Amazon e tre top manager del colosso dell’e-commerce sono indagati dalla procura di Milano per una presunta frode fiscale miliardaria che riguarda le vendite a distanza in Italia in un periodo compreso tra il 2019 e il 2021.

È questa la notizia diffusa dal Corriere della sera che sembra fare seguito alle prime informazioni che emersero la scorsa estate e che aumenta il numero di indagini a carico dell’azienda, già protagonista di un’altra frode fiscale che costò un sequestro preventivo da 121 milioni di euro per favoreggiamento dello sfruttamento del lavoro.

Amazon: presunta frode miliardaria legata alle vendite online

Un miliardo e duecento milioni di euro. È questo l’ammontare della presunta frode fiscale che ha spinto la procura di Milano a indagare su Amazon e su tre manager dell’azienda per illeciti riguardanti le vendite “a distanza” in Italia dal 2019 al 2021.

La somma contestata, calcolata dalla Guardia di Finanza di Monza, è stata comunicata ad Amazon lo scorso 23 dicembre e, includendo anche sanzioni e interessi dovuti al fisco, raggiunge i tre miliardi di euro.

A condurre le indagini è il PM Elio Ramondini che si sta concentrando sull’algoritmo predittivo di Amazon e sulla sua presunta indifferenza agli obblighi tributari: in particolar modo, il colosso dell’e-commerce non avrebbe dichiarato all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai venditori extraeuropei (in prevalenza cinesi) che vendono i propri prodotti attraverso il marketplace italiano per il pagamento dell’IVA al 22% sul venduto.

Una inchiesta di tale portata, condotta in Italia, rischia di avere ripercussioni sul modello di business di Amazon anche nel resto d’Europa e, in aggiunta, di sollevare questioni geopolitiche (ed economiche) nei rapporti tra Italia, Stati Uniti e Cina: secondo analisi fatte con il computer “Sogei”, più del 70% del volume di vendite online (in Italia) del colosso dell’e-commerce sarebbe costituito da merci di venditori cinesi.

La difesa di Amazon

Amazon si difende suggerendo che i propri standard siano regolari e facendo leva su una risposta precedentemente fornita all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, il colosso dell’e-commerce sottolinea che nessun altro Paese europeo abbia (almeno finora) sollevato una simile contestazione e spinge sul fatto che le vendite a distanza non siano assimilabili a quelle già stoccate nei magazzini italiani al momento dell’ordine.

I tre miliardi di euro in gioco pareggiano, da soli, l’intero ammontare recuperato da altre inchieste del genere condotte dalla Procura negli ultimi sei anni. Viste le dimensioni del caso, si prevedono tempi piuttosto lunghi per arrivare a una conclusione.