Apple continua a sorprendere anche in ambito robotico, svelando un inedito e interessante approccio all’addestramento dei robot umanoidi; niente più solo dimostratori meccanici o costosi sistemi teleoperati, ma un sistema ibrido che coinvolge istruttori umani reali, visori Apple Vision Pro modificati e un innovativo modello IA. Il tutto racchiuso in una sigla dal sapore tecnico: PH2D, ovvero Physical Human-Humanoid Data.
L’azienda di Cupertino ha pubblicato un nuovo documento di ricerca in cui descrive nel dettaglio questo nuovo metodo, che potremmo definire quasi didattico, pensato per rendere più efficiente e meno dispendioso l’addestramento dei robot umanoidi, con un occhio di riguardo alla scalabilità industriale.
Apple alza l’asticella della robotica
Tradizionalmente il training dei robot umanoidi ha richiesto complesse sessioni di dimostrazione tramite altri robot, con sistemi di teleoperazione costosi e laboriosi; un approccio che, come spiegato dagli stessi ricercatori Apple, risulta poco scalabile e molto pesante dal punto di vista tecnico.
La risposta? Una strategia ibrida in cui gli esseri umani diventano parte attiva nel percorso formativo: agli istruttori viene chiesto di eseguire azioni manuali (come afferrare oggetti, versare liquidi o interagire con superfici), indossando un Apple Vision Pro modificato per l’osservazione visiva tramite la sola fotocamera in basso a sinistra, mentre ARKit si occupa della rilevazione delle pose tridimensionali di testa e mani.
In parallelo, Apple ha sperimentato anche con un visore Meta Quest modificato, arricchito con microcamere stereo ZED, trasformandolo in una soluzione di tracciamento a basso costo.
Tutti i dati raccolti vengono poi elaborati da un modello IA proprietario chiamato HAT (Human-humanoid Action Transformer), in grado di integrare input provenienti sia dagli umani che dai robot; l’obbiettivo è quello di costruire un quadro normativo generalizzabile, capace di istruire robot umanoidi in modo più robusto e versatile rispetto ai metodi precedenti.
I risultati non si sono fatti attendere, secondo quanto affermato nello studio i robot addestrati con questa metodologia ibrida hanno ottenuto prestazioni superiori, soprattutto in compiti precisi come la presa verticale degli oggetti, rispetto a quelli formati esclusivamente da dimostratori meccanici.

Nonostante Vision Pro nasca per esigenze completamente diverse, spaziando dall’intrattenimento alla produttività, passando per l’elaborazione spaziale avanzata, Apple ci mostra come le sue tecnologie possano essere utilizzate per scopi inaspettati, diventando parte integrante di un ecosistema robotico emergente dove il confine tra hardware di consumo e strumenti industriali si fa sempre più sfumato.
Non è un caso infatti che l’azienda stia sperimentando visori modificati come strumenti di formazione, suggerendo un futuro in cui l’interazione uomo-macchina sarà sempre più naturale e intuitiva, anche fuori dai laboratori.
Sebbene al momento non esistano robot umanoidi Apple in commercio, lo studio lascia intravedere piani ben più ambiziosi; alcun i rumor parlano infatti di un robot mobile per uso domestico, in grado di svolgere compiti semplici e automatizzare attività quotidiane.
Insomma, mentre tutti parlano di IA generativa e assistenti intelligenti, Apple pare già al lavoro per portare l’intelligenza artificiale anche nella sfera fisica, con robot che osservano, imparano e agiscono proprio come gli esseri umani, e che un giorno potrebbero entrare nelle nostre case (si spera invitati).
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