Rimuovere tutti i contenuti da TNTVillage: questo è l’ordine impartito dal Tribunale di Milano, a seguito dell’accoglimento della richiesta elevata dall’Associazione Italiana Editori (AIE) e dalla Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV). La disposizione della magistratura meneghina va in tal modo a chiudere una vicenda processuale la quale si trascinava ormai da un quadriennio.

Fondato nel 2005, TNTVillage era considerato il più importante sito italiano per l’indicizzazione dei file torrent e permetteva a chiunque lo desiderasse il download di centinaia di migliaia di contenuti protetti, un novero in cui erano inclusi inclusi pellicole, libri, show televisivi e cartoni animati. Una possibilità la quale aveva permesso al portale di collezionare oltre un milione di utenti, che a loro volta potevano operare la propria scelta in un catalogo nel quale campeggiavano, pronti ad essere condivisi senza alcuna autorizzazione, ben 135mila titoli prodotti librari e 230mila film, tutti protetti da un copyright regolarmente disatteso.

TNTVillage, una vicenda iniziata nel 2018

I primi accertamenti nei confronti dell’amministratore del sito hanno avuto inizio nel corso del 2018, quando i titolari dei diritti violati hanno deciso di segnalare quanto stava accadendo alla Procura di Milano. Nell’anno successivo è poi partito il ricorso da parte di AIE e FAPAV nei confronti del sito, con la richiesta relativa alla rimozione di tutti i contenuti ospitati.

Una richiesta che era stata accolta accolta dal giudice competente, con un apposito provvedimento il quale è stato però seguito da un comportamento tale da disattendere in pratica l’ordinanza. Nel settembre di quell’anno, infatti, il titolare del sito ha da un lato dato luogo alla pratica chiusura di TNTVillage, lasciando al contempo un link attraverso il quale chiunque volesse poteva accedere al download delle opere desiderate.

Un comportamento che ha prolungato la vicenda sino ad oggi, costringendo il giudice ad emanare una nuova sentenza, la quale si muove nel solco di quella precedente. Non soltanto si conferma l’obbligo di rimuovere i contenuti esposti illecitamente, ma ribadisce la legittimità delle richieste avanzate dai ricorrenti, a tutela dei propri diritti.

Naturalmente nei commenti successivi alla decisione AIE e FAPAV hanno dichiarato tutta la propria soddisfazione. Anche perché, come messo in rilievo dal presidente di AIE, Ricardo Franco Levi, la sentenza provvede a mettere sullo stesso piano i file caricati dall’amministratore e quelli caricati invece dagli utenti della piattaforma. Ha cioè allargato il tiro facendone una sorta di manifesto nella lotta alla pirateria.

Pirateria in Italia: le cifre

Per capire meglio i contorni e la rilevanza della vicenda, occorre ricordare come nel corso degli Stati generali della lotta alla pirateria, organizzato dalla FAPAV nel mese di giugno, siano state rese note cifre tali da spingere i rappresentanti delle istituzioni e dell’industria a concordare sulla necessità di procedere ad un deciso rafforzamento della lotta contro la pirateria. Una lotta da condurre facendo leva su nuove normative e puntando sempre di più su campagne di sensibilizzazione rivolte agli utenti.

Nel corso dell’ultimo anno, infatti, l’incidenza complessiva della pirateria tra la popolazione del nostro Paese è stata del 43%, anche se è diminuito il numero dei contenuti piratati: si aggirano infatti intorno ai 315 milioni gli atti illeciti compiuti, il 24% in meno rispetto al 2019 e il 53% in meno rispetto al 2016. In pratica nel periodo di tempo considerato ad un aumento dell’audience ha fatto riscontro una riduzione degli atti illegali.

Le cifre in questione sono quelle trapelate da un un’indagine condotta da Ipsos, la quale ha evidenziato i danni derivanti da questo genere di comportamento. Quello potenziale per quanto riguarda film, serie e fiction è pari a 673 milioni di euro, con quasi 72 milioni di fruizioni perse. Se si limita il tiro agli eventi sportivi live, la stima del danno economico causato dalla pirateria va invece ad attestarsi a quota 267 milioni di euro, con circa 11 milioni di fruizioni perse.

Allargando invece la visione al Sistema Paese, il fenomeno è in grado di riversare danni in termini di fatturato (circa 1,7 miliardi di euro), di Pil (circa 716 milioni di euro) e anche per quanto concerne le entrate fiscali dovute allo Stato (circa 319 milioni di euro). Neanche l’occupazione può dirsi al riparo dalle sue ricadute: si stima infatti una perdita in termini di posti di lavoro pari a circa 9400 unità, tali da rappresentare quindi un freno allo sviluppo.

La diffusione pirata di contenuti comporta poi conseguenze tali da destare allarme non solo sul fronte economico e industriale, ma anche se si prende in considerazione la sicurezza degli utenti. L’accesso a piattaforme illegali, infatti, mette coloro che lo fanno in balia di attacchi informatici di vario tipo, tesi a violare i dati personali e bancari. Senza contare i pericoli collegati alla possibilità di incappare in malware e virus coi dispositivi utilizzati allo scopo.

Per quanto concerne i contenuti che sono oggetto della pirateria, il gradimento maggiore è quello riservato ai film, i quali rappresentano il 29% del materiale interessato, seguiti da serie/fiction (24%) e programmi tv (21%). Altro dato da rilevare è poi quello relativo ai contenuti collegati ad eventi sportivi, i quali hanno evidenziato un trend di grande crescita, che li ha portati dal 10% del 2019 al 15% del 2021.

Da sottolineare anche il fatto che il 41% di coloro che hanno dato vita ad atti illegali hanno fruito almeno una volta di contenuti audiovisivi in abbonamento grazie all’accesso reso possibile da credenziali altrui. Un comportamento il quale viene paradossalmente portato avanti senza avere alcun sospetto che possa trattarsi di una forma di pirateria.

Tra le cifre elencate durante l’evento da Ipsos, occorre ricordare quelle relative al campione formato da giovani compresi tra i 10 e i 14 anni, dal quale è emerso come nel corso del 2021 il 51% di essi ha fruito di contenuti pirata, con una frequenza degli atti che è comunque inferiore del 20% rispetto alle cifre del 2019. Quindi, anche le giovani generazioni sembrano ignorare i pericoli collegati ad una pratica illegale che pensano di poter volgere a proprio vantaggio, senza avere le chiavi per poterlo fare realmente.

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