Si chiama Piracy Shield 2.0 e, in fondo, mai nome fu più chiaro per individuare uno scudo contro la pirateria. Ad annunciarlo è il commissario Agcom Massimiliano Capitanio, che durante il Festival della Serie A a Parma ha parlato della necessità di superare l’attuale Piracy Shield, durante un solo anno. Ma cosa cambia?

Cos’è il Piracy Shield

Il Piracy Shield è una piattaforma sviluppata dallo Studio Previti e donata dalla Lega Serie A all’Agcom. Ribattezzato anche scudo anti-pirateria, è una piattaforma che consente di individuare gli IP dei siti che aggirano gli abbonamenti delle pay-tv per trasmetterne illegalmente i contenuti.

Nonostante sia stato sviluppato con le più lodevoli intenzioni di scongiurare il ricorso a sistemi paralleli per condividere lo streaming delle partite (il c.d. pezzotto), in realtà la piattaforma ha da subito mostrato alcuni limiti che ne hanno decretato un’efficacia solo parziale e ne hanno stimolato il suo superamento attraverso lo scudo 2.0 di cui ora parliamo.

Tra i principali limiti vi è ad esempio il fatto che lo scudo individua e blocca in maniera indiscriminata anche i siti legali che, però, condividono l’indirizzo IP con siti illegali, pur non avendo colpa della trasmissione di questi ultimi.

Come funziona la piattaforma anti-pezzotto

Come noto, uno dei modi più diffusi (e illegali) per usufruire dei contenuti in streaming è il pezzotto, un decoder con cui i pirati informatici riescono ad accedere ai contenuti offerti da piattaforme pay tv per trasmetterli gratuitamente, aggirando così gli abbonamenti.

Il pirata informatica sfrutta dunque la tecnologia IPTV (Internet Protocol Television), permettendo a chi ha una connessione di poter guardare i programmi su computer, smart tv o cellulare, gratuitamente o… quasi.

Coloro che gestiscono le piattaforme illegali operano infatti accedendo ai contenuti a pagamento, ricodificando il segnale dei programmi in maniera tale che possa essere trasmesso via Internet e vendendo i contenuti piratati agli utenti a un prezzo che è notevolmente inferiore a quanto prevede l’abbonamento originale.

Per arginare il fenomeno il 14 luglio 2023 è entrata in vigore la l. n. 93/2023, ribattezzata anti-pezzotto, contrastando chi trasmette o utilizza streaming illegali e bloccando tempestivamente la condizione di questi contenuti.

Il governo ha inoltre conferito all’Agcom poteri più estesi, consentendo all’authority di bloccare l’accesso ai siti pirata e ai domini e sottodomini che oggi o in futuro sono associati a tali attività illecite. Sono inoltre state aumentate le multe fino a 5.000 euro per coloro che guardano quantità notevoli di opere o materiali protetti. Chi invece trasmette contenuti streaming in modo illegale va incontro a una reclusione da 6 mesi fino a 3 anni e una multa fino a 15.000 euro.

Tra gli strumenti a disposizione dell’Agcom c’è dunque anche il Piracy Shield, una piattaforma grazie alla quale gli operatori a pagamento con licenza potranno segnalare chi sta trasmettendo senza autorizzazione, fornendo l’indirizzo IP del sito illegale e le motivazioni per cui si sta chiedendo l’oscuramento del contenuto.

Entro 30 minuti dalla richiesta lo scudo antipirateria genererà un ticket e lo invierà agli operatori delle telecomunicazioni, che entro altri 30 minuti dalla segnalazioni provvederanno a bloccare il sito illegale.

Si consideri che questo blocco avviene automaticamente: nessun controllo umano è dunque previsto in questa fase e, proprio per scongiurare gravi errori, è stata creata una whitelist di siti che non possono essere interessati dalle segnalazioni.

Una volta bloccato, il sito internet potenzialmente illegale verrà sottoposto a un controllo finalizzato ad accertare se in esso vi sia effettivamente l’uso di sistemi non leciti. In caso positivo, il gestore del sito pirata dovrà bloccarlo e gli utenti che proveranno a collegarsi a tale indirizzo verranno reindirizzati su un’altra pagina in cui verrà spiegata la ragione del blocco.

Cosa cambia con il Piracy Shield 2.0

Il funzionamento, come sopra descritto, non è certo privo di difetti e inefficienze. Proprio per questo motivo Capitanio ne ha predetto una seconda versione che vedrà la luce entro la fine dell’anno. Non si tratta, in verità, di una piattaforma completamente nuova ma, per stessa ammissione dei responsabili, un ampliamento di quella esistente.

Capitanio è poi intervenuto sul prezzo degli abbonamenti, elemento che – secondo molti utenti – sarebbe il principale motivo che spinge le persone a piratare i contenuti di Serie A e altre competizioni calcistiche e extra calcistiche. Per il commissario Agcom, però, il problema non sarebbe il prezzo. “C’è un problema culturale che non è indifferente. Pochi giorni fa uscita notizia che su Telegram sono stati diffusi 360 milioni di email e password di iscritti ai canali che frequentavano prevalentemente siti illeciti che consegnavano dati per pezzotto e simili, c’è un problema culturale – ha dichiarato – Non entro nel merito dei costi degli abbonamenti, ma vengono scaricati anche libri a basso prezzo. È un problema culturale che non riguarda solo la pirateria, ma tanto di quello che avviene su internet (…) Sfatiamo il mito che la pirateria serva per abbattere i costi: anche le partite di Coppa Italia in chiaro su Mediaset venivano guardate da tantissimi utenti su piattaforme pirata”.