TikTok è sempre più utilizzato dai partiti politici e dai loro esponenti, i quali hanno ravvisato le grandi potenzialità della piattaforma nell’ambito della loro attività. L’ultimo a misurarsi in tal senso è stato Silvio Berlusconi, il quale si è prodotto in una serie di video che hanno riscosso giudizi contrastanti, ma hanno comunque destato curiosità e testimoniato come TikTok possa rivelarsi un notevole alleato per raggiungere fette di elettorato che sono magari annoiate dai consueti riti legati alla politica.

Un trend il quale, però, non sembra molto gradito all’azienda, come dimostra la stretta che sta per essere attuata sulla piattaforma. Da oggi, infatti, sono entrate in vigore nuove regole tese a contrastare le raccolte di fondi appoggiandosi ad essa, che sono però da considerare l’anticamera per il definitivo bando alle stesse. Una decisione la quale arriva ad appena sei settimane dalle elezioni di medio termine che porteranno al rinnovo di una parte del Parlamento degli Stati Uniti.

Andiamo quindi a vedere più da vicino cosa sta accadendo e i motivi che stanno spingendo TikTok ad una stretta che potrebbe fare da battistrada per altre piattaforme e rendere più complicata la vita ai politici i quali sembrano più adusi all’utilizzo delle nuove tecnologie per ovviare alla mancanza di quei fondi che, almeno nel caso della politica a stelle e strisce, sono vitali per poter avere qualche possibilità di affermarsi nelle competizioni elettorali.

La decisione di TikTok

Ad annunciare le decisioni prese è stato Blake Chandlee, presidente per le soluzioni di business globali di TikTok, in un messaggio pubblicato sul blog aziendale. Nel post ha affermato che saranno immediatamente disattivate tutte le funzionalità pubblicitarie e di monetizzazione, a partire dai regali e dalle mance, a favore di politici e partiti che usano per tale scopo la piattaforma. Inoltre, gli account appartenenti a governi, politici e partiti politici dovranno richiedere una verifica.

A questa prima stretta, nel corso delle prossime settimane TikTok prevede di aggiungere il definitivo bando della raccolta fondi sulla piattaforma. In pratica, il divieto impedirà a politici e partiti di utilizzare TikTok al fine di indirizzare gli utenti ai siti appositamente creati per effettuare donazioni a favore delle proprie campagne. Per riuscire nell’intento, l’azienda prevede di utilizzare un mix tra tecnologia e moderazione umana, almeno stando alla dichiarazione rilasciata da Jamie Favazza, portavoce della società.

Cosa vuol dire esattamente? In pratica TikTok si propone di collaborare con governi, politici e partiti al fine di verificare il loro account quando inviano una richiesta di verifica o nel caso in cui sia identificato un account riconducibile agli stessi soggetti. Sembra però più che altro una mano tesa nell’intento di sottrarsi alle polemiche, alla luce della mancanza di moderazione che troppo spesso caratterizza molti esponenti più o meno di primo piano della politica.

La decisione può essere ricondotta nel quadro di una vera e propria strategia messa in atto dall’azienda di fronte ad un trend sempre più evidente e pericoloso. Ormai, infatti, i social sono utilizzati per cercare di indirizzare il consenso dell’elettorato in una maniera spesso distorta. Se in Italia ha destato clamore la polemica sulla “Bestia” di Matteo Salvini, la macchina creata da Luca Morisi per soffiare sulle vele del consenso a favore del leader della Lega, negli Stati Uniti imperversa invece l’usanza di ricorrere ai cosiddetti influencer, sfruttandone la popolarità e la capacità di convincimento verso un’utenza che non dispone di mezzi di difesa dai messaggi non veritieri.

Per impedire che gli stessi possano continuare ad essere pagati per la diffusione di contenuti politici sono state messi in campo alcuni accorgimenti, nella speranza di fare in modo che tali contenuti possano veicolare informazioni non vere. Un monitoraggio il quale è stato reso necessario dal fatto che nonostante il bando operante dal 2019 sulla pubblicità politica, i contenuti dei partiti hanno continuato ad inondare letteralmente la piattaforma.

Gli esponenti dei due partiti maggiori, democratico e repubblicano, hanno infatti individuato in TikTok uno strumento ideale per propagandare il proprio messaggio nei confronti dell’elettorato più giovane. Sulla piattaforma, infatti, l’età media degli utenti è più bassa rispetto a quella che caratterizza Facebook, Twitter  o Instagram. Chi è alla ricerca del sostegno di questa fascia di elettori è quindi invogliato a utilizzare il social e non si fa eccessivi scrupoli nel farlo.

Per capire meglio l’importanza della questione, occorre ricordare un recente studio della Tufts University nel Massachusetts, il quale ha affermato che i giovani elettori potrebbero rivelarsi determinanti nell’indirizzare la vittoria verso una delle due coalizioni che si apprestano alle elezioni di medio termine, soprattutto in quelli i quali sono considerati gli Stati chiave, ovvero Arizona, Georgia, Pennsylvania e Wisconsin. Per non avere problemi con il potere politico, TikTok ha quindi deciso di tagliare la testa al toro e bandire per quanto possibile la politica dalla sua piattaforma.

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