acquisto, ma per il mercato software europeo si tratta di una decisione di portata storica; l’UE, da tempo attenta a bilanciare il potere delle Big Tech, ottiene così un precedente importante che andrà a incidere non solo sulla concorrenza tra servizi di comunicazione, ma anche sul modo in cui i grandi fornitori sfrutteranno i propri pacchetti cloud in futuro.
Microsoft, dal canto suo, ha scelto la strada del compromesso, un modo per evitare una maxi sanzione e allo stesso tempo preservare la centralità di Teams nella sua offerta.
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