L’attesa per GTA VI è palpabile, tanto da influenzare le strategie commerciali non solo degli sviluppatori indipendenti, ma persino dei colossi del settore; in un panorama videoludico sempre più affollato e competitivo, dove anche un singolo errore di tempistica può compromettere anni di sviluppo, il prossimo titolo di Rockstar Games continua a esercitare una pressione silenziosa ma potente sull’intero settore.
La recente ammissione, seppur velata, del CEO di Electronic Arts non fa altro che confermare quanto questa paura sia fondata: durante la conference call sui risultati finanziari del quarto trimestre 2024 Andrew Wilson, amministratore delegato di EA, ha lasciato intendere (senza menzionare espressamente GTA VI) che il rinvio del titolo in questione a maggio 2026 ha contribuito a chiarire il quadro per il lancio del nuovo Battlefield; un’ammissione implicita che dice molto più di quanto sembri.
GTA VI incute timore anche ai colossi come EA
Che l’industria videoludica ruoti spesso intorno ai titoli di punta è cosa nota, tuttavia ciò che emerge da questo episodio è qualcosa di ancor più significativo; persino EA, con tutta la sua forza distributiva e mediatica, ha preferito non rischiare il confronto diretto con quello che si preannuncia come uno dei lanci più clamorosi del decennio.
Wilson è stato chiaro, seppur non citando espressamente GTA VI è impossibile non cogliere il riferimento, soprattutto considerando il contesto della domanda e le voci che fino a pochi giorni fa davano il nuovo gioco di Rockstar in uscita nell’autunno di quest’anno:
Non sono sicuro di poter commentare il resto del settore e i loro lanci o tempi di lancio, se non per dire che in genere oggi i giochi richiedono molti anni per essere creati e sviluppati, ed è improbabile che se non si era già pronti per il lancio in questa finestra, potrebbe essere difficile prepararsi e sfruttare quella che altrimenti potrebbe essere una finestra meno competitiva che avremmo potuto prevedere in precedenza rispetto a Battlefield.
Ciò che abbiamo sempre detto mentre ci stavamo preparando per una finestra che ritenevamo più sensata per Battlefield, non ci saremmo lanciati in una finestra che ritenevamo troncasse il valore che abbiamo investito nel franchise, o il valore che pensiamo i nostri giocatori ne trarranno una volta che inizieranno a giocare. Credo che ora, senza andare troppo lontano, crediamo che quella finestra sia più chiara di prima e siamo molto soddisfatti del lancio di Battlefield.
In altre parole, EA ha finora temporeggiato per la scelta del lancio del nuovo capitolo di Battlefield per evitare una sovrapposizione che sarebbe stata troppo rischiosa, sia in termini di visibilità che di potere d’acquisto da parte dei consumatori.
Non è un caso che si vociferi di un prezzo di lancio per GTA VI di 100 dollari, cifra che se confermata potrebbe spingere molti giocatori a mettere in pausa altri acquisti per mesi, concentrandosi solo su quel titolo; un impatto del genere rende ogni finestra di lancio un terreno minato, e spiega bene perché EA abbia preferito aspettare tempi migliori.
Finora si era parlato spesso dell’effetto paralizzante che GTA VI potrebbe avere sui piccoli team indipendenti, costretti a ritardare o ricalibrare i propri piani per non farsi oscurare da un evento mediatico di portata globale; ora scopriamo che questa tensione non riguarda solo i piccoli, ma anche i grandi editori.
Questo scenario, per quanto eccezionale, potrebbe diventare sempre più frequente, i videogiochi stanno diventando esperienze enormi sempre più longeve e costose, sia da produrre che da giocare; in questo contesto titoli come GTA VI rischiano di ridefinire l’intera stagionalità del mercato, obbligando gli altri ad adeguarsi prima ancora che il titolo arrivi sugli scaffali.
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