Probabilmente non molti sanno che a lanciare il termine “Metaverso“, circa 30 anni fa, è stato Neal Stephenson. Lo scrittore ha infatti creato questa parola nel preciso intento di descrivere l’ambiente virtuale in cui vive l’avatar digitale del protagonista del libro “Snow Crash”. In particolare, descrive il Metaverso come un’immensa sfera nera di 65536 km di circonferenza, sulla quale ogni persona è in grado di fare ciò che desidera.
Una lacuna la quale, però, potrebbe presto essere colmata dalla sua decisione di tornare a trattare la materia con LAMINA1, progetto riferito alla realtà virtuale incentrato sulla tecnologia blockchain, di cui si sta già parlando molto in queste ore, per ovvi motivi.
Nel farlo, lo stesso Stephenson ha anche provveduto a rivedere la sua visione originaria. Il nuovo Metaverso, infatti sarà tramutato in un’esperienza più orientata verso l’utilizzo di schermi piatti 2D piuttosto che in direzione di realtà virtuale o aumentata, quella associata attualmente a headset e occhiali, come avviene ad esempio nel modello tipico di Meta e Microsoft.
Indice:
Chi è Neal Stephenson
Nato a Fort Meade il 31 ottobre 1959 Stephenson ha raggiunto una notevole popolarità con le sue opere di fantascienza incentrate su tematiche legate a matematica ed economia. Tra di esse spicca appunto “Snow Crash”, romanzo scritto nel 1992 in cui l’autore ha delineato per la prima volta il concetto di realtà virtuale, definito appunto Metaverso. Una tematica sulla quale ha anche lavorato in seguito, tra il 2014 e il 2020, in qualità di chief futurist all’interno di Magic, un’azienda di realtà aumentata (AR).
Il suo ritorno alle origini avrà luogo tramite una nuova blockchain layer-1, LAMINA1, fondata in concorso con l’ex presidente della Bitcoin Foundation Peter Vessenes. Un progetto che si delinea estremamente ambizioso, considerato come si proponga di fare da base per quello che i due definiscono Open Metaverse. A testimoniare tali ambizioni è in particolare la presenza tra i finanziatori di Joseph Lubin, co-fondatore di Ethereum.
A chiarire le modalità che dovrebbero ispirarlo è stato lo stesso Vessenes, affermando che si tratterebbe si un mondo in grado di dare il giusto risalto a creatori di contenuti e fornire non solo una comunità, ma anche un supporto in termini di tecnologia di calcolo spaziale. Un luogo, di conseguenza, molto più prossimo alla visione di Neal Stephenson di quanto non lo sia l’attuale Metaverso.
Altro punto di forza di LAMINA1 è poi da individuare nel fatto che il progetto dovrebbe avere un impatto inesistente a livello ambientale, trattandosi di una rete carbon negative, almeno nelle intenzioni di partenza. Considerata l’attenzione morbosa dell’opinione pubblica verso questa tematica, potrebbe rivelarsi di un vero e proprio asso nella manica per il progetto.
Il Metaverso nella visione di Neal Stephenson
Nel suo romanzo del 1992, Stephenson aveva descritto il Metaverso come un ambiente urbano virtuale il cui accesso è reso possibile da una rete mondiale in fibra ottica e headset VR. Il tutto sullo sfondo creato dalle disuguaglianze sociali, dal controllo centralizzato e da una pubblicità ossessiva. Tra i concetti che sembrano essere stati recepiti nel Metaverso odierno c’è però quello relativo alla proprietà immobiliare virtuale, una tematica la quale sta emergendo con notevole forza sino ad assumere una vera e propria centralità nella discussione in atto, anche a livello normativo.
Stephenson ha peraltro deciso di condividere su Twitter alcune riflessioni sul Metaverso, lanciando in particolare la previsione che gran parte dello stesso sarà creato nell’ottica di una utilizzazione sugli schermi e non tramite i visori VR. Aggiungendo che, a suo parere lo sviluppo del Metaverso avverrà tramite un ibrido tra schermi 2D e tecnologia AR/VR. L’autore ha inoltre messo in evidenza un altro aspetto cui all’epoca del lancio del suo testo non credeva, ovvero la possibilità che i videogiochi di alta qualità sarebbero stati distribuiti su larga scala ai consumatori.
Metaverso, potrebbe esisterne più di uno
Le notizie relative al lancio della versione del Metaverso pensato da Neal Stephenson si va a calare in un momento molto particolare, in cui in molti si pongono interrogativi non certo secondari. A partire da quello relativo a chi lo gestirà. Se da più parti si indica come soluzione plausibile l’affidarlo ad un’organizzazione esterna senza scopo di lucro in grado di gestire tutto sulla falsariga del web, resta da capire se le grani imprese, a partire da Meta, abbiano intenzione di accodarsi.
Proprio sulla scia di questo primo quesito se ne impone poi un altro: esisterà un solo Metaverso o ne avremo diversi? Anche in questo caso il convitato di pietra è rappresentato dagli appetiti delle grandi aziende. Secondo gli esperti ridurre il tutto ad un solo mondo virtuale sarebbe conveniente per tutti: gli utenti potrebbero infatti decidere per quale piattaforma optare, come avviene al momento quando si sceglie un sito sul proprio browser, mentre le aziende potrebbero disputarsi la clientela puntando su contenuti di qualità.
Ancora una volta, quindi, a decidere la direzione da intraprendere potrebbero essere gli appetiti economici. Ove ciò avvenisse, però, non solo il Metaverso potrebbe rivelarsi molto meno affascinante rispetto a quanto prefigurato da Stephenson, ma anche meno attrattivo nei confronti degli utenti. A meno che nel frattempo non sia la politica ad occuparsi della questione e a incaricarsi di tracciare le linee guida da rispettare.
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