Apple rilancia in grande stile la sua presenza industriale sul suolo americano, annunciando (e confermando le indiscrezioni delle ultime ore) un nuovo piano di investimenti destinato ad ampliare la produzione domestica di componenti chiave come vetro e chip, nel tentativo di rispondere alle sempre più esplicite pressioni da parte del presidente Donald Trump, tornato all’attacco sulla questione dei dazi. Un annuncio che, oltre a segnare una svolta simbolica per Cupertino, apre le porte a una serie di cambiamenti strutturali destinati ad avere un impatto anche sulla filiera globale di Apple, e non solo.

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Partnership con Corning e Samsung per ampliare la produzione Apple negli USA

Il nuovo investimento annunciato da Apple con un comunicato stampa si inserisce all’interno di un piano ancora più ambizioso da 600 miliardi di dollari in quattro anni, che l’azienda di Cupertino ha deciso di mettere sul piatto per rafforzare la propria catena di approvvigionamento negli Stati Uniti; alla base della mossa c’è chiaramente l’intenzione di scongiurare nuove misure tariffarie volute da Trump, che nelle ultime settimane ha minacciato l’imposizione di dazi del 25% su tutti i prodotti Apple non fabbricati negli USA. Un ritorno alla linea dura che, almeno sulla carta, potrebbe incidere in modo drastico sui margini di profitto dell’azienda.

L’iniziativa si articola su più fronti, da una parte un rafforzamento della collaborazione con Corning, storica fornitrice del vetro protettivo di iPhone e Apple Watch, dall’altra una partnership strategica con Samsung per avviare una nuova tecnologia di produzione dei chip nel sito di Austin, in Texas; il tutto accompagnato da un’accelerazione sull’espansione di data center e strutture R&D.

Tra le novità più rilevanti, quella che riguarda la produzione del vetro di copertura per iPhone e Apple Watch, l’azienda ha confermato che grazie a un investimento diretto di 2,5 miliardi di dollari, il 100% del vetro di protezione sarà realizzato negli Stati Uniti, più precisamente nello stabilimento Corning di Harrodsburg, in Kentucky; una svolta epocale se si considera che, fino ad oggi, una parte significativa di questo processo era affidata a fornitori esterni.

Corning, che già nel 2007 aveva fornito il vetro per il primo iPhone, convertirà completamente la propria linea produttiva per lavorare esclusivamente con Apple, raddoppiando la forza lavoro e aprendo un nuovo Apple-Corning Innovation Center dedicato allo sviluppo di tecnologie avanzate per le future generazioni di dispositivi.

Tim Cook, CEO di Apple, ha dichiarato al riguardo:

Corning è un’azienda americana storica e siamo entusiasti di lavorare insieme per costruire la più grande e avanzata linea di produzione mai creata per il vetro per smartphone. Grazie alla potenza della produzione americana, qualsiasi cliente in qualsiasi parte del mondo che acquisti un nuovo iPhone o un Apple Watch avrà in mano un vetro di precisione realizzato proprio qui in Kentucky. Siamo grati al Presidente e alla sua amministrazione per il loro sostegno alla produzione americana e siamo entusiasti dell’innovazione che questo investimento sbloccherà.

Non solo vetro, Apple sta ampliando in parallelo la propria presenza anche nel settore dei semiconduttori, grazie alla già citata collaborazione con Samsung che permetterà l’implementazione di una tecnologia produttiva mai utilizzata prima al mondo, secondo quanto riferito dal comunicato ufficiale. Una mossa che rafforza l’indipendenza strategica dell’azienda rispetto alla Cina e all’Asia orientale, in un contesto di crescente tensione internazionale.

Inoltre, la fabbrica di server a Huston, annunciata a inizio 2025, entrerà nella fase produttiva nel corso del 2026, mentre il data center di Maiden (North Carolina) verrà ampliato per far fronte alla crescente domanda di servizi cloud e IA; Apple aprirà anche una nuova accademia di produzione avanzata nel Michigan, pensata per formare nuove competenze nel settore manifatturiero ad alta tecnologia.

Tuttavia, non è affatto scontato che questi annunci riescano a soddisfare del tuto l’amministrazione Trump che, stando a quanto riportato da più fonti, continua a spingere per una produzione integrale degli iPhone negli Stati Uniti, cosa che al momento resta logisticamente ed economicamente irrealizzabile; lo stesso Tim Cook, durante una conferenza stampa, ha sottolineato come Apple stia facendo il possibile per riportare sul suolo americano fasi cruciali della produzione, pur dovendo bilanciare efficienza e sostenibilità dei costi.

Va detto che, già durante il primo mandato di Trump, Apple aveva cercato di tenere buoni rapporti con la Casa Bianca, arrivando a produrre il Mac Pro 2019 in Texas in cambio di esenzioni tariffarie; una strategia che oggi torna di attualità, ma in un contesto decisamente più complesso tra dazi estesi anche a India e Vietnam (dove oggi viene prodotta una buona parte degli iPhone per il mercato USA) e nuove regole sul commercio globale.

Apple ha voluto rimarcare con forza l’obbiettivo a lungo termine, creare una vera e propria filiera americana del silicio, che vada dalla progettazione alla fabbricazione di wafer e chip; il CEO Tim Cook ha dichiarato che Apple continuerà a collaborare con i fornitori locali per trasferire negli Stati Uniti una quota ancora maggiore di questo lavoro incredibilmente avanzato.

La stessa Corning fornirà il silicio a GlobalWafers, un altro partner dell’American Manufactoring Program, che lo utilizzerà per produrre wafer negli USA; un tassello ulteriore verso quell’indipendenza produttiva che Apple insegue da anni.

Per il momento, gli utenti finali non vedranno differenze tangibili sui dispositivi, gli iPhone continueranno ad essere progettati a Cupertino ma assemblati in Asia, ma in prospettiva questa mossa potrebbe significare una maggiore stabilità della supply chain, minori rischi legati a crisi geopolitiche e potenzialmente una riduzione dell’impatto dei dazi sui prezzi al pubblico.

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